Cultura

Giornata della Memoria, libri per non dimenticare

Inseriti in una tradizione di cronaca storica, vi proponiamo alcuni libri che raccontano l'Olocausto e le sue atrocità. Da John Boyne ad Alberto Mieli

“In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l’abbiamo vinta noi”: così le SS ammonivano i prigionieri, ricorda Simon Wiesenthal nel libro Gli assassini sono tra noi. “Nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perché noi distruggeremo le prove insieme a voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”.

In occasione del Giorno della Memoria, celebrato il 27 gennaio per commemorare le vittime dell’Olocausto, suggeriamo alcuni libri per non dimenticare.

A 10 anni da Il bambino con il pigiama a righe, lo scrittore irlandese John Boyne torna a raccontare una storia sulla seconda Guerra mondiale con Il bambino in cima alla montagna (Rizzoli, 286 pagine), lettura per insegnare la storia anche ai ragazzi (dai 12 anni in su). Protagonista Pierrot, un ragazzino francese rimasto orfano che deve lasciare la sua amata Parigi per andare a stare dalla zia in una bellissima e misteriosa magione tra le cime delle Alpi bavaresi. Ma quella non è una villa come le altre e il momento storico è cruciale: siamo nel 1935 e la casa in cui Pierrot si ritrova a vivere è il Berghof, quartier generale e casa delle vacanze di Adolf Hitler. Il Führer lo prende sotto la sua ala protettrice e Pierrot poco alla volta viene catturato da quel nuovo mondo che lo affascina e lo fa sentire speciale, un mondo di potere ma anche di segreti e tradimenti, in cui non capire dove sta il Bene e dove il Male può essere molto pericoloso.

In Eravamo ebrei – Questa era la nostra unica colpa (Marsilio, 162 pagine) Alberto Mieli dopo settant’anni racconta per la prima volta alla nipote Ester la sua infernale esperienza da deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. “Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere”. Ricorda la vita in una Roma nazifascista, le leggi razziali e il giorno in cui è stato portato via dalle SS, dopo il tragico 16 ottobre 1943. Rivive, ancora con le lacrime agli occhi, l’arrivo nei campi, l’odore acre dei corpi che bruciavano nei forni crematori in funzione tutti i giorni. Parla del lavoro giornaliero e stremante, dei corpi senza vita ammassati gli uni sugli altri, della stanchezza e della fame continua e cieca che pativa, fame che ha portato alla pazzia e poi alla morte migliaia di deportati. Fame di cibo, di vita, di libertà. “Ad Auschwitz ho visto l’apice della cattiveria umana”.

Lo scrittore austriaco Martin Pollack torna con Paesaggi contaminati (Keller, 144 pagine), libro a metà strada tra reportage e romanzo, tra narrazione in prima persona, diario di viaggio, saggio e riflessione sull’Europa del Novecento, sulla memoria, il paesaggio, la distruzione e la rinascita. L’autore propone una mappa nuova e più veritiera del nostro continente. Nomi e luoghi che svelano segreti inconfessabili e allo stesso tempo contribuiscono alla costruzione di una memoria condivisa. Boschi meravigliosi e aree bucoliche delle zone orientali, tra Balcani, Polonia, Paesi Baltici, Ucraina e Bielorussia, “furono luoghi di uccisioni di massa, eseguite però di nascosto, al riparo dagli sguardi del mondo, spesso con la massima segretezza”, spiega Pollack. Le vittime del XX secolo non sono solo quelle ricordate dai monumenti commemorativi. Cosa resta delle migliaia di vittime senza nome, quelle sepolte segretamente, siano essi ebrei, rom, anticomunisti o partigiani? Da Rechnitz nel Burgenland a Kocevski rog in Slovenia e Kurapaty vicino a Minsk, come è possibile vivere in un’Europa dove i paesaggi sono contaminati e avvelenati da innumerevoli massacri messi a tacere?

Mary Adorno

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