Cronaca

Insulti a papa Francesco, negata la messa alla prova al vicesindaco di Civitanova

Fausto Troiani, accusato di offesa all’onore e al prestigio del capo pro tempore dello Stato Vaticano, avrebbe dovuto svolgere lavori di pubblica utilità alla Croce Verde, ma il map non è concedibile per il titolo di reato contestato

MACERATA – Insulti a papa Francesco, niente messa alla prova per il vicesindaco di Civitanova, Fausto Troiani. L’udienza slitta ad aprile. Il dietro front è arrivato questa mattina dopo che il giudice Francesca Preziosi ha ritenuto non concedibile l’istituto della messa alla prova che, a fronte dello svolgimento di lavori di pubblica utilità non retribuiti presso un ente, avrebbe consentito al medico civitanovese di estinguere il reato. Tramite l’avvocato Gian Luigi Boschi, Troiani aveva stilato un programma di lavori socialmente utili che avrebbe dovuto svolgere alla Croce Verde di Civitanova. Il testo aveva passato anche il vaglio dell’Uepe, l’Ufficio di esecuzione penale esterna ed oggi era stato presentato al giudice dal legale Vanni Vecchioli – in sostituzione del collega Boschi – nell’udienza dinanzi al giudice Preziosi e al pubblico ministero Stefano Lanari. Ma il magistrato giudicante, all’esito della camera di consiglio, ha rigettato la richiesta perché il map non è concedibile per il titolo di reato contestato.

Troiani, infatti, è accusato di offesa all’onore e al prestigio del capo pro tempore dello Stato Vaticano, Jeorge Paolo Bergoglio, (oltre che dell’articolo 8 del trattato dell’11 febbraio 1929 tra il Vaticano e lo Stato italiano, i Patti lateranensi). Il primo reato, il 278 del codice penale, è sanzionato, nel massimo edittale, con la pena della reclusione a cinque anni, ma la messa alla prova può essere accordata solo per reati sanzionati con una pena massima di quattro anni. Di qui la decisione del giudice. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 16 aprile quando il vicesindaco avrà davanti a sé due strade, o chiedere un rito alternativo oppure affrontare il dibattimento.

Al centro del processo c’è un post pubblicato il 10 novembre del 2018 su Facebook. Troiani aveva scritto dal proprio profilo del social network utilizzando il computer a lui in uso, diversi epiteti nei confronti di vari politici e personaggi pubblici, ne aveva trovato uno per Moscovici, uno per Junker, uno per la Merkel e uno per Macron. «Perché l’Italia dovrebbe essere succube della volontà di certi personaggi?», aveva scritto sotto gli appellativi, il più garbato dei quali era stato “ebreo rinnegato”. Poi in un commento al post l’affondo su papa Francesco: «Per non parlare di Francesco e del suo staff di pedofili». Ad aprile la prossima udienza.

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