Cultura

Premio Moriconi a Emma Dante: «Io e Valeria recitavamo insieme. Lei era l’avanguardia». E “Acquasanta” incanta la platea

Dopo il meraviglioso spettacolo interpretato da Carmine Maringola, la regista siciliana si è raccontata al Teatro Pergolesi di Jesi: dalla relazione con l'attrice jesina, fino al suo ultimo film, attraverso aneddoti e curiosità affascinanti

JESI- In nave, a prua, con lo sguardo rivolto «verso il futuro». Uno, due, tre personaggi, napoletani, o forse un unico mozzo tripolare. «Maruzzella Maruzzè, / t’e’ miso dint’a ll’uocchie / ‘o mare e m’e’ miso / mpietto a mé nu dispiacere». E poi sapienza marinaia e schizzi di schiuma dritti in volto, ma «questa per me è acqua benedetta, acquasanta!».

‘O Spicchiato, il mezzo mozzo protagonista della storia, si trova già sul palco quando il pubblico inizia ad accomodarsi, e attende il silenzio per dare avvio al suo racconto. Sputi di acqua di mare, tempeste, canti, balli, storie: tutto sotto il segno del ricordo, sotto la spada di Damocle del tempo. L’uomo di mare viene lasciato a terra dopo 15 anni di navigazione. E da quel momento, non può fare a meno di ricordare, di raccontare.

Acquasanta

Come un pupo siciliano, presto, con maestria e notevole precisione, inizia a dar voce e corpo ad altri personaggi, triplicandosi. Carmine Maringola, attore eccellente, si muove costretto-ancorato tra corde e macchiette: un capitano severo, un sottufficiale violento e il mozzo cantastorie, che ricorda le vicende.

‘O Spicchiato, ogni volta che ha lasciato un porto, non ha mai avuto nessuno da salutare: «Ma io mi sono fidanzato con il mare, con l’infinito!». Tra prese in giro, allusioni, violenze sessuali e nonnismi, ‘O Spicchiato va, naviga, con le meraviglie del mare nel cuore. Continua il suo eterno viaggio, il suo eterno ricordare, con la tenacia di chi ha avuto amore verso il mondo.

Un viaggio lungo poco meno di un’ora quello in cui Emma Dante, regista di fama e bravura indiscussa, doppio premio UBU, ha trasportato il pubblico ieri sera, 27 giugno, al Teatro Pergolesi di Jesi, in occasione della consegna del premio Valeria Moriconi – Protagonista della scena.

Dopo Isabelle Huppert, nel 2009, e Monica Guerritore, nel 2011, è stata Emma Dante, meraviglia del teatro e della drammaturgia contemporanea, direttrice della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo, a ricevere un premio che ha un po’ il sapore di casa. Incredibile infatti la profonda relazione che, in passato, ha legato proprio la Dante e la Moriconi: le due donne hanno recitato insieme sui palchi di tutta Italia, compreso quello di Jesi, nel 1996, con “La rosa tatuata”, nella regia di Gabriele Vacis.

Un teatro pieno, quello di ieri sera, per quanto possibile visti gli stringenti protocolli anti contagio in vigore. Prima della cerimonia ufficiale, il pubblico ha gustato un lavoro meraviglioso, “Acquasanta”, primo spettacolo della Trilogia degli occhiali, riadattato da Emma Dante per l’occasione.

La parola è passata proprio alla regista siciliana, che ha interpretato una lettera, scritta di suo pugno nel 2005, per la morte di Valeria Moriconi: una lettera dal sapore intimo e sincero, in cui emergono ricordi personali e profonda stima, che ha provocato una standig ovation piena di commozione.

Tra gli aneddoti più particolari, Emma Dante ricorda quando, durante lo spettacolo, Valeria Moriconi fece cadere un oggetto di scena, un’urna cineraria, per errore. Con la forza che le era propria, si feriva ai piedi, perdendo sangue per tutto il palco, pur di continuare lo spettacolo.

