Cronaca

Droga ed estorsioni tra le province di Ancona, Rimini e Cesena: maxi operazione dei carabinieri, 15 misure cautelari

Il blitz è scattato alle prime ore dell'alba e ha visto impiegati 100 militari, il nucleo Cinofili di Pesaro e l'elicottero del 5° Nec di Pescara

I Carabinieri

Numeri elevatissimi per un sodalizio criminale ramificato e ben strutturato dedito allo spaccio di stupefacenti e ad estorsioni a cavallo tra le province di Ancona, Rimini e Cesena, stroncato nel corso di una vasta operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Ancona. Quindici le misure cautelari emesse, 400 capi d’imputazione a carico di 40 indagati coinvolti a vario titolo.

L’operazione, denominata “Bistrot”, è scattata alle prime luci dell’alba, nelle province di Ancona, Macerata, Rimini e Cesena. Impegnati 100 militari del Comando Provinciale carabinieri di Ancona, coadiuvati dal Nucleo cinofili carabinieri di Pesaro e da un elicottero del 5° Nucleo Elicotteri carabinieri di Pescara. Della brillante operazione hanno parlato il comandante provinciale Colonnello Cristian Carrozza, il comandante della Compagnia carabinieri di Ancona capitano Manuel Romanelli e il comandante della Tenenza di Falconara Marittima tenente Michele Ognissanti.  
Nel bilancio totale dell’indagine è stato appurato un traffico pari a 153 kg di hashish, 1,4 kg di cocaina e 20,2 kg di marijuana, per un presunto ricavo di circa un milione di euro. La droga viaggiava prevalentemente su mezzi privati, per lo più auto di grossa cilindrata ed era occultata nel vano motore.

Cristian Carrozza, comandante provinciale dei Carabinieri di Ancona

Proprio da un’indagine condotta dai militari della Tenenza di Falconara Marittima è scaturita tutta l’operazione, svolta sotto lo stretto coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Ancona. «L’indagine è scaturita nell’estate del 2019 e proseguita fino all’estate del 2020 – spiega il capitano Romanelli – con una complessa attività investigativa che ha portato a formulare 400 capi d’imputazione a carico di 40 indagati. L’indagine ha avuto origine da un’estorsione consumata a Falconara nel luglio del 2019 tra due giovani del posto, un tunisino (K.Y.) e un italiano (I.A.), all’epoca appena maggiorenni. Il tunisino venne arrestato in flagranza, dopo che i militari avevano accertato che aveva percosso il coetaneo pretendendo la restituzione di un debito di 18.000 euro derivante da una partita di hashish non pagata. K.Y. era stato condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione per quell’episodio. Due “pesci piccoli”, pedine di una ben più strutturata e ramificata organizzazione criminale».

L’arresto ha infatti messo in luce uno scenario allarmante: due giovanissimi già risultavano coinvolti in un traffico di sostanze stupefacenti da diverse decine di migliaia di euro, con l’offerta rivolta a consumatori nati tra il 1995 ed il 2005, la cosiddetta “Generazione Z”.
Fin dall’inizio dell’indagine venne a delinearsi l’esistenza di una pluralità di soggetti di etnia nordafricana, capaci di immettere sul mercato locale ingenti quantitativi di hashish e talvolta coprire anche l’offerta con altre sostanze come cocaina e marijuana. Proprio il tunisino K.Y. arrivava ad acquistare fino a 7 chilogrammi di hashish ogni mese da un ignoto connazionale, cedendo a sua volta quantitativi medi di circa 1 chilo ad altri coetanei, che si occupavano della successiva vendita al dettaglio, piazzando lo stupefacente tra i ragazzi di Falconara Marittima e la frazione di Castelferretti.
I militari della Tenenza hanno dunque identificato il “grossista” di hashish del giovane pusher falconarese: un marocchino 33enne (E.F.A.) residente ad Agugliano. Tramite lui i militari sono risaliti ai suoi fornitori, due connazionali 35enni, residenti rispettivamente a Cesena e Ancona, avendo quindi la conferma che lo spaccio era diffuso nelle province di Ancona, Rimini e Forlì-Cesena.

Il tenente Michele Ognissanti, alla guida dei Carabinieri di Falconara

Allo spaccio erano collegati altri reati connessi come l’estorsione verso i clienti debitori, e il riciclaggio di denaro sporco. In questo contesto illecito sono emerse precise responsabilità penali a carico di un quartetto deputato oltre che allo spaccio sulla piazza di Ancona, alla riscossione dei crediti vantati dai promotori del sodalizio. I quattro – H.K. un tunisino 28enne residente a Polverigi, insieme a tre italiani (S.M. 30enne anconetano residente a Sirolo, S.F. 26enne, anconetano residente a Camerano e B.C. 26enne di Camerino residente a Numana) – costringevano un giovane italo-marocchino 25enne ad accedere ad una finanziaria per un prestito di 10.000 euro e saldare così un debito di droga, minacciando violenze nei suoi confronti e verso la sua fidanzata. Se la vittima non avesse finanziato il denaro per tempo avrebbe anche dovuto “regalare” al tunisino H.K. la sua auto del valore di circa 7.000 euro. Il tunisino H.K. era già noto ai militari per la particolare indole violenta: fu infatti arrestato dai carabinieri della Tenenza di Falconara il 6 ottobre 2018, quando, fuggito a un controllo stradale dopo aver speronato una pattuglia, fu raggiunto e arrestato presso la propria abitazione, dove aggredì i militari con un coltello.

