Cultura

Arrival, la fantascienza insolita di Denis Villeneuve

Basato sul racconto “Storia della tua vita” di Ted Chiang, Arrival, nelle sale italiane dal 19 gennaio, va oltre il semplice sci-fi dialogando in maniera insolita e sibillina con la metafisica

Denis Villeneuve, il regista canadese de La donna che canta e Prisoners, che ha firmato anche l’imminente sequel di Blade Runner, ha già dato interessante prova nel filone fantascientifico con Arrival, film presentato alla Mostra del cinema di Venezia e in uscita nelle sale italiane dal 19 gennaio. Basato sul racconto Storia della tua vita di Ted Chiang, Arrival va oltre il semplice sci-fi dialogando in maniera insolita e sibillina con la metafisica. La sceneggiatura è firmata da Eric Heisserer che già ha scritto Nightmare e La cosa.

Protagonista Amy Adams, che si sta sempre più distaccando da ruoli da principessina o bella fidanzatina.

Un misterioso oggetto proveniente dallo spazio atterra sul nostro pianeta. Ha una forma minacciosa e strana, sembra una scura e gigantesca pietra ovoidale, sospesa ad alcuni metri da terra. Per la forma insolita Villeneuve si è fatto ispirare da un asteroide chiamato Eunomia (conosciuto come asteroide 15), in orbita nel sistema solare.

Le unità militari terrestri sono in fibrillazione e in allerta. Non è facile intendere le motivazioni – belliche o pacifiche – di questa sorprendente presenza extraterrestre. Per le investigazioni viene formata una squadra di élite, capitanata dall’esperta linguista Louise Banks (Adams). Accanto a lei il fisico teorico Ian Donnelly (Jeremy Renner). A coordinarli il colonnello Weber (Forest Whitaker) dell’esercito americano. Mentre l’umanità vacilla sull’orlo di una guerra globale, Banks e il suo gruppo affrontano una corsa contro il tempo in cerca di risposte. Louise imparerà gradualmente a capire il linguaggio alieno, che le cambia il modo di comprendere la sua vita. E forse cambierà anche il destino dell’umanità.

La storia contiene l’ipotesi di Sapir-Whorf, nota anche come “ipotesi della relatività linguistica”, che afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla: se si inizia a imparare una lingua, si inizierà a sognare e anche a pensare in quella lingua.

Arrival ci porta pian piano in un terreno diverso da quello a cui ci ha abituato il cinema fantascientifico: non c’è nessuna battaglia, non c’è alcuno scontro tra eserciti interplanetari. C’è solo il lento e difficile cercare di comprendersi e di comunicare, avvolto da atmosfera da thriller. C’è un sovversivo messaggio di pace, un entrare in contatto, al fine di un aiuto reciproco che va oltre la comprensione immediata. Il tutto inserito in un dramma umano e in un’estetica uggiosa.

“Volevamo creare un film di fantascienza che facesse sentire la gente come se fosse un bambino su uno scuolabus in un giorno di pioggia, sognante mentre guarda le nuvole dal finestrino: quel tipo di atmosfera, allontanandoci dallo scopo dei film kolossal”, ha detto Villeneuve. “Allontanarci dallo spettacolo. Abbiamo cercato di fare qualcosa di delicato e leggero”.

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