Cronaca

Civitanova Marche, dà la moglie per morta in un incidente e spilla 60.000 euro a un frate. Condannato

Un 39enne è stato condannato a un anno e tre mesi per truffa e molestie, assolto dall'accusa di estorsione. Riconosciuto il vizio parziale di mente per ludopatia

Il tribunale di Macerata

MACERATA – Prima era un parrocchiano vittima di un tragico incidente stradale in cui era morta la moglie, poi un parrocchiano con la moglie ancora viva ma in difficoltà economiche. Tante scuse per ottenere tanti soldi: 60.000 euro in quattordici mesi. È stato condannato a quindici mesi di reclusione per truffa e molestie V.D.M, 39enne originario di San Giovanni Rotondo ma da anni residente a Civitanova. Il giudice Francesca Preziosi lo ha invece assolto dall’accusa di estorsione. Il pubblico ministero aveva chiesto cinque anni per tutti i reati contestati.

Il processo è stato discusso oggi pomeriggio in Tribunale a Macerata. I fatti contestati invece risalgono al periodo compreso tra gennaio 2014 e marzo 2015 quando, secondo la ricostruzione accusatoria – il fascicolo è del sostituto procuratore Claudio Rastrelli –, si sarebbe fatto inviare da un frate del Convento Cuore Immacolato di Maria di Borgo Maggiore (Repubblica di San Marino) la bellezza di 60.000 euro muovendolo a compassione con storie drammatiche: dall’incidente e la morte della moglie alle difficoltà economiche contingenti di un fedele parrocchiano. Tutti racconti inventati di sana pianta seguiti dalla promessa, mai mantenuta ovviamente, di restituire tutto il denaro. Ma il parrocchiano e il frate in un anno e due mesi non si erano mai visti, neppure una volta, le richieste di soldi venivano effettuate attraverso telefonate continue sia sul cellulare del frate sia sul numero fisso del convento. Per questo il 39enne era accusato di truffa e molestie.

L’avvocato Domenico Biasco

Ma al giovane era contestato anche il reato di estorsione: avrebbe minacciato più volte il frate che se non gli avesse versato le somme di denaro richieste avrebbe detto ai confratelli di tutti i precedenti prelievi che aveva fatto dalle casse del convento. Oggi al termine della requisitoria il pubblico ministero Stefano Lanari ha chiesto la condanna a cinque anni. Nel corso del controesame alla vittima effettuato dal difensore dell’imputato, l’avvocato Domenico Biasco, era però emerso che il frate aveva capito quasi subito di avere a che fare con un truffatore, ma nonostante questo aveva continuato a spedirgli i soldi richiesti. Oggi, il giudice Preziosi ha condannato il 39enne a un anno e tre mesi di reclusione per truffa e molestie, assolvendolo invece dall’accusa di estorsione.

«Voglio evidenziare – ha commentato l’avvocato Biasco – che un corretto dibattimento spesso fa emergere lacune investigative. Eravamo convinti fin dall’inizio che l’estorsione non ci fosse. È stato riconosciuto un vizio parziale di mente legato alla ludopatia, si tratta della seconda volta al tribunale di Macerata per il mio cliente. All’epoca, infatti, era vittima del demone del gioco, le truffe ai preti erano dettate dall’impulso di giocare con macchinette o a carte».

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