Cronaca

Cingoli, scopre l’infedeltà della moglie e lei lo denuncia per violenza sessuale

L'uomo, in primo grado, è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione. La sentenza è stata però riformata in Appello: assolto perché il fatto non sussiste

MACERATA – Scopre che la moglie ha una relazione extraconiugale con un italiano e chiede il divorzio lei lo denuncia per maltrattamenti e violenza sessuale. L’uomo, un 65enne che all’epoca dei fatti viveva a Cingoli, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale, dopo due anni è arrivata l’assoluzione.

Ieri, 16 settembre, i giudici della Corte d’Appello di Ancona hanno riformato la sentenza di primo grado e assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”. Tutto era iniziato a febbraio del 2017 quando la donna, anche lei marocchina, presentò una denuncia nei confronti del marito dichiarando che lui aveva avuto nei suoi confronti atteggiamenti violenti ed aggressivi, sia verbali che fisici (durante le discussioni era stata presa a calci e schiaffi, ndr). L’avrebbe più volte minacciata di morte per soggiogarla psicologicamente e sottometterla ai suoi voleri, anche sul piano sessuale imponendole rapporti anche quando lei non voleva, costringendola a vivere in uno stato di continua prostrazione e paura. Negli ultimi tempi, poi, l’avrebbe minacciata di farle del male se non avesse smesso di lavorare e di indossare abiti occidentali.

In primo grado, l’avvocato dell’imputato, Massimiliano Cingolani, produsse documenti che dimostravano la non attendibilità della persona offesa chiedendo l’assoluzione del proprio assistito, anche il pubblico ministero chiese l’assoluzione ma il giudice dell’udienza preliminare assolse il 65enne dall’accusa di maltrattamenti e lo condannò a due anni e mezzo di reclusione per il reato di violenza sessuale.

Una volta depositate le motivazioni il legale ha impugnato la sentenza in appello evidenziando come non ci fosse neppure un certificato medico che attestasse le violenze subite dalla donna, nessuna denuncia negli ultimi 17 anni e le lacune che a suo dire ci sarebbero nelle dichiarazioni della donna. La ricostruzione dei fatti effettuata dall’avvocato, sarebbe assolutamente diversa.

Il marito, un giorno, avrebbe trovato sul cellulare della moglie foto di lei con un italiano in atteggiamenti più che amichevoli, il resto era contenuto nella chat Whatsapp dove lo scambio di messaggi tra lei e l’italiano lasciava poco spazio a dubbi. È stato così che l’uomo era tornato in Marocco e al Tribunale di Casablanca aveva presentato il ricorso per ottenere il divorzio. Otto giorni dopo, la moglie aveva presentato la denuncia per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, affermando che sin dall’inizio del loro rapporto, dal 2000, lui l’aveva maltrattata in più occasioni e costretta ad avere con lui rapporti sessuali senza il suo consenso. Non solo. Negli ultimi tempi lui l’avrebbe aggredita sia per avere con lei rapporti di natura sessuale sia per costringerla a costumi islamici conservatori. Il 6 giugno di quell’anno fu fissata l’udienza per il tentativo di conciliazione nel procedimento per il divorzio e una settimana prima la donna rimise la querela, ma il procedimento per maltrattamenti e violenza sessuale è andato avanti perché i reati sono entrambi procedibili d’ufficio. Ieri la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello di Ancona.

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