Cultura

Ammore e malavita, il musical napoletano che fa ridere tanto

Tra commedia e gangster movie, al ritmo di balletti e cantate, il film dei Manetti Bros. è un gustoso intrattenimento

Ammore e malavita
Immagine del film "Ammore e malavita" (Foto: 01 Distribution)

«Mi sono divertita molto, ma non ho capito tutto delle cose più italiane». In questo commento amicale e in un italiano semplice, carpito a una giornalista spagnola dopo la proiezione di Ammore e malavita alla recente Mostra del cinema di Venezia, c’è gran parte del bello ma anche il limite del nuovo film dei Manetti Bros., fratelli che si divertono un mondo a far cinema, e fanno divertire in pari misura il pubblico, ma faticano a voler crescere. Al di là delle soglie napoletane e di quelle italiane.

Dal 5 ottobre al cinema con 01 Distribution, Ammore e malavita è un musical in napoletano, con trame losche e ammazzamenti da gangster movie in versione commedia. «È un grande omaggio alla sceneggiata napoletana», ha detto al Lido il suo attore protagonista Giampaolo Morelli, bello e bravo e ormai in fidato sodalizio con Marco e Antonio Manetti, con cui ha recitato anche in Song’e Napule e Piano 17.

Nella Napoli di oggi Ciro (Morelli) è un temuto killer. Insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Claudia Gerini). Fatima (Serena Rossi) è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo. Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza. Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra i vicoli di Napoli e il mare del golfo.

Tra proiettili, balletti allegri, cantate in napoletano, Ammore e malavita fa ridere davvero tanto. «Abbiamo preso a modello Grease, che ci sembrava il perfetto equilibrio tra parole e musica», ha rivelato Marco Manetti. «Prendiamo in giro il ‘gomorrismo’ che racconta una Napoli cupa e scura».

La loro Napoli è invece piena di colori, ma inevitabilmente cruenta. Anche le uccisioni però sono studiate alla perfezione, con l’ironia pigiata a mille, la cura del dettaglio più comico e una ricerca estetica magistrale, che denota un gran manico. Il tutto emerge alla fine come un gioco poderoso, dall’alta tecnica, spassosissimo, da applausi, che non aspira però alle vette più alte che vogliono spingersi anche oltre il gioco.

Per chi vuole ridere, e ridere davvero di gusto, il gioco è servito. Fatto da chi con il cinema ci sa davvero fare. E ci piacerebbe che si inoltrasse anche più oltre. Oltre l’intrattenimento.

Ecco il trailer di Ammore e malavita:

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