Cultura

Intervista alla scrittrice senigalliese Alessandra Tronnolone: viaggio nel mondo del self-publishing

L'autrice, che ha all'attivo già tre romanzi, ha scelto una strada alternativa per ritagliarsi un posto nel mondo dell'editoria. Ecco la sua esperienza

L'ultimo libro di Alessandra Tronnolone
L'ultimo libro di Alessandra Tronnolone

SENIGALLIA – Trasformare la propria passione e, perché no, il proprio sogno in realtà, battendo strade nuove e ancora non del tutto conosciute. Potremmo riassumere così la parabola della scrittrice Alessandra Tronnolone, origini piemontesi ma senigalliese di adozione oramai da tantissimo tempo per amore. L’autrice in pochi anni ha dato alla luce La strada verso me (2019), un romanzo rosa contemporaneo, Non allontanarmi: la verità di Amanda (2019) che strizza l’occhio alla genere suspense romance/thriller ed infine Come neve sull’acqua (2020), racconto breve a sfondo natalizio.

Alessandra Tronnolone
Alessandra Tronnolone

Alessandra, laureata in Comunicazione e nuovi media, nonostante i tanti lavori, come giornalista, collaboratrice per case editrici, ma anche come educatrice in un centro per disabili, non ha mai perso di vista la sua grande passione, la scrittura, tanto da decidersi di scrivere e pubblicare il suo primo libro scegliendo la strada dell’autopubblicazione e raccogliendo un ottimo consenso di critica e pubblico. Ecco l’intervista che ha rilasciato a noi di CentroPagina.

Da dove nasce il tuo amore per la scrittura? Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?
«Il mio amore per la scrittura credo sia nato con me. Ho sempre amato leggere, entrare nelle storie create dagli altri, vivere altre vite oltre la mia, e una volta imparato a scrivere, ho iniziato a creare io stessa quei mondi, quelle esistenze, quegli intrecci dalle mille possibilità. In realtà, il mio rapporto con la scrittura ha subito alti e bassi, nonostante abbia accompagnato buona parte della mia vita, ci sono stati periodi in cui ci siamo presi e amati, altri in cui ci siamo ignorati, quasi maltrattati. Ho sempre pensato che la capacità di scrivere fosse un dono, un’opportunità. Quella di comunicare, veicolare pensieri, suscitare emozioni, eppure non mi ero mai concessa di arrivare alla pubblicazione, almeno fino a quando è mancato il mio amato nonno. Lui mi aveva più e più volte spronata a provarci, a donare questa parte di me, a non avere paura. Certo, si parte in piccolo, ma è comunque gratificante riuscire ad arrivare anche a poche persone».

Chi sono i tuoi modelli (ammesso e non concesso che tu ne abbia) o gli autori che ti hanno ispirato?
«Forse sono un po’ anomala, ma devo ammettere di non avere modelli precisi a cui ispirarmi. Credo che ognuno di noi debba seguire il proprio io e la propria strada. Ho amato alcuni autori, questo è vero, sono cresciuta leggendo, dai libri del “Battello a vapore” ai grandi classici, per passare a un genere che mi ha sempre attirata, il thriller. Sono comunque una lettrice onnivora, più o meno. Per quanto riguarda la scrittura, invece, adoro il genere moderno, veloce, cinematografico, dove il lettore riesce a vedere in immagini ciò che sta leggendo».

Hai già all’attivo tre romanzi: La strada verso me (2019), un romanzo rosa contemporaneo, Non allontanarmi: la verità di Amanda (ottobre 2019), suspense thriller e Come neve sull’acqua (2020), racconto breve a sfondo natalizio: come riesci a spaziare tra generi così diversi?
«La tua domanda è più che giusta, ma io ti chiedo: “Perché non farlo?”. La vita non è a compartimenti stagni, ci sono l’amore, il dolore, il sesso, la violenza, la crescita, la nascita, la morte. Questa è la nostra esistenza. E ti dirò di più, per me scrivere è libertà. Soprattutto in un periodo come questo pieno di restrizioni. Non posso mettere paletti alle storie che scrivo. Per questo lascio che siano loro a prendere il sopravvento, lascio che siano i personaggi a decidere la loro strada, la loro caratterizzazione. Posso dire che scrivo di pancia, di cuore, con l’anima. Per questo motivo adoro questa frase di Ernest Hemingway: ‘Non c’è niente di speciale nella scrittura. Devi solo sederti davanti alla macchina da scrivere e metterti a sanguinare.’ L’ho inserita come citazione in ‘Non allontanarmi’, e descrive al meglio il mio modo di intendere la scrittura».

Raccontaci quale è stata la genesi delle tue opere: come nascono i personaggi a cui dai vita?
«Nei personaggi dei miei libri, soprattutto in quelli femminili, c’è tanto di me. Ci sono tratti caratteriali, esperienze vissute, cose positive e cose negative. Quello che dico sempre, anche nel mio lavoro di editor con gli altri autori, è che il personaggio deve essere prima di tutto una persona. Bisogna immaginarla come un essere vivente, come qualcuno che possiamo incontrare, non una figura piatta sulla carta. Questo fa in modo che il lettore possa immedesimarsi e vivere le sue avventure, essere parte della storia. Amarlo o anche odiarlo, l’importante è suscitare una reazione».

I dati sull’Italia della lettura parlano chiaro e ci restituiscono una fotografia poco edificante: nel 2021 è scesa al 56% la percentuale di lettori italiani anche se chi legge lo fa più di prima. In compenso è aumentato il numero medio di libri a stampa, ebook e audiolibri fruiti (7,8 contro i 7,2 del 2020 e i 6,6 del 2019): siamo un Paese che legge sempre meno? Che idea ti sei fatta?
«Sai, vivendo questo mondo dall’interno, sia come scrittrice che come editor freelance, quindi collaborando anche con case editrici non a pagamento (Dark Abyss Edizioni, Dri Editore), posso dire che, a mio parere, il mondo editoriale non è in crisi. Ciò vuol dire che i lettori ci sono. Il fatto è che bisogna cambiare la prospettiva e il modo di intendere la lettura. C’è un mercato pazzesco con gli ebook, con le letture in abbonamento di kindle unlimited, e non solo.
No, nemmeno il cartaceo è morto, forse si è sentito male, ma c’è una community imponente di nuovi lettori moderni, social, bookblogger, ad esempio. Mi permetto di dare un consiglio alle librerie, soprattutto a quelle indipendenti che possono permetterselo. State sui social, controllate le nuove influenze in campo editoriale. Ci sono piccole e medie CE che pubblicano gioiellini, ma spesso il libraio stesso, nonostante il titolo sia disponibile nel catalogo del distributore, arriccia un po’ il naso, tende a ignorarlo. Ecco, credo che la qualità non stia per forza nella quantità. Il mutamento deve partire dal basso, avere meno la puzza sotto il naso, passami il termine. Ripeto, la lettura, come la scrittura, è libertà. Forse non siamo più abituati a esserlo, ma possiamo comunque provarci».

In Italia sei per certi versi una pioniera di successo del self publishing: raccontaci questa realtà e quali sono i pro e i contro di questa nuova modalità dell’editoria.
«Ti ringrazio per questa definizione, che purtroppo non mi sento di rappresentare, anche se mi fa molto piacere. Questa tua domanda, però, mi dà modo di poter dire una cosa importante. Per molti, soprattutto per chi è fuori dal mondo editoriale, l’autopubblicazione è una sorta di ultima spiaggia per chi non ha avuto opportunità con le case editrici. No, non è così. Per me non lo è stato, ho scelto consapevolmente questa strada, ho rifiutato alcune proposte editoriali, e solo quest’anno mi sono sentita pronta per pubblicare con casa editrice. Nel 2022 avrò infatti due pubblicazioni in CE, usciranno due storie a cui sono molto legata e che non vedo l’ora di far conoscere ai lettori.
Tornando ai pro e ai contro, posso dire che tra autopubblicazione e casa editrice non a pagamento NOEAP (importante sottolinearlo!), ci sono molti fattori da valutare. Il self publishing permette un pieno possesso dei diritti dell’opera e quindi di conseguenza royalties maggiori, ma deve esserci comunque un grande lavoro dietro. Il mio consiglio è quello di rivolgersi a dei professionisti, editor, correttori di bozza, grafici per le cover e l’impaginazione, ecc. Diciamo che l’autore deve comunque darsi al 100% in tutte le fasi della pubblicazione. A sua volta, però, può scegliere quando pubblicare, senza aspettare magari i tanti mesi che impone invece l’uscita con la casa editrice per le varie tempistiche editoriali. Anche per quanto riguarda il marketing, con l’autopubblicazione si è molto impegnati, organizzando magari rewiew party con i recensori, segnalazioni sui social, sui media, interviste e via dicendo. Si è imprenditori di sé stessi, in poche parole, oltre che autori. Certo, la spinta che si può avere pubblicando in casa editrice è sicuramente maggiore, diciamo che si hanno le spalle più coperte, una visibilità più ampia fin da subito, anche se, devo ammettere, conosco molte autrici/autori self che sono riusciti a raggiungere un gran pubblico di lettori, pur non avendo CE alle spalle.
Alla base di tutto, c’è e ci deve essere sempre il rispetto per gli altri e per sé stessi. Pubblicare un prodotto di bassa qualità fa del male a tutti, non solo all’autore che lo scrive o a chi legge e quindi acquista, ma all’intera categoria che ha scelto quella strada. Il mio consiglio è studiare e aggiornarsi sempre. Mai ignorare l’importanza della grammatica e della lingua in cui scriviamo. Non posso consigliare l’una o l’altra strada, la verità sta sempre nel mezzo e ogni autore deve scegliere il proprio percorso valutando i pro e i contro di ognuno, anche in base a ogni opera che scrive e a cui vuole dare la luce. Essere onesti, sempre. Per noi e per gli altri».

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