Cultura

L’arte in Mostra a Venezia

Le pennellate gialle di Van Gogh, l'action thriller con Mel Gibson e tramonti ungheresi in questo sesto giorno di Mostra

At eternity's gate, film con Willem Dafoe

Il regista Julian Schnabel presenta a Venezia 75 il suo ‘At Eternity’s Gate’ con Willem Dafoe nei panni di Vincent Van Gogh. Più che di un biopic si tratta di un film “sensoriale” che esplora l’arte del pittore olandese, pervasa da un alto senso di spiritualità e attraversata da una scintilla creativa “febbrile”. Vediamo il mondo attraverso gli occhi di Van Gogh tra le luci del giallo, colore predominante nei suoi capolavori, e camminiamo nelle sue scarpe, anzi nei suoi scarponi pieni di fango, tra gli sterminati campi di girasole e i viali alberati. Genio e follia ancora una volta sono un binomio imprenscindibile ma Schnabel delinea nel suo film un Van Gogh lucido e perfettamente consapevole della portata rivoluzionaria della sua arte. «L’unico modo di descrivere un’opera d’arte è fare un’opera d’arte» – descrive così la sua pellicola il regista, anch’egli pittore. Il camaleontico Dafoe, dopo aver prestato il volto a personaggi iconici come Gesù e Pasolini, porta sul grande schermo tutta la sofferenza e la grandezza dell’artista e dell’uomo Van Gogh. «Gli angeli non sono poi così distanti dagli afflitti» recita in una scena del film che racchiude il senso dell’opera del pittore; il fine ultimo delle sue creazioni è donare “speranza e conforto” al mondo, condividendo la sua visione in cui la natura è bellezza. L’arte, “immortalando” la natura in un dipinto, la consacra all’eternità. I suoi girasoli non appassiranno mai e il giallo trasfigurato nelle sue visioni dalle pennellate decise diviene luce divina.

Il film fuori concorso ‘Dragged Accross Concrete’ segna il ritorno di Mel Gibson a Venezia dopo l’acclamato film ‘La battaglia di Hacksaw Ridge’. Dietro la macchina da presa troviamo S. Craighe Zahler, autore della sceneggiatura e della colonna sonora jazz. Mel Gibson e Vincent Vaughn si calano in un ruolo a loro congeniale, quello di due poliziotti caduti in disgrazia che vengono risucchiati dal vortice della criminalità. I due attori ci regalano una eccellente performance in un film di genere carico di tensione e ambiguità.
In concorso ‘Napszállta (Tramonto)’ del regista ungherese Nemes. Dopo Il figlio di Saul, premiato agli Oscar come miglior film straniero nel 2016, il regista presenta questo dramma ungherese ambientato nel 1913 che vede protagonista una donna alla ricerca di un passato perduto. Una storia incentrata sulla memoria e sulle radici: Nemess ritiene infatti che ogni individuo sia intimamente legato alle proprie origini e alla Storia. Il destino di una donna, nel periodo della prima Guerra Mondiale, persa in una città che non conosce in circostanze oscure, gli è sembrato lo spunto narrativo perfetto da cui partire per descrivere una civiltà prima della rovina, al tramonto di un’epoca, come suggerisce il titolo.
Da segnalare il documentario fuori concorso di Emir Kusturica dal titolo ‘El Pepe‘, una vida suprema, sulla vita del leggendario presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2016, di recente dimessosi da senatore.
Mentre Amos Gitai racconta la sua terra in due film: ‘A letter to a friend in Gaza‘ e ‘A tramway in Jerusalem‘, due opere che parlano dell’accettazione dell’altro, dello straniero in modo intenso e poetico, un tema attuale come non mai.

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