Cronaca

Delitto di Montecassiano, a gennaio parte il processo in Corte d’Assise – VIDEO

Oggi la figlia, il nipote e il marito di Rosina Carsetti - la 78enne uccisa in casa la vigilia di Natale - sono stati rinviati a giudizio. L'avvocato Netti: «Le nebbie restano attorno a due, Arianna ed Enrico, non al ragazzo che non era in casa»

MONTECASSIANO – Il prossimo 20 gennaio si aprirà davanti ai giudici della Corte di Assise di Macerata il processo a carico di Arianna Orazi, 49 anni, del figlio 21enne Enea Simonetti e del padre 79enne Enrico Orazi, tutti accusati, in concorso, dell’omicidio pluriaggravato di Rosina Carsetti, madre di Arianna (nonna di Enea e moglie di Enrico). Questa mattina il giudice dell’udienza preliminare Claudio Bonifazi ha rinviato a giudizio i tre familiari di Rosina accusati di averla uccisa nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale dello scorso anno. Il delitto era avvenuto all’interno della villetta in cui i cinque vivevano in via Pertini 31 a Montecassiano.

Enea Simonetti all’arrivo in Tribunale

Di quel pomeriggio gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Vincenzo Carusi, hanno ricostruito tutto ciò che poteva essere ricostruito attraverso i tabulati telefonici, le immagini delle telecamere di videosorveglianza e le analisi effettuate dal medico legale e dai carabinieri. In particolare il medico legale Roberto Scendoni ha collocato la morte di Rosina (deceduta a seguito di strozzamento) tra le 16.30 e le 18.30. Rosina era sicuramente in vita alle 16.57, quando ha fatto un’ultima chiamata a una sua amica ma senza ottenere risposta. In quei momenti la 78enne era sicuramente agitata perché aveva provato a chiamare tre amiche in maniera compulsiva, dai tabulati infatti risultano cinque chiamate fatte in due minuti e 40 secondi. Poi silenzio. Il nipote Enea era uscito da casa alle 17.45 per poi rientrare verso le 19.50.

Gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli

Per i suoi legali, Andrea Netti e Valentina Romagnoli, il delitto sarebbe stato consumato quando il 21enne era fuori. «Oggi – ha affermato l’avvocato Netti, che insieme alla collega Valentina Romagnoli difende Arianna ed Enea, a margine dell’udienza – abbiamo sollevato al giudice elementi oggettivi, abbiamo cercato di unire i tasselli di un mosaico che è già dentro il fascicolo: alle 20 i medici del 118 arrivati nella villetta hanno refertato che non hanno trovato ipostasi che dopo un’ora si iniziano a formare e che dopo tre ore sono già evidenti, dunque l’omicidio non può essere avvenuto verso le 16.30. Così come hanno rilevato l’assenza di rigidità cadaverica sia al livello delle braccia sia della mandibola, questo significa – ha insistito Netti – che l’evento è avvenuto molto più vicino alle 20 e in quel momento Enea non era in casa».

L’avvocato Barbara Vecchioli

Questa mattina in Tribunale erano presenti Arianna Orazi, il figlio e il nonno, quest’ultimo è l’unico ad essere in libertà. I tre oggi si sono rivisti per la prima volta, l’ultima era stata a febbraio scorso quando erano stati arrestati Arianna e il figlio. Oggi il 79enne si è commosso al termine dell’udienza. «Non sta bene, un attimo di commozione è normale», ha detto l’avvocato Barbara Vecchioli per poi precisare: «La complessità della vicenda è tale da richiedere un approfondimento sugli elementi fino ad ora raccolti». A conclusione dell’udienza preliminare il giudice ha fissato un’udienza filtro tra due settimane per il conferimento dell’incarico a un perito che dovrà trascrivere le intercettazioni ambientali eseguite nel corso delle indagini. Per i difensori di Arianna ed Enea, infatti, in alcuni casi non ci sarebbe concordanza tra l’audio e la trascrizione fatta dal consulente della Procura. I legali hanno riproposto anche al gup (come avevano fatto il 30 settembre scorso davanti al gip) la modifica della misura nei confronti di Enea in quella meno afflittiva dei domiciliari, ma il giudice si è riservato di decidere entro cinque giorni.

Enrico Orazi

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