Cronaca

Operazione anti camorra in Romagna, interessi e ramificazioni anche a Pesaro

La guardia di finanza e la direzione antimafia di Rimini hanno effettuato 9 arresti per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Sequestri milionari ai clan

RIMINI – Operazione anticamorra in Romagna, interessi e perquisizioni anche a Pesaro.

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione dei colleghi di altri 14 Comandi Provinciali, hanno dato l’avvio stamattina, 21 luglio 2020, alle prime luci dell’alba, ad una vasta operazione di polizia denominata “Darknet”, in Emilia Romagna ed in contemporanea nelle regioni Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte, che ha disarticolato un’associazione criminale di matrice camorristica.

La base era nella Bassa Romagna, in particolare nella città di Cattolica, ma con ramificazioni e interessi economici anche in altre province (Avellino, Napoli, Salerno, Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, Forlì- Cesena, Parma, Torino, Milano), con al vertice personaggi legati al clan dei “Sarno” e dei “Casalesi”, rispettivamente egemoni sul quartiere “Ponticelli” di Napoli e nell’Agro Aversano.

300 militari della Guardia di finanza, coordinati e diretti dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Rimini, hanno dato esecuzione oggi – in 15 province di 8 regioni italiane – a 80 perquisizioni e a un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Bologna che ha disposto misure cautelari nei confronti di 9 persone (5 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora) per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, che vedono a vario titolo coinvolte 55 persone; i reati sono aggravati, per taluni di loro, dal fatto di averli commessi al fine di agevolare i rispettivi clan di appartenenza (aggravante di cui all’art. 416 bis 1 del codice penale).

Nel contempo le Fiamme Gialle hanno dato seguito all’esecuzione di un decreto con il quale lo stesso GIP ha ordinato: il sequestro preventivo (in 11 province) delle quote sociali e dei beni aziendali di ben 17 imprese ritenute infiltrate dalla criminalità organizzata e fittiziamente intestate a soggetti prestanome, operanti nei settori edilizia, ristorazione, commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, sale gioco, impiantistica, noleggio auto, il tutto per un valore complessivo stimato di 30 milioni di euro; nonché il sequestro per equivalente in ordine ai reati di riciclaggio e corruzione di ulteriori beni e disponibilità per un valore di circa un milione di euro.

Le complesse indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini, partite dalla città di Cattolica, ove risultano domiciliati diversi esponenti della criminalità organizzata campana e i loro familiari, sono state avviate nel novembre 2017 sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Rimini e successivamente – atteso il coinvolgimento della criminalità organizzata – sono state trasferite per competenza alla Procura distrettuale di Bologna, Pubblico Ministero Marco Forte.

Le investigazioni hanno in sostanza permesso di far emergere l’esistenza di una compagine criminale stabilmente stanziata nella provincia riminese, legati da parentela.

Le intercettazioni della Guardia di Finanza

Le indagini hanno reso possibile documentare le fasi evolutive della cellula criminale, che in breve tempo, al fine di agevolare l’operatività dei clan camorristici (ex art. 416 bis 1 del c.p.) è riuscita a infiltrarsi nell’economia legale della Romagna e aree limitrofe, controllando diverse attività economiche in diversificati settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili.

Per le Fiamme Gialle i clan sarebbero riusciti ad asservire la funzione pubblica di due incaricati di pubblico servizio, agli scopi dell’organizzazione criminale, per l’acquisizione illegale di appalti pubblici; reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose.
Infine intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di stupefacenti. Il tutto per affermare il proprio controllo egemonico sul territorio basso romagnolo e potentino, attraverso la repressione violenta dei contrasti interni.

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