Cultura

8 marzo, il mito di Medea al Museo Archeologico di Ancona

Il MAN aderisce all’iniziativa del Ministero della Cultura con ingresso gratuito per le donne. Un percorso tra arte e letteratura, con al centro il prezioso sarcofago romano del II secolo d.C.

Museo Archeologico Nazionale delle Marche (Ancona) - Sarcofago del II sec. d.C. con scene del mito di Medea

ANCONA – In occasione della Giornata Internazionale della Donna, sabato 8 marzo, il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, ad Ancona, aderisce all’iniziativa del Ministero della Cultura con apertura dalle ore 8.30 alle 19.30 e ingresso gratuito per le donne.

Tra le iniziative del Museo, si segnala alle ore 10.30 l’evento “Medea, la straniera”, un percorso tra arte e letteratura dedicato ad uno dei personaggi più celebri e controversi della mitologia greca. Mostrando i reperti della collezione del Museo e leggendo brani letterari, si vuole raccontare una figura controversa, al di là degli stereotipi che accompagnano da sempre il mondo femminile nella sua complessità e nelle diverse sfaccettature dell’animo umano. Principessa discendente dal Sole, barbara, straniera, donna passionale e orgogliosa, maga capace di orribili delitti, infanticida, Medea è tutto questo e altro ancora, protagonista di un mito che non si esaurisce in un solo libro e che continua ad affascinare ancora oggi. La versione letteraria più famosa è quella narrata nella Medea di Euripide: la maga aveva aiutato Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, e i due si unirono in amore. Dopo alcuni anni tuttavia Giasone abbandonò Medea per sposare Glauce, figlia del re di Corinto, Creonte: Medea si vendicò facendo morire in maniera atroce Glauce e Creonte, e uccidendo, seppur tormentata dal dolore, i figli avuti da Giasone, per poi volarsene verso Atene sul carro del Sole.

La storia di Medea è pure raccontata in uno uno dei reperti più preziosi della vasta collezione del Museo Archeologico Nazionale delle Marche, un sontuoso sarcofago romano del 170/180 d.C. circa. Il sarcofago, scoperto nel XV secolo, in antico era ritenuto così importante che anche il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens ((Siegen, 1577 – Anversa, 1640) lo disegnò durante un suo soggiorno a Roma, quando il reperto era nel Cortile delle Statue del Belvedere in Vaticano: sarebbe giunto ad Ancona solo nel 1927 in seguito a un’acquisizione per arricchire le raccolte del nascente Museo Archeologico della città.

Sul lato frontale del sarcofago, sulla sinistra compare la scena, chiusa in fondo da un parapétasma, con la consegna dei doni a Creusa, con Giasone, panneggiato dalla vita in giù ed appoggiato ad un pilastrino, la nutrice, un altro personaggio maschile, i bambini che recano i doni a Creusa, seduta su un trono con le gambe incrociate, la mano destra poggiata sulle gambe e la sinistra sul sedile del trono. Al centro è Creusa, in preda alle fiamme: ha il corpo inarcato all’indietro, la bocca spalancata, spesso le fiamme salgono dal capo, come ad indicare che esse nascono dai doni di Medea, la corona ed il peplo; assistono alla scena Creonte, che si porta le mani al capo in segno di disperazione, Giasone ed un compagno a colloquio. A seguire è Medea infanticida: Medea è in piedi, vista di prospetto ma con la testa leggermente girata verso sinistra, con la spada già sguainata nella mano, mentre i figli giocano con una palla rincorrendosi davanti a lei; accanto a Medea è un’altra figura femminile, non identificata. Chiude il rilievo la scena della fuga di Medea sul carro trainato da serpenti: la maga compare in piedi sul carro, voltata all’indietro; reca ancora fra le mani la spada, porta il cadavere di uno dei suoi figli sulla sua spalla sinistra mentre l’altro giace senza vita sul fondo del carro.

Su uno dei lati del sarcofago è raffigurato un grande grifone: questa leggendaria creatura aveva il corpo di leone e la testa e le ali d’aquila, e in antico era considerata una creatura sacra al dio del Sole. Ecco dunque perché la si trova riportata in un sarcofago che narra il mito di Medea.