Cronaca

Omicidio di Rosina Carsetti a Montecassiano, al via il processo d’Appello

La Corte ha disposto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale: saranno sentiti 17 testimoni

MONTECASSIANO – Omicidio della 78enne Rosina Carsetti, per decidere i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona vogliono sentire 17 testimoni. Si tratta di amici, vicini di casa, commercianti, l’operatrice del centro antiviolenza, due carabinieri e due detenute che erano state in carcere con la figlia della vittima che dovranno essere esaminati anche dai giudici di secondo grado il 10 e il 24 aprile prossimi. Presumibilmente a maggio verrà fissata un’ulteriore udienza dedicata alla discussione e poi ci sarà un rinvio per repliche e sentenza (prevista per prima dell’estate).

Il procuratore generale Roberto Rossi

L’omicidio di Rosina risale al 24 dicembre del 2020, i suoi tre familiari conviventi, il marito 82enne Enrico Orazi, la figlia 51enne Arianna e il nipote 23enne Enea Simonetti, finirono sotto processo per omicidio volontario (a madre e figlio il pm Vincenzo Carusi contestò la premeditazione), maltrattamenti nei confronti di Rosina (per l’accusa l’omicidio sarebbe scaturito in un contesto di vessazioni), simulazione di reato (inventarono la storia che ad uccidere Rosina fosse stato un ladro entrato in casa mentre Enea era al supermercato a fare la spesa) e a vario titolo altri reati. In primo grado però i giudici della Corte d’Assise di Macerata ritennero che l’unico responsabile dell’omicidio fosse il nipote ventenne e lo condannarono all’ergastolo (escludendo la premeditazione), assolvendo così la madre e il nonno.

L’avvocato Valentina Romagnoli

Ma per la Corte maceratese i maltrattamenti non sarebbero stati dimostrati in aula sottolineando la forte personalità della vittima che avrebbe “inciso significativamente nei reciproci diverbi”. Questo si tradusse in un’assoluzione per tutti e tre dall’accusa di maltrattamenti. Nonno, figlia e nipote furono invece condannati per la simulazione di reato, la mamma e il nonno a due anni. Una sentenza, motivata in 740 pagine, che il sostituto procuratore Vincenzo Carusi impugnò per il mancato riconoscimento dell’aggravante della premeditazione ad Enea e per l’assoluzione di Arianna dall’accusa di omicidio e per l’assoluzione di nipote, mamma e nonno dal reato di maltrattamenti. Anche la difesa di Enea Simonetti, sostenuta dagli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, impugnò la sentenza ritenendo che non fosse stato il 23enne a uccidere la nonna.

L’avvocato Barbara Vecchioli

Oggi dunque, l’udienza in Corte d’Appello. In aula c’erano Enea Simonetti, visibilmente dimagrito, con l’avvocato Romagnoli, Arianna Orazi con l’avvocato Olindo Dionisi, Enrico Orazi con l’avvocato Barbara Vecchioli e, seduto distante da loro, il papà di Enea.
Il procuratore generale Roberto Rossi ha chiesto di procedere alla rinnovazione dell’istruttoria sentendo sei testimoni le cui dichiarazioni sarebbero state valutate erroneamente dalla Corte d’Assise di Macerata. Alla sua richiesta si sono opposti i difensori di Arianna ed Enrico Orazi, mentre, sempre in via istruttoria, l’avvocato Romagnoli ha avanzato proprie richieste: innanzitutto la disposizione di una nuova perizia medico-legale per stabilire epoca, causa e modalità della morte di Rosina; una perizia psichiatrica sul 23enne per capire se il rapporto con la madre «ai limiti del morboso» ha precisato il legale, abbia in qualche modo influito sul comportamento del giovane con gli inquirenti e in aula (questa richiesta era già stata formulata in primo grado ma respinta); sentire due carabinieri sul rinvenimento di una coperta avvenuto qualche giorno dopo il delitto (che per la difesa di Enea sarebbe il “corpo del reato”).

L’avvocato Olindo Dionisi

Dopo mezz’ora di camera di consiglio la Corte ha deciso di disporre la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale sentendo i sei testimoni indicati dalla Procura più altri 11. I 17 testimoni saranno sentiti in due tranche, il 10 e il 24 aprile. Tra questi ci sono amiche e amici di Rosina, vicini di casa, l’estetista e il macellaio della 78enne, l’operatrice del centro antiviolenza a cui la vittima si era rivolta il 19 dicembre del 2020, cinque giorni prima di essere uccisa, due carabinieri (un militare di Montefano che il 27 novembre 2020 intervenne in casa Orazi su chiamata di Rosina spaventata dalla reazione del nipote dopo un diverbio che aveva avuto con lui) e un militare della Stazione di Montecassiano a cui l’anziana si rivolse il 19 agosto del 2020 ma senza sporgere denuncia. Saranno sentite anche due ex compagne di cella di Arianna.

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