Cronaca

Delitto di Montecassiano, il punto sull’autopsia. Stop alla proiezione delle foto in aula

Sentiti otto testimoni: il medico legale Roberto Scendoni: «La causa mortis è stata un'asfissia acuta da strozzamento. Escludo che un massaggio cardiopolmonare abbia potuto provocare quel complesso lesivo»

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Circa sette ore di udienza per sentire otto testimoni, al momento dell’esame del medico legale il presidente della Corte ha bloccato la proiezione delle foto dell’autopsia sul cadavere di Rosina Carsetti: «Qualcuno ha problemi a vedere queste immagini», ha spiegato il giudice Andrea Belli. A fine udienza gli imputati hanno chiesto di potersi abbracciare, poi al momento di uscire dal Palazzo di giustizia il marito di Rosina, Enrico Orazi, commentando le dichiarazioni rese dal medico legale Roberto Scendoni ha protestato: «I dottori del 118 hanno detto che le costole si potevano rompere facendo pressione, lui ha detto di no. Mia moglie soffriva di osteoporosi, tante volte casca da sola, che ne so io».

È stata una lunga, complessa udienza quella celebrata ieri in Tribunale a Macerata, la terza del processo a carico dei familiari della casalinga 78enne uccisa il pomeriggio della vigilia di Natale del 2020 nella villetta di via Pertini a Montecassiano: il marito Enrico, la figlia Arianna Orazi e il nipote Enea Simonetti, tutti accusati di omicidio, maltrattamenti e, a vario titolo, di altri reati. Tra i testimoni sentiti in aula, carabinieri e consulenti, alcuni di loro sono stati chiamati solo per rispondere a brevi e specifiche domande, come il tossicologo Rino Froldi che ha ricordato di aver trovato tracce di antidepressivo in dosi terapeutiche nelle analisi eseguite in laboratorio.

Tra i carabinieri sentiti anche il tenente Domenico Spinali, comandante del Nucleo investigativo, che ha cristallizzato alcuni passaggi investigativi. Nel corso del suo esame è stata proiettata anche la registrazione effettuata in caserma in occasione dell’interrogatorio dei tre indagati il 7 gennaio 2021. Dal filmato si vede Arianna rubare un paio di guanti in pelle (li avevano dimenticati la notte di Natale al comando provinciale, ndr) da un armadio dei carabinieri mentre Enea si sposta verso la porta per fare da palo. Il comandante ha poi riferito degli accertamenti svolti sulle auto in uso agli Orazi da cui è emerso che l’unica in casa a non aver mai avuto incidenti era stata proprio la 78enne (i familiari invece dissero di aver tolto l’auto a Rosina perché era pericolosa alla guida, ndr).

A riferire di un precedente accesso a casa degli Orazi è stato invece Pietro Cantelli, militare in servizio alla Stazione di Montefano. Il 27 novembre 2020 Rosina chiamò i carabinieri chiedendo di intervenire nella villetta perché aveva dei problemi col nipote. «Quando siamo arrivati – ha ricordato Cantelli – Carsetti era all’ingresso, era agitata, andava avanti e indietro, le abbiamo chiesto cosa era successo e lei ci rispose che era dispiaciuta, ci disse «Siamo una famiglia conosciuta, benvoluta, mi dispiace che le persone vedano la macchina dei carabinieri qui fuori». Poi aggiunse «Dovete redarguire mio nipote perché è irrispettoso nei miei confronti, si arrabbia ogni volta che abbiamo un confronto».

«Siamo entrati in casa – ha continuato il carabiniere -, la signora era da sola in quella porzione dell’appartamento, ci indicò le scale dicendo che il nipote era nell’appartamento di sotto. Arianna uscì dalla porta e appena ci vide rimase meravigliata, a Enea chiedemmo il motivo della lite e lui ci rispose che non gli funzionava il wi-fi ed era andato su a spegnere il modem e riattivarlo, “Probabilmente la nonna pensava che volessi spegnerle la tv e l’ha presa male” ci spiegò. C’era stato un diverbio verbale».

In aula è stato sentito anche Andrea Violoni, consulente della Procura che ha analizzato la portafinestra della cucina, quella da dove, secondo la prima versione fornita dai familiari di Rosina era entrato il ladro che aveva ucciso l’anziana in un tentativo di rapina. «Le abrasioni e le incisioni sugli stipiti e sull’infisso della portafinestra – ha precisato – non erano riconducibili a un’apertura forzata ma a normale usura della finestra».

