Michele Pecora torna in concerto nella «sua» Ancona. L’autore di pezzi intramontabili come ´Era lei´, ´Te ne vai´ e ´I poeti´ si esibirà domenica (1° dicembre), all’Auditorium Oriana Fallaci di Castelferretti «Tra le corde di una vita», organizzato dall’associazione musicale Diesis.
Un concerto che spazierà dai brani più celebri dell’artista alle sue composizioni più intime, passando per qualche brano altrui, come ´Occhi di ragazza´, di Lucio Dalla e Sergio Bardotti (cantato da Gianni Morandi), a cui Pecora – racconta – è da sempre molto legato.
«È un brano immancabile nei miei concerti – riflette – Mi ricorda un momento della mia infanzia, un’estate in particolare, con i suoi colori e I suoi profumi. Ero un ragazzino e quella canzone mi è rimasta nel cuore. Le canzoni ci legano a momenti della nostra vita e ci accompagnano per sempre».
Quarantesette anni di carriera, quella di Pecora, che ha raggiunto il successo già nel ’79, con Era lei´. Un singolo che ha conquistato in breve tempo i primi posti nelle classifiche (prodotto anche in tedesco, francese e spagnolo). Nell’80 con ´Te ne vai´, vince il Festivalbar e il Telegatto come artista più votato dalle radio.
Eccellente riscontro anche per i brani ´Me ne andrò´ (Festivalbar ‘84) e la poetica ´Vestita di Bianco´. L’artista ha anche avuto una veste di produttore e autore: scrive per Laura Luca, Barbara Cola, Cathrine Spaak, Milva; il ‘95 lo vede direttore d’orchestra del Festival Di Sanremo e autore di ´Rivoglio la mia vita´, interpretata da Lighea (settimo posto).
Pecora, cosa dobbiamo aspettarci domenica?
«Sarà qualcosa di emozionante per due motivi: anzitutto perché è un ritorno nei luoghi dove tutto è iniziato. Io sono arrivato a Falconara nel ’70 e lì è iniziata la mia vita musicale con l’iscrizione al Conservatorio di Pesaro. A Falconara sono cresciuto artisticamente, è un tornare nei luoghi d’inizio. E poi perché è un concerto che arriva in un momento di maturità, dopo 47 anni di carriera. Un percorso attraverso canzoni e racconti che hanno segnato la mia vita artistica».
Di cosa è più fiero?
«Della gente che mi ferma per strada e mi dice di averla accompagnata per la vita. È una delle cose più belle che possano essere dette ad un artista, quella di aver fatto parte della vita di tante persone».
Che cosa la lega a Gianni Morandi?
«L’ho conosciuto nel ’79 al PalaSport di Napoli, poi ci siamo rivisti in un altro programma. Era il mio artista di riferimento quando ero ragazzo».
Lei ha scritto e collaborato con i più grandi: a chi è maggiormente legato?
«Ad Antonello Venditti: aprivo i suoi concerti, poi siamo diventati amici. È una persona generosa e attenta. Ma voglio bene anche ad Ivan Graziani, ci siamo frequentati e visti spesso. Compiamo gli anni lo stesso giorno».
La musica di oggi le piace?
«Ogni tempo ha il suo linguaggio, il suo modo di esprimersi. Questo è il tempo della velocità. Velocità che io riscontro anche nelle canzoni. Un tempo, I brani duravano 4 minuti, ora 2 minuti e mezzo. Certo, ci sono anche oggi canzoni piacevoli, ma noto una certa ripetitività. Non c’è una linea melodica distintiva».
Se dico Sanremo?
«Il Festival impone delle scelte, delle decisioni precise. Significa avere un grande pezzo e un grande progetto. Non amo espormi quando non sono sicuro di ciò che ho, preferisco aspettare. Quest’anno non mi sono candidato, ma l’anno prossimo vorrei farlo. Ho nuove idee».