Cronaca

Cingoli, «maltrattata per sei anni dal compagno». Condannato un 51enne

Tre anni e sei mesi è la pena inflitta dal giudice del Tribunale di Macerata che ha assolto l'imputato e un 33enne dall'accusa di tentata violenza privata. I fatti contestati sarebbero avvenuti dal 2014 al 2020

Il tribunale di Macerata

CINGOLI – Maltrattamenti alla compagna e aggressioni anche quando lei è incinