Cultura

«Il successo, la Guerra del Vietnam, la depressione e la scrittura»: Oliver Stone si racconta a Fermo

La Guerra in Vietnam (Platoon), l’omicidio di John Fitzgelard Kennedy (JFK - Un caso ancora aperto), la sceneggiatura di Scarface ma anche l’insuccesso e la depressione (The Hand); Oliver Stone a 360° ieri sera a Villa Vitali

Oliver Stone a Villa Vitali a Fermo

FERMO – Oliver Stone è arrivato ieri sera (28 agosto) nella bellissima cornice ottocentesca di Villa Vitali a Fermo a bordo del suo furgone nero e non si è risparmiato il bagno di folla accompagnato da Paolo Rossi (Genoma Film) e dagli agenti della sicurezza. Salito sul palco ha improvvisato, per qualche secondo, un balletto sulle note di una delle colonne sonore dei suoi film dopo che in circa un minuto un video ha racchiuso le immagini più significative delle pellicole che hanno segnato i suoi circa 50 anni di carriera e che gli anni permesso di vincere tre premi Oscar.

Soddisfatto il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro che lo ha accolto sul palco. «Dopo cinque anni si pensa di abituarsi al palcoscenico ma in questo caso sono molto emozionato – ha detto il primo cittadino che al termine della serata ha omaggiato Stone con un ricordo della città -. Per noi tutti è un grandissimo orgoglio la presenza di Oliver Stone a Fermo che ha fatto registrare un tutto esaurito in 24 ore; un segno di come la città ha risposto a un appuntamento importante nonostante il Covid».

Il tre volte premio Oscar è poi salito sul palco per presentare e raccontare, insieme alla giornalista de La Repubblica Silvia Bizio, il suo nuovo progetto, il libro autobiografico “Cercando la luce”.

La Guerra in Vietnam (Platoon), l’omicidio di John Fitzgelard Kennedy (JFK – Un caso ancora aperto), la sceneggiatura di Scarface ma anche l’insuccesso e la depressione (The Hand). Tutte tappe che fanno parte della sua vita reale e del suo lavoro cinematografico che Stone ha ripercorso con aneddoti e a cuore aperto.

Un momento della serata

«L’amore per la scrittura arriva da mio padre che mi diceva sempre “se scrivi qualche riga ti do 25 centesimi” – ha ricordato Stone -. A 30 anni ero molto depresso anche perché uscì The Hand che fu un vero e proprio fallimento e tutta Hollywood mi girò le spalle. Ma il fallimento è importante perché si imparano molte cose e in quel momento decisi di iscrivermi a una scuola di scrittura perché sono se si impara a scrivere si padroneggia bene il film».

«Poi lavorai per circa 10 anni su Platoon e in quel periodo avevo toccato il fondo del barile; era un’opera importante, costosa e sulla quale avevo scommesso tutto – ricorda il tre volte premio Oscar -. Nessuno ci credeva ma poi ha funzionato perché sono riuscito ad andare avanti grazie al fuoco che c’era dentro di me. E poi mi sono messo a lavoro su Wall Street perché serviva qualcosa di più grande e dovevo mettermi in gioco: la vita è come un film se la lasci andare e la mia lo è stato».

«A 40 anni avevo tutto: il successo, una moglie, i figli e avevo provato al mondo di essere un bravo sceneggiatore. Ma proprio in quel momento ho pensato che non sempre la vita è così perfetta – ha detto il tre volte premio Oscar che non ha risparmiato riferimenti all’esperienza diretta che ha vissuto con la Guerra in Vietnam e che ha segnato la sua vita -. A 21 anni andai nell’esercito e ho visto le più brutte atrocità; ci sono voluti anni per me per processare quel periodo. L’America ha fatto molte cose incivili in Vietnam; lì non c’erano regole e il Pentagono e l’esercito continuavano a raccontare bugie».

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