Cronaca

Uccide la mamma a colpi di forbici, Quadraroli chiede al gip dov’è l’anziana. Poi piange

Il settempedano accusato di omicidio aggravato e tentata distruzione di cadavere resta in carcere a Montacuto. Respinta la richiesta di perizia psichiatrica. Domani l'autopsia sull'84enne

MACERATA – A distanza di circa 48 ore dall’assassinio dell’anziana madre Maria Bianchi, Michele Quadraroli non avrebbe ancora realizzato ciò che ha commesso. Questa mattina, infatti, il 56enne settempedano scortato dal carcere di Montacuto ad Ancona fino al Tribunale di Macerata per l’udienza di convalida dell’arresto, ha chiesto al giudice notizie dell’84enne che domenica scorsa ha ucciso sferrandole più di 10 colpi di forbici, molti dei quali sul viso. «Dove sta mamma? Come sta?», ha chiesto al gip Claudio Bonifazi prima di avvalersi della facoltà di non rispondere.

L’avvocato Laura Antonelli

Accanto a lui c’era il suo difensore, l’avvocato Laura Antonelli che da anni conosce la famiglia Quadraroli. «Qualcosa di quello che è accaduto domenica credo gli stia tornando in mente», ha ipotizzato il legale dopo aver visto il 56enne piangere mentre il gip gli contestava quello che aveva fatto (ha ucciso la madre e poi ha tentato di dar fuoco al cadavere). Sono state due le richieste avanzate dalla difesa: una perizia psichiatrica sul settempedano e che l’uomo venisse spostato dal carcere di Montacuto ad Ancona o in una Rems, o all’ospedale di Torrette o, in ultima ipotesi, nel carcere di Ascoli ma il gip ha rigettato entrambe le richieste.
Intanto domani all’obitorio dell’ospedale di Macerata il medico legale Antonio Tombolini nominato dal pubblico ministero Vincenzo Carusi effettuerà l’autopsia sul corpo dell’84enne. All’accertamento irripetibile parteciperà anche il consulente di parte, il medico legale Piergiorgio Fedeli, nominato dalla difesa di Quadraroli che ha indicato, per le valutazioni psichiatriche, il prof. Marco Ricci Messori. «Non c’è una diagnosi delle patologie del mio assistito», ha spiegato Antonelli. Quadraroli non era seguito da una struttura pubblica ma da una psichiatra a cui si era rivolta direttamente la famiglia.

Domenica scorsa era stata la stessa professionista a chiamare, tra le 13 e le 14, i carabinieri dopo aver sentito Maria Bianchi al telefono. L’84enne era preoccupata perché il figlio non prendeva regolarmente gli psicofarmaci che gli erano stati prescritti e la psichiatra ha chiesto ai carabinieri di effettuare un controllo nell’abitazione dove vivevano mamma e figlio, in via Raffaello Sanzio a San Severino sopra il bar gestito dall’anziana e dal figlio. A raggiungere l’abitazione era stata una pattuglia che si trovava in zona, in via Garibaldi, dove era intervenuta a seguito di una segnalazione per una minaccia di morte. Quando i militari hanno raggiunto l’appartamento della famiglia Quadraroli però la tragedia si era già consumata.
La scena che si è mostrata davanti agli occhi dei carabinieri era stata orribile: il 56enne, ancora sporco del sangue del genitore, aveva detto: «Mamma non c’è, è andata a fare la spesa, forse non torna più». Immediatamente al civico 7 di via Raffaello Sanzio si erano precipitate altre pattuglie dei carabinieri, il 118 e i vigili del fuoco perché in casa c’era del fumo. L’orrore era a qualche metro di distanza da loro: l’anziana donna era riversa a terra in bagno, il volto sfigurato dai colpi di forbici, con addosso i resti di fogli di carta a cui il figlio aveva dato fuoco per distruggere il cadavere della mamma.

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