«Era stata in grado di utilizzare il dolore che le veniva dalle ferite per descrivere la sofferenza dell’amore che il suo personaggio provava per il marito morto, le cui ceneri erano proprio nell’urna che le era sfuggita di mano: tutto questo ha a che fare con l’avanguardia», spiega la Dante.

Per celebrare questa relazione artistica e umana, Franco Cecchini ha donato alla regista alcune foto di scena, che vedono Valeria Moriconi e Emma Dante insieme durante “La Rosa Tatuata”.

La consegna delle fotografie

Emma Dante non si risparmia nel raccontare la sua incursione al Teatro La Scala di Milano, nel 2015, con una Carmen che «ha avuto successo perchè è stata fischiatissima. Ero sul palco e mi inchinavo per gli applausi. Non mi rendevo conto che in realtà mi stavano fischiando. È stato Daniel Barenboim (direttore d’orchestra, ndr.), a sussurarmi di non inchinarmi, ma io non capivo niente, mi setivo come una regina e continuavo a prendere gli applausi. Un’esperienza importante, in cui ho potuto realizzare qualsiasi desiderio scenico e registico avessi in mente. Barenboim mi ha difesa molto, ho ricevuto anche mail di minaccia dopo quell’opera».

Emma Dante

Emma Dante parla anche del suo cinema, in particolare di “Via Castellana Bandiera”, film del 2013, scritto e diretto dall’artista stessa, presentato in concorso alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: «È una storia che nasce da un fatto reale. Via Castellana Bandiera è la via in cui abitavo, ed è una di quelle vie di Palermo a doppio senso ma troppo stretta per consentire il passaggio a due macchine contemporaneamente. Nel primo pomeriggio, mi sono trovata di fronte ad una macchina, guidata da un’anziana, che aveva seduto al fianco un palermitano tipico, che borbottava insistente: la donna non aveva intenzione di indietreggiare. Lì ho capito che stava accadendo qualcosa che avrei potuto poi raccontare, qualcosa di prezioso che avrei potuto riutilizzare. Ho quindi passato ore ferma con la macchina ad osservare cosa accadeva intorno a me. All’arrivo della polizia, dopo ore, ho ceduto, e ho fatto retromarcia. Alla signora dell’altra vettura ho sentito di dover dedicare qualcosa, e così è nato il film».

Un incontro curioso e pieno di aneddoti e racconti personali quello guidato da Gilberto Santini, direttore di Amat, che ha consegnato l’opera di Eliseo Mattiacci, “Sospensione magnetica”, litografia firmata del 2006. Emma Dante è stata premiata per «la vibrante personalità culturale ed artistica, la polivalenza e la poliedricità nella visione del suo lavoro, l’istinto teatrale, la forza narrativa, una personale reinvenzione dell’arte scenica. Un’artista che colpisce al cuore lo spettatore, lo scuote e lo fa ragionare sull’essenza della quotidianità e del mondo, nel rapporto complesso del “pianeta donna” con gli spigoli dell’universo che lo circonda», spiega Giovanni Filosa al pubblico.

Sul palco sono saliti anche l’assessore alla cultura di Jesi Luca Butini e di Maiolati Spontini Tiziana Tobaldi, per ringraziare l’energia con cui Emma Dante sia riuscita a coinvolgere il pubblico in un lavoro che ha avuto il buon sapore di un dono.

Il Premio è stato istituito dalla Città di Jesi, Fondazione Pergolesi Spontini, Centro Valeria Moriconi e Amat (enti promotori) per conservare e continuare l’eredità artistica e culturale della grande attrice valorizzando il ruolo della donna sulla scena tra passato, presente e futuro. Collaborano e contribuiscono alla terza edizione le associazioni Club Nova Aesis, Lions Club di Jesi e Rotary Club di Jesi, il sostegno è del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Marche.

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