Cronaca

Macerata: investita dal bus, la simulazione sul luogo dell’incidente

Per circa un'ora l'area davanti al Convitto è stata chiusa per permettere l'esecuzione dell'accertamento. Sul posto anche i genitori e il marito della donna morta a 46 anni il 20 luglio scorso

La simulazione sul luogo dell'incidente

MACERATA – Quella tragica mattina Federica Ciuffetti era arrivata alla settima striscia bianca, davanti a sé ne aveva altre tre prima di completare l’attraversamento, ma un autobus l’aveva urtata alle spalle e spinta in avanti per poi schiacciarla con la ruota posteriore. Un investimento che non le aveva dato scampo uccidendola sul colpo. Erano le 8.30 del 20 luglio scorso, la mamma di 46 anni era diretta in centro, alla sede della Provincia dove lavorava da anni. Il suo cuore ha smesso di battere sull’asfalto di piazza Guglielmo Marconi, il piccolo slargo davanti al Convitto dove ieri mattina alla stessa ora è stato interdetto il traffico per consentire alla polizia locale di effettuare la simulazione dell’incidente. Un accertamento disposto dal pubblico ministero Enrico Riccioni per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio (qualora ce ne fossero) sulla dinamica di quel terribile incidente e delegato al comandante della polizia locale Danilo Doria. È stato il comandante Doria a coordinare le operazioni consentendo che tutto avvenisse nella massima sicurezza.

Così una vigilessa, alta come Federica, vestita con gli stessi abiti indossati da Federica quella tragica mattina, ha attraversato piazza Guglielmo Marconi tra il Convitto e il sottopassaggio che porta in centro storico. Lo ha fatto più volte, camminando con la stessa andatura di Federica e portando con sé una busta e una borsa proprio come aveva fatto la 46enne, per consentire che venissero verificate distanze, angolazioni e tutti i particolari che i consulenti hanno chiesto di accertare, per poi fermarsi all’inizio della settima striscia dell’attraversamento pedonale (v. foto), il punto dove sarebbe avvenuto l’impatto. L’agente quell’attraversamento lo ha ripetuto almeno una decina di volte sotto gli occhi attenti dei colleghi che hanno filmato le scene da vari punti, dei consulenti di parte, dell’indagato presente anche lui con il suo avvocato Paolo Giustozzi e sotto gli occhi ancora carichi di dolore del marito di Federica, Paolo Piccardoni, e degli anziani genitori della 46enne. Nonostante il dolore che ieri mattina si è rinnovato nell’assistere a quelle scene, i familiari hanno voluto essere presenti insieme al loro avvocato Andrea Agostini. Hanno nominato come loro consulente l’ingegnere Pierluigi Perfetti di Pescara, mentre l’autista della Contram, indagato per omicidio stradale, ha nominato come consulente il professionista Simone Guaitini. Per effettuare la simulazione è stato utilizzato l’autobus che tre mesi fa ha investito la 46enne, guidato da un autista professionista. L’autobus ha ripercorso lo stesso tragitto: arrivando dai Giardini Diaz ha attraversato piazza Marconi per poi salire a sinistra in via Caduti di Nassiriya. Al suo interno anche ieri sono state fatte sedere tre persone posizionate come il giorno dell’incidente, due nella parte anteriore del mezzo e una più indietro. I consulenti hanno chiesto di poter ripetere più volte le prove salendo loro stessi sull’autobus.

Secondo la ricostruzione attualmente al vaglio degli inquirenti Federica Ciuffetti era stata urtata alle spalle prima che finisse l’attraversamento dal mezzo (nella porzione dell’autobus subito dietro la ruota anteriore sinistra) che per salire in via Caduti di Nassiriya avrebbe stretto a sinistra. L’urto l’avrebbe fatta cadere in avanti e in quel momento il bus le sarebbe passato sull’addome e sulle gambe con la ruota posteriore. L’autista dell’autobus non si era accorto di nulla e aveva proseguito la marcia fino ad arrivare a Camerino. Come lui anche due dei tre passeggeri che erano seduti nella parte anteriore del mezzo quella mattina non avevano avuto reazioni al momento dell’investimento (come mostrato da una delle tre telecamere interne), solo il terzo, l’unico ad essere seduto dietro, si era girato per qualche istante per poi voltarsi nuovamente in avanti.

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