Cronaca

Omicidio di Chiaravalle, condannato all’ergastolo il vicino ludopatico

È arrivata la sentenza per Maurizio Marinangeli, il cuoco accusato del delitto di Emma Grilli. Fino all'ultimo l'imputato ha sostenuto la sua innocenza: «Non giudicate la mia dipendenza, non c'entra nulla». Verso l'appello

Omicidio Chiaravalle
Marinangeli in una precedente udienza

ANCONA – Sei ore di camera di consiglio e poi nel pomeriggio è arrivato il verdetto per Maurizio Marinangeli, il cuoco con il vizio del gioco accusato del delitto della sua vicina di casa, l’85enne Emma Grilli. La Corte di Assise lo ha condannato all’ergastolo per omicidio volontario premeditato e rapina aggravata.

La Procura, durante la requisitoria del pm Paolo Gubinelli, non aveva più contestato la premeditazione che invece per i giudici popolari c’è stata. Così la pena massima per il 58enne, unico indiziato dell’omicidio avvenuto la mattina del 17 luglio del 2018, nell’abitazione dell’anziana, in via Verdi.

Marinangeli ha ascoltato collegato via video, dal carcere di Pesaro dove è recluso, la lettura del dispositivo. In aula Corte e avvocati tutti con le mascherine per rispettare il decreto ministeriale per contrastare il diffondersi del Coronavirus. L’udienza si è tenuta a porte chiuse. Fino all’ultimo l’imputato ha gridato la sua innocenza rilasciando dichiarazioni spontanee prima che i giudici si ritirassero per la sentenza. 

«È vero, ho minimizzato su quelle cose che riguardano il mio rapporto con il gioco – ha detto rivolto alla Corte – ma sappiate che questa è una reazione che ormai fa parte del mio modo di essere ma, soprattutto, sappiate che questo non fa di me un assassino. Non giudicate la mia dipendenza, non c’entra nulla. Con quella farò i conti una volta uscito da questa pietosa vicenda».
Per la pubblica accusa, sostenuta dal pm Paolo Gibinelli, il delitto dell’anziana sarebbe stato commesso da Marinangeli per pagare un debito di gioco. Il cuoco aveva disponibilità di denaro contante per via della sua ludopatia e avendo speso la cifra giornaliera aveva chiesto un prestito ad un amico che poi doveva restituire. Quella mattina sarebbe entrato in casa della sua vicina di casa e l’avrebbe uccisa con diverse coltellate, l’ultima fatale alla gola.

Le indagini del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Ancona avevano avvalorato la tesi accusatoria. Una ricostruzione sempre contestata però dalla difesa del 58enne, rappresentata dagli avvocati Emiliano Carnevali e Raffaele Sebastianelli, che hanno sempre sostenuto la mancanza delle prove della presenza di Marinangeli nella casa della vittima. Uscite le motivazioni della sentenza, tra 90 giorni, i due legali valuteranno l’appello. «Ci sono già i presupposti – ha commentato Carnevali -, da intuito la qualificazione giuridica approntata dalla corte, la quale ha comminato l’aggravante della premeditazione abbandonata dalla accusa, potrebbe condurre, stando al dato dibattimentale, a due ricostruzioni del fatto diverse tra loro».

Ai figli della donna uccisa, al marito e alla sorella la Corte ha riconosciuto un risarcimento danni di un milione di euro

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