Il riciclaggio di denaro sporco è emerso a carico di una donna (P.J.), 31enne di Ancona moglie di E.F.A., residente a Polverigi. Aveva utilizzato del denaro provento del traffico di droga per avviare un negozio di abbigliamento al centro di Ancona. Per lei l’accusa è stata reinquadrata nel reato di autoriciclaggio, avendo partecipato attivamente all’attività delittuosa che ha originato il guadagno illecito e che aveva successivamente tentato di “ripulire” con l’apertura di un esercizio commerciale.

Trecento le pagine di ordinanza a firma del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Ancona che, accogliendo le richieste della Procura, ha emesso le misure cautelari (4 in carcere, 9 agli arresti domiciliari, 2 obblighi di dimora, nonché il sequestro dei conti correnti e del negozio di abbigliamento al centro dell’ipotesi di autoriciclaggio).

Con l’operazione “Bistrot” – come sottolineato con soddisfazione dal colonnello Carrozza nell’illustrare altri aspetti dell’indagine – è stato inflitto un durissimo colpo al mercato della droga non solo della provincia di Ancona, con particolare riferimento allo spaccio di hashish, ormai sempre più presente tra i giovanissimi.

Sono finiti in carcere: C.E.M. 37enne marocchino residente ad Ancona; E.A.M., 35enne marocchino residente a Cesena; H.K., 29enne tunisino, residente a Polverigi; G.F. 27enne albanese, residente ad Ancona.
Sono stati ristretti agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico: P.J. 31enne di Ancona residente a Polverigi (con anche il sequestro del negozio e dei conti correnti intestati); C.C. 25enne residente ad Ancona; F.M. 30enne di Jesi residente ad Ancona; S.M. 30enne di Ancona residente a Sirolo; F.M. 47enne residente ad Ancona; P.P.A. 39enne residente ad Ancona; S.A. 25enne di Ancona; M.A. 58enne di Ancona e M.P. 42enne di Loreto residente ad Osimo.
Obbligo di dimora nel Comune di residenza per altri due soggetti: S.F., 26enne di Ancona, residente a Camerano; B.C., 26enne di Camerino, residente a Numana.

Il capitano Manuel Romanelli della Compagnia carabinieri di Ancona

«Tra i 15 destinatari di provvedimenti restrittivi – aggiunge il capitano Romanelli – uno, destinatario della misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, è stato arrestato poiché trovato in possesso di stupefacenti: deteneva in casa 1 chilo tra hashish e marijuana; l’altro sottoposto a obbligo di dimora presso il comune di Camerano, aveva un panetto di hashish e quattro buste di marijuana essiccata per un peso complessivo di 550 grammi e 2 bombe carta costruite artigianalmente. Un terzo indagato, residente a Falconara, destinatario di un decreto di perquisizione, aveva in casa 42 grammi di hashish».

Grande la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Riccione. I militari hanno fornito ulteriori attività di riscontro realizzate, nell’ambito di un autonomo procedimento penale che, tra il 27 e il 29 gennaio scorso, ha portato al sequestro di 80 chili di hashish e 20 chili di marijuana, indagine cui risulta coinvolto uno dei soggetti attualmente indagati, dimostrando ulteriormente la pervicacia del sodalizio nel procacciamento di importanti volumi di stupefacente.
Nel corso delle indagini sono stati effettuati numerosi arresti dai militari di Falconara, tutti in flagranza di reato: l’11 febbraio 2020 era finito in manette un magazziniere 54enne di Ancona, trovato sul posto di lavoro con 1 chilo di hashish nell’armadietto; il 21 febbraio 2020 l’arresto di E.F.K., 40enne residente ad Ancona, uno dei 2 fratelli marocchini di E.F.A., ritenuto anch’egli tra i principali promotori e finanziatori del traffico di hashish nella provincia dorica. Lo straniero fu bloccato sull’A14, presso la stazione di servizio “Conero Ovest”, con 5 chili di hashish nascosti nel vano motore di un’Audi bianca. Dopo la convalida venne sottoposto a custodia cautelare in carcere. Il 3 aprile 2020 l’arresto, in pieno lockdown, in zona Baraccola ad Ancona del “grossista” E.F.A. e di E.F.R., rispettivamente 33enne e 48enne, ovvero gli altri due fratelli di E.F.K., i quali venivano sorpresi dai carabinieri a bordo di un veicolo con 100 grammi di cocaina. Le successive perquisizioni domiciliari permettevano anche il sequestro di 21mila euro. Per entrambi veniva disposta la custodia cautelare in carcere.

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