Cronaca

«Cinquecento euro per testimoniare». Ex vicina di casa condannata a due anni

I fatti risalgono al 2014 e sarebbero avvenuti a Recanati. Oggi i giudici del collegio hanno riqualificato il reato da tentata concussione a tentata induzione indebita a dare o promettere utilità

MACERATA – Avrebbe testimoniato solo in cambio di 500 euro. Quarantaseienne condannata a due anni di reclusione, al risarcimento da quantificare in sede civile e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 2.500 euro alla parte civile.

La vicenda risale a circa sei anni fa quando una dipendente dell’Asur di Recanati intentò una causa civile per ottenere il risarcimento dei danni causati dal crollo di un muro su un terreno confinante. Una porzione di muro crollò sull’auto al cui interno c’erano la figlia e il fidanzato della dipendente Asur, i due giovani fortunatamente non riportarono lesioni ma l’auto fu visibilmente danneggiata. Al momento del crollo, lì vicino stava passando una vicina di casa che aveva assistito alla scena, una campana che oggi ha 46 anni e che qualche tempo dopo quei fatti tornò nel suo paese di origine. La recanatese la contattò per chiederle di testimoniare nel processo civile, e riferire quello che aveva visto. La campana prima disse di sì poi però iniziò ad addurre varie difficoltà per raggiungere le Marche per testimoniare.

L’avvocato Alessia Pepi

La recanatese si offrì di aiutarla in qualche modo con le spese del viaggio ma l’ex vicina alla fine fu netta: «Dammi 500 euro e vengo a testimoniare altrimenti non se ne fa niente». La recanatese a quel punto, decisa a non pagare alcun “obolo” o somme non dovute, decise di registrare la conversazione e la denunciò. Il pubblico ministero Luigi Ortenzi avviò mirate indagini per ricostruire l’accaduto e alla fine contestò alla campana il reato di tentata concussione. Oggi la discussione in tribunale a Macerata. Il pubblico ministero Vincenzo Carusi ha chiesto la condanna dell’imputata a due anni di reclusione, i giudici del collegio presieduto da Roberto Evangelisti hanno riqualificato il reato in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità e hanno condannato l’imputata a due anni di reclusione, al pagamento del risarcimento da quantificare in sede civile e a una provvisionale di 2.500 alla persona offesa costituitasi parte civile con l’avvocato Alessia Pepi.

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