Cultura

A tu per tu con Chiara Valerio, dalla tv a Cupramontana: «Sono un’insicura. Al liceo odiavo la matematica. Le Marche? Viva la costa»

«Mio cugino lavora ai cantieri navali di Ancona. Vengo spesso a trovarlo. La tv? Ho imparato un po' alla volta». Il 6 maggio, la scrittrice e conduttrice radio sarà ospite della rassegna ORME, a Cupramontana

ANCONA – Si intitola Così per sempre l’ultimo libro di Chiara Valerio. Lei, matematica, scrittrice, accademica, conduttrice radiofonica, nonché volto noto della tv, sarà ospite venerdì 6 maggio a Cupramontana, in occasione della rassegna Orme – Incontri oltre il femminile.   

A guardare la copertina del libro e a leggere che Valerio è una studiosa di matematica, ci si aspetterebbe un libricino su formule e calcoli. Un po’ perimetro, un po’ trapezio, un po’ statistica, tra media e moda. Ma a pensarla così vi sbagliereste, perché si tratta di un libro dii vampiri, di storie, di sentimenti e di animali.

Dottoressa Valerio, se apro il libro trovo parole e non formule. Tutt’altro che matematica…
«(sorride) Non so se sia tutt’altro. Anzi, di certo lo è. Ma le parole sono formule tanto quanto quelle matematiche».

Vuole farmi credere che siamo tutti un po’ matematici?
«Guardi che le parole sono formule: servono per gli incantesimi, le benedizioni e pure per le maledizioni. Ho sempre scritto anche di matematica, ne ho sempre parlato. Come ho sempre scritto e parlato di libri. Non amo le divisioni tra ragione e sentimento. Anzi, più che non amarle, non ci credo».

Dei vampiri come protagonisti: come mai?
«Perché sono figure delle quali ho sempre letto e che pure ho studiato».

Insomma, una formazione tra matematica e sangue…
«Mi pareva che prendendo i vampiri, per i quali il sangue è solo nutrimento, si potesse parlare di ciò che il sangue rappresenta per gli esseri umani. E cioè eredità, proprietà, malattie e cure, base di tutti i moti e i sentimenti razzisti».

Come nasce questo libro? Quanto tempo per scriverlo?
«Ci pensavo da molti anni. Poi, un giorno mi sono seduta a scriverlo. Ho scritto ogni mattina dalle 5 alle 8 (nei giorni lavorativi) e dalle 5 alle 10 durante festivi e vacanze. Tutto ciò per quasi un anno e mezzo. Ed eccolo qui».

Lei scrive: Essere senza tempo ma avere memoria. Cosa significa essere senza tempo?
«Pensare in termini di specie e non in termini di singolo essere umano».

Giochiamo con il titolo del libro: cosa è per sempre secondo Lei?
«Per sempre è molto tempo. E mai è molto tempo. Spero che sia così per sempre, che duri ancora molto a lungo, cioè, la specie umana sulla Terra. E con essa la letteratura, le scienze, l’immaginazione, la possibilità che svaniscano i privilegi e che i diritti siano accessibili quasi a tutti».

Lei ha una formazione accademica, ma la vediamo su La7, la ascoltiamo in radio e la leggiamo sui giornali. Come è arrivata a questa dimensione passando dalla matematica?
«Leggevo e scrivevo sui giornali – anzi sulle riviste, come si chiamavano negli anni Novanta –. E scrivevo anche mentre studiavo matematica. Il resto è un esercizio. Si impara a parlare in pubblico, davanti alle telecamere, piano piano, poco alla volta. La matematica mi ha sempre aiutato».

In che senso?
«Sono una persona insicura. E gli anni di frequentazione e di studio con la matematica, mi hanno fornito una sorta di esoscheletro».

E a scuola come andava in matematica?
«Alle elementari e alle medie mi piaceva molto. Al liceo ci siamo odiate per i primi due anni».

Davvero?
«Sì, anzi, mi correggo: io la odiavo, per la matematica – invece – semplicemente non esistevo. Poi, ho iniziato a studiarla, e ad oggi è stata la mia più grande avventura culturale».

Nel libro scrive di esseri umani: in che modo i calcoli ci aiutano nella vita?
«Alla base della matematica ci sono le successioni, i numeri naturali. Che assonano alla nostra caratteristica di aspettare sempre (o non aspettare) qualcuno (o qualcosa). Ecco, la matematica ci permette di misurare la distanza tra noi e le nostre ossessioni o i nostri amori. Non so se aiuta, ma sicuramente misura».

Lei è esperta di probabilità. Quanto è probabile che da qui a qualche mese ci ritroviamo in guerra?
«Non conosco abbastanza i parametri del problema per poter rispondere. Posso dire della probabilità che esca testa o croce perché una moneta ha due facce e posso anche azzardarmi a calcolare la probabilità di trovare un parcheggio libero all’aeroporto di Fiumicino. Ma di questa guerra non conosco parametri sufficienti, né posso immaginarli, per dare una risposta sensata».

Parliamo della nostra regione, le Marche…
«Vengo ogni anno al festival di Macerata, da molti anni. Mio cugino, Alessandro, è ingegnere ai cantieri navali di Ancona e vado spesso a trovarlo. Il mio amico Luigi, invece, è diventato direttore del polo museale».

Praticamente, ha girato le Marche in lungo e in largo…
«Non proprio, devo ancora andare ad Urbino, ma prometto che lo farò. Sono piena di occasioni marchigiane».

Cosa le piace di questa terra?
«La costiera, così intatta rispetto a quella tirrenica. Mi piacciono le Marche anche dal nome. E il fatto che siano plurali».

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