Cultura

Al Teatro La Fenice di Senigallia “Zona Cesarini. Il calcio, la vita”

L'appuntamento è per in giovedì 11 aprile

Luca Pagliari

SENIGALLIA – Un grande sportivo divenuto icona e simbolo. Si intitola “Zona Cesarini. Il calcio, la vita” lo spettacolo teatrale scritto e interpretato dal giornalista Luca Pagliari, che racconta le vicende umane e sportive di uno dei più grandi innovatori del calcio, il senigalliese Renato Cesarini.

L’appuntamento è per in giovedì 11 aprile al Teatro la Fenice di Senigallia. Lo spettacolo, proposto a Senigallia nel giorno del compleanno di Cesarini, è un nuovo fuori abbonamento nella stagione proposta da Comune e AMAT con il contributo di MiC e Regione Marche.

Tratto dall’omonimo libro di Pagliari edito da Bompiani nel 2006, lo spettacolo attraversa i temi dell’emigrazione, della povertà, del talento, dell’amicizia, del coraggio e della genialità, dando vita a un percorso spiazzante e denso di emozioni. Alla storia di renato Cesarini si sovrappone anche quella di Omar Sivori che amava ripetere: “Renato per me è stato il padre che avevo perso da bambino ed io ho rappresentato per lui il figlio che non aveva mai avuto.”

Novanta minuti, il tempo esatto di una partita di calcio: perché, ci ricorda il giornalista senigalliese, «come diceva Renato Cesarini, nell’arco di una partita si consuma una vita intera». La narrazione, accompagnata dalle musiche originali di Eleonora Beddini, da letture fuori campo, foto e oggetti evocativi, alterna il racconto della funambolica storia del calciatore al ricordo delle tante giornate trascorse da Pagliari a Senigallia assieme a Sivori nell’estate del 2004. Una narrazione “sporcata” dal rimpianto per aver scritto lo spettacolo solamente dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 2005. Una presenza immaginaria, quella di Sivori, che aleggia sul palcoscenico per l’intera durata dello spettacolo. Alla fine, resta il gol in “Zona Cesarini”, metafora perfetta di quel residuo di spazio in cui si è ancora in tempo per agire, per compiere quel qualcosa che ci eviterà di rimanere schiacciati dal rimpianto, perché le parole non dette e le cose non fatte rappresentano la peggiore delle condanne.

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