Nel pomeriggio le testimonianze probabilmente più importanti del processo, quelle del consulente informatico Luca Russo, e del medico legale Roberto Scendoni. L’analista forense Luca Russo ha ricostruito i movimenti di mamma e figlio il pomeriggio dell’omicidio, lo ha fatto attraverso l’analisi congiunta di celle telefoniche, modem di casa Orazi e telecamere di sorveglianza. Il pomeriggio del 24 dicembre 2020 Enea è andato al supermercato, è rimasto circa un’ora e mezza in auto prima di rientrare a casa, al ritorno però invece di percorrere la strada fatta all’andata (più veloce) ha fatto un giro più lungo passando anche davanti alla caserma dei carabinieri. Nell’auto c’era anche il cellulare della mamma, quando il ragazzo esce di casa (alle 17.47) sia il suo telefono che quello della mamma si sganciano dal modem e agganciano la cella telefonica del supermercato. Enea è arrivato al supermercato alle 18.01, è uscito alle 18.08 ed è rimasto in auto nel parcheggio fino alle 19.38 per poi tornare a casa alle 19.41.

Gli orari in questo processo sono fondamentali. Rosina, infatti, sarebbe morta tra le 16.30 e le 18.30, lo ha detto con certezza il medico legale Roberto Scendoni che ha spiegato come non sia possibile stabilire un orario della morte ma solo un range perché le variabili da considerare e da incrociare sono tante: la rigidità cadaverica, la presenza di ipostasi, la temperatura dell’ambiente circostante e quella corporea (nelle morti traumatiche il corpo si raffredda più lentamente), se la vittima indossava indumenti e quanti, il suo peso, se ha una massa grassa importante o meno, ecc. Con altrettanta certezza il professionista ha ribadito in aula la causa del decesso di Rosina Carsetti: asfissia acuta da strozzamento. Aveva iniziato a ricostruire le fratture riscontrate al momento dell’autopsia, erano passati appena da 10 minuti dall’inizio della testimonianza, che il presidente della Corte ha chiesto di evitare la proiezione delle foto relative all’autopsia della vittima, alcune particolarmente forti per persone meno aduse a vedere questo tipo di immagini.

Rispondendo alle domande del pubblico ministero Vincenzo Carusi e dei legali delle difese Valentina Romagnoli, Olindo Dionisi e Barbara Vecchioli, Scendoni ha quindi riferito in maniera puntuale tutte le lesioni riscontrate sul corpo di Rosina: 13 coste rotte con 16 focus fratturativi, di cui uno nella parte posteriore, lussazione della clavicola destra vicino alla scapola, petecchie emorragiche indicative di morti asfittiche e frattura del cornetto superiore. Tutte lesioni ritenute non compatibili con una caduta né con le operazioni di rianimazione praticate dal 118: «La paziente è stata sicuramente rianimata – ha chiarito -, se c’è stato un processo traumatico antecedente, si è andato a insistere in un distretto toracico dove già c’erano le fratture». Per il medico legale è impossibile che un massaggio cardiopolmonare possa fratturare 13 coste provocando fratture anche nella parte posteriore (ne è stata riscontrata una), e sicuramente le manovre di rianimazione non sono in grado di provocare né una lussazione alla clavicola, né la frattura del cornetto che si trova al livello del collo, quest’ultima semmai può essere provocata da una pressione esercitata all’altezza del collo. Mentre per l’origine della lussazione della clavicola, il medico legale ha ipotizzato o una natura contusiva (una caduta o un colpo dato) o a seguito di un tentativo di immobilizzazione facendo pressione, con dei movimenti di contro-resistenza, dei contraccolpi della vittima. «La causa mortis – ha poi puntualizzato il medico legale – è riconducibile in maniera inequivocabile a un’asfissia acuta da strozzamento a cui si è aggiunto un meccanismo di compressione toracica e non si esclude anche un meccanismo occlusivo delle vie aeree per via della lesione al tubercolo della mucosa labiale superiore». Per il professionista è possibile che tutto si sia realizzato in pochi minuti (3 o 4 minuti), la compressione del mantice toracico potrebbe aver accelerato il processo asfittico.

Alla fine dell’udienza Enrico Orazi ha commentato le dichiarazioni del medico legale: «I dottori del 118 hanno detto che le costole si potevano rompere facendo pressione, lui ha detto di no. Mia moglie soffriva di osteoporosi, tante volte casca da sola, che ne so io». Accanto a lui l’avvocato Vecchioli: «Non c’è stata alcuna attività di indagine sulla cella che potrebbe aver agganciato il telefono di Enrico Orazi. C’è una carenza di indagine. Per quanto riguarda il medico legale, ha riferito che la lussazione della clavicola può essere ascritta a una caduta a terra del corpo, se andiamo ad analizzare le cause ad una ad una ogni lesione può avere una genesi a sé». «Continuiamo a ritenere – ha precisato l’avvocato Romagnoli – che buona parte del materiale acquisto da Russo non possa entrare nel fascicolo del dibattimento. Oggi abbiamo voluto evidenziare che fino alle 17.46 questa famiglia è sempre rimasta in contatto con il mondo esterno: Arianna manda il messaggio alla sua amica, Enea fotografa il tramonto, Rosina chiama le amiche, tutta una serie di circostanze che sono totalmente incompatibili con una dinamica che vorrebbe in quella fascia oraria consumato un omicidio».

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