Cultura

Il sogno del direttore d’orchestra

Debutto italiano con "La traviata" di Giuseppe Verdi per Giuseppe Montesano, direttore della Wiener Mozart Orchester. Grande attesa al teatro Pergolesi di Jesi

JESI – Sarà “La traviata” di Giuseppe Verdi il titolo del debutto italiano di Giuseppe Montesano. Classe 1982, il torinese ha iniziato gli studi musicali nel conservatorio della sua città per poi proseguire la formazione in direzione d´orchestra al conservatorio di Milano nella classe del Maestro Vittorio Parisi e, grazie ad una borsa di studio della Associazione per la Musica De Sono, nella classe del Maestro Georg Mark a Vienna, dove attualmente sta completando il dottorato in estetica.

Giuseppe Montesano, direttore d’orchestra del nuovo allestimento di Traviata di Verdi

Adottato dalla Germania, Montesano non nasconde una certa nostalgia: «Mi piacerebbe diventare direttore di una realtà italiana – rivela – forse più di un teatro d’opera dove porterei la mia esperienza». Già, perché il curriculum dell’italiano parla da solo: in qualità di direttore d´orchestra e direttore di coro ha ricevuto numerosi riconoscimenti vincendo premi in festival e concorsi nazionali ed internazionali tra cui il primo premio all’International Conducting Competition di Graz (Austria) nel 2011 ed il primo premio al concorso internazionale per direttori d´opera indetto dal Teatro di Costanta (Romania) nel 2016. Ha diretto concerti, opere ed operette in Austria, Italia, Germania, Stati Uniti, Grecia, Irlanda, Repubblica Slovacca, Romania e Russia. Dal 2013 al 2015 è stato direttore assistente presso la Neue Oper Wien dove, tra gli altri, ha collaborato con Peter Eötvös per la messa in scena dell’opera “Lilith”. Dalla Stagione 2014/15 è assistente di Philippe Jordan presso i Wiener Symphoniker. Dopo la carica di direttore musicale della compagnia Johann Strauß Operette Wien, con la quale ha portato in tournee le operette di StraußWiener Blut e Der Bettelstudent, è attualmente direttore della Wiener Mozart Orchester e conductor in residence della Vienna Strauß Philharmonic Orchestra.

L’esperienza jesina con “La traviata” (in scena al Pergolesi venerdì 3 febbraio 2017 alle ore 20.30 con repliche sabato 4 febbraio alle ore 20,30 e domenica 5 febbraio alle ore 16), è stata casuale: «Sono stato notato da Vincenzo de Vivo (direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini, ndr) che mi ha invitato: come debutto non poteva esserci titolo migliore, sono molto felice. Il Teatro Pergolesi ha un’acustica incredibile che mi ha molto colpito: tutte le sfumature si sentono benissimo, come se il musicista fosse seduto accanto allo spettatore. Questo è importante perché gli sforzi che fanno i musicisti non sono vani». Musicalmente modesto e molto preparato, Montesano spiega: «Non penso sia compito mio trovare qualcosa di nuovo in quest’opera, ma recuperare quanto suggerito da Verdi nella partitura ripulendola da abitudini e tradizioni. L’opera è molto impegnativa per i tre protagonisti principali che questa regia sviscera in modo particolare». Oggi il giro di boa con le prove dell’opera che registra il tutto esaurito da novembre, tanto da spingere la Fondazione e gli interpreti ad uno sforzo aggiuntivo per proporre uno spettacolo in più. Che sia solo un arrivederci con il giovane direttore? Intanto Montesano aggiunge: «Dopo “La traviata” torno a Vienna per una produzione di Chaikovsky, poi seguirò un corso di approfondimento di musica barocca. Credo che per essere più completi nel XXI secolo sia necessario saper lavorare con il verismo ma anche con la musica barocca. Ogni volta che approfondisco lo studio di una partitura scopro nuovi gioielli». Della Germania colpisce «l’apertura nei confronti dei giovani, ma il pubblico delle opere liriche è di età medio-alta. In Russia invece sono moltissimi i giovani che vanno a teatro. In Italia ho notato una grande rinascita della musica corale».

“La traviata” con la regia di Franco Dragone, è affidata nella direzione di Giuseppe Montesano, suona l’Orchestra Sinfonica G. Rossini, il Coro è il Lirico Marchigiano “V. Bellini”. Le scene sono di Benito Leonori, i costumi di Catherine Buyse Dian, assistente alla regia Michele Mangini.

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