Cultura

Noor, una marchigiana a Sanremo: «Grazie alla pandemia ho scoperto il talento. Ma ora c’è la maturità»

Ha 18 anni, Noor Amelie Mocchi ed è di Urbino: «Faccio l'ultimo anno del liceo classico. L'università? Penso che la farò, ma non vorrei togliere troppo tempo alla musica»

URBINO – Si chiama Noor Amelie Mocchi, ha 18 anni e viene da Urbino. Nata in Kirghizistan (uno Stato dell’Asia centrale) da padre italiano e madre di origine kirghisa, è una delle poche artiste ad aver passato le selezioni per Sanremo Giovani. Nel mezzo, una parentesi tra X Factor e una serie tv della Rai, ˈTu non sai chi sono ioˈ. Poi, ecco Sanremo: purtroppo, però, la giovane non sarà tra i sei che solcheranno il palco dell’Ariston al fianco dei big. Ad essere passati, ci sono alcuni suoi colleghi in erba, per così dire.

Noor, sia sincera: un po’ le dispiace?
«Beh, certo che sì. Fare Sanremo coi big della musica italiana è il sogno di chiunque».

Però, lei è stata davvero brava col suo singolo Tua Amelie
«Grazie. Un singolo che in questi giorni, tra l’altro, ha superato le 100mila visualizzazioni».

Noor Amelie Mocchi durante l’esibizione a Sanremo giovani

Partiamo dal nome d’arte…
«In realtà, Noor è il mio nome vero, che in persiano significa luce. Io mi chiamo Noor Amelie Mocchi. E quando iniziai a fare musica, una delle prime domande fu: qual è il tuo nome d’arte? Io risposi che non ne avevo bisogno, mi bastava il mio».

E la canzone che ha portato a Sanremo?
«Tua Amelie (questo il titolo, ndr) è frutto di un lavoro corale. L’ho scritta insieme a Davide Di Gregorio, Kikko Palmosi, Marco Rettani e Marcio».

Come ha reagito quando le hanno detto che sarebbe entrata a Sanremo Giovani?
«Beh, per i primi 10-15 minuti non ci ho capito più nulla. Poi, piano piano, ho realizzato tutto…»

Com’è stato?
«Emozionante. Pensavo fosse più impegnativo, invece non mi è pesato più di tanto. Ci sono stati tanto lavoro e stress, ma sono soddisfatta».

E in famiglia?
«Tutti felicissimi, famiglia e amici. E anche molto curiosi, mi chiedevano come funzionassero le cose. Ho sentito tanto supporto da Urbino, dai miei concittadini e persino dai miei parenti del Kirghikistan, dall’altra parte del mondo».

Cosa le resta di questa esperienza?
«La consapevolezza di voler fare musica, nella vita. Per molti, Sanremo è un punto d’arrivo. Per me, è il punto di partenza. Sembrava così lontano e invece…».

La musica è la sua passione?
«Forse, è più una necessità. Da piccola, qualsiasi cosa facessi, ascoltavo musica».

Come ha iniziato?
«In seconda elementare, sapevo già suonare il pianoforte. Circa cinque anni fa, ho iniziato canto. E durante il covid, quando si stava in quarantena, ricordo che ero seduta al piano e iniziai a cantare ciò che sentivo. Così, ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermata. Dopodiché, ho iniziato canto con Davide Di Gregorio (della PM School di Pesaro) e ad un suo summer camp mi notano i produttori musicali Manuel Magni e Marco Rettani, della mia attuale etichetta, Dischi dei sognatori. Con loro, sono andata a Sanremo».

Noor

L’ho trovata spigliata non solo sul palco, ma pure durante questa intervista. Sicura di non voler fare tv o radio?
«(ride) Sa cosa? A me, piace parlare. Se attraverso la musica potrò lavorare in radio o in tv, vedremo, ma il mio primo obiettivo, al momento, è la musica. Però, sì, mi sento a mio agio davanti alle telecamere».

Senta, col conduttore Amadeus?
«Lo vedevamo tutti i giorni. Non solo è una presenza piacevole, ma è pure rassicurante. Ci ha fatto i complimenti e prima della puntata faceva dei bei discorsi a noi giovani. Portarne sei, sul palco coi big, è stata una bella scelta. Io non ci sarò, ma l’ho presa con filosofia…».

Con filosofia? Beh, certo, studia al liceo classico…
«(ride) Sì, frequento il Raffaello di Urbino, ultimo anno».

Che tradotto significa: esame di maturità. Come se la cava a scuola?
«Abbastanza bene, dai, sono brava. Mi piace studiare quando sono calma e non ho mille altre cose da fare».

Materie preferite?
«Quelle umanistiche: inglese, italiano e greco».

Quindi, l’università…
«Penso di sì, ma dovrò trovare il mio equilibrio, per non togliere spazio alla musica».

Il suo mito?
«Billie Eilish».

La canzone che ascolta di più nelle cuffiette?
«La leva calcistica del ’68, di De Gregori. La sentiva papà ieri mattina, lui va pazzo per De Gregori e questa canzone mi rimanda all’infanzia e a tanti periodi (belli e brutti) della mia vita».

Luogo preferito di Urbino?
«Il teatro Sanzio. Ho molti ricordi lì: saggi di danza, recite con la scuola».
Se dico futuro?
«Rispondo che non posso dire molto, ma sto continuando a scrivere e presto ci saranno delle novità, ho dei bei progetti».

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