Cultura

La “carezza” di Fabio Concato al pubblico del teatro dei Trionfi

Il cantautore milanese ha ripercorso in chiave acustica i successi di una prestigiosa carriera. L'appassionato pubblico di Cartoceto gli tributa convinti applausi. Con lui sul palcoscenico Ornella D'Urbano al pianoforte e Larry Tomassini alla chitarra

Fabio Concato coi suoi musicisti alla fine del concerto al Teatro del Trionfo di Cartoceto
Fabio Concato coi suoi musicisti alla fine del concerto al Teatro del Trionfo di Cartoceto

CARTOCETO – In fondo di cosa abbiamo bisogno se non di tenerezza, di un po’ di dolcezza, di una carezza, di un abbraccio? E la carezza che Fabio Concato fa al pubblico del minuscolo, suggestivo e splendido Teatro del Trionfo di Cartoceto, è di quelle indimenticabili, che donano tepore e affetto, passione e levità.

Nel gioiellino incastonato nella terra dell’olio e delle olive, realizzato intorno al 1725 proprio nei locali di un antico frantoio, per dare a Cartoceto uno spazio adatto alle rappresentazioni teatrali, Concato ripercorre i passi più significati di una carriera da ricordare. Il pubblico è soprattutto composto da cultori del genere e da appassionati di Concato che conoscono a memoria molte delle sue canzoni. Un cantautore di nicchia, si dirà, eppure capace di emozionare, perfino di commuovere, dotato di una sensibilità fine e delicata, che è il marchio distintivo dei grandi e dei buoni. In quel contenitore magico che è il ristrutturato Teatro del Trionfo, tra la sua gente che canta e tratteggia con lui i ritornelli e i gorgheggi dei suoi brani, Fabio Concato, accompagnato sul palcoscenico da Ornella D’Urbano al pianoforte e Larry Tomassini alla chitarra, ripercorre un viaggio musicale in versione rigorosamente acustica.

Fabio Concato in concerto a Cartoceto
Fabio Concato in concerto a Cartoceto

Riprendono vita e vigore brani indimenticabili, attraversati anche dalla malinconia e dalla suggestione: “Ti ricordo ancora”, “Stazione Nord”, “Tienimi dentro te”, “Rime per un sogno”, “Blu notte”. C’è spazio per “Gigi”, la canzone forse più amata, dedicata al padre Luigi Piccaluga, chitarrista ed autore jazz, conosciuto col nome d’arte di Gigi Concato. L’amore forte e l’ammirazione per il genitore musicista portarono Fabio Piccaluga a prendere il nome d’arte di Fabio Concato. E lui ogni volta che canta “Gigi” si emoziona ed emoziona prima di riprendere le note che lo resero celebre: è la volta di “Domenica Bestiale”, “Fiore di Maggio”, “Guido Piano”, “M’innamoro davvero”, nota per il duetto col grande Josè Feliciano.

Ma Concato non è solo sentimento e romanticismo, non è solo una pennellata di dolce malinconia e tenera nostalgia. È anche ironia, sorriso, energia, ritmo. Basta che esegua “A Dean Martin”, uno sberleffo verso il grande attore hollywoodiano, o che proponga “Rosalina”, una corsa in bicicletta elettrizzante e piena di bollicine, che il pubblico torni a battere ritmicamente le mani e cominci a cantare a squarciagola. È tempo per l’ultima carezza, l’ultima poesia, l’ultimo sogno: “Non smetto di aspettarti” si intitola l’ultimo regalo per il pubblico felice, educato e sereno di Cartoceto. Del resto, di cosa abbiamo bisogno se non di una carezza?

 

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