Cultura

Florence, Meryl Streep commovente soprano stonato

Dal 22 dicembre al cinema, è una commedia quanto basta coinvolgente e sicuramente toccante, che parla di amore, di musica e della realizzazione dei nostri sogni

Leggi Meryl Streep e non ti puoi sbagliare: un’ennesima interpretazione ricca di sfumature, emozioni, intensità. È lei la meravigliosa protagonista di “Florence”, film di dal 22 dicembre al cinema con Lucky Red. È lei a farci conoscere Florence Foster Jenkins, donna straordinariamente tragica e comica, appassionata di musica, eccentrica, generosa, inconsapevole, soprano statunitense vissuta a inizio Novecento celebre per quanto fosse… stonata.

Già il film Marguerite di Xavier Giannoli l’anno scorso ci aveva fatto esplorare le sue inconsuete e bizzarre avventure canore, ma l’aveva fatto senza intento prettamente biografico. Frearsinvece punta al biopic.

Nel 1944 l’ereditiera Florence Foster Jenkins (Streep) è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società newyorchese. Mecenate generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield (Hugh Grant), intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore, di cui lei è ovviamente la star. Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola. Protetta dal marito, Florence non saprà mai questa verità. Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati controllati, St. Clair capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.

Ne esce una commedia quanto basta coinvolgente e sicuramente toccante, che parla di amore, di musica e della realizzazione dei  nostri sogni. Lo straordinario abisso esistente tra la percezione che Florence Foster Jenkins aveva delle proprie capacità vocali e i suoi spaventosi fallimenti come cantante sorprende, fa sorridere, commuove.

«Mi è capitato di sentire una sua canzone su YouTube» racconta lo  sceneggiatore Nicholas Martin. «Sono rimasto colpito dalla sincerità che c’era nella sua voce e mi è sembrato tutto molto commovente, buffo e triste allo stesso tempo. Sono tornato più volte ad ascoltarla e mi è venuta voglia di sapere qualcosa della sua vita. Così mi sono reso conto che la storia del suo percorso per arrivare ad esibirsi alla Carnegie Hall avrebbe potuto trasformarsi in un fantastico musical».

Facendo ricerche sulla vita della Jenkins, Martin è rimasto colpito dalla singolare personalità di Florence. «Era come un sole posto al centro di una serie di pianeti che le orbitavano attorno»,  afferma. Ma è rimasto colpito anche dal rapporto con suo“marito St. Clair Bayfield, i cui diari  sono la testimonianza del suo amore profondo per Florence, nonostante convivesse con un’altra  donna. Assieme al pianista Cosme McMoon, il trio diventò per un certo periodo il centro della vita  artistica di New York, prima grazie ad eccentrici tableaux vivants – dei quali Florence era sempre la  principale musa artistica – e più tardi per i tristemente famosi recital musicali di lei.

Florence cantava con una passione unica e con un’inconsapevolezza dei propri limiti altrettanto eccezionale. “Non ho mai interpretato un ruolo come questo, quindi mi sono preparata moltissimo per cantare come Florence”, ha detto la divina Meryl. «Mi sono preparata moltissimo con un coach della Metropolitan Opera, che mi ha insegnato le arie e le intonazioni. È stato entusiasmante, e nelle ultime due settimane ci siamo divertiti a far saltare qualsiasi canone. Quando il musicista che mi accompagnava nei miei esercizi si è messo a ridere, ho capito di essere sulla buona strada».

Nel film Meryl fa dire a Florence: «Qualcuno può dire che non so cantare, ma nessuno potrà dire che non ho cantato». Florence Foster Jenkins sta lì a ricordarci di rincorrere le nostre passioni.

Simona Santoni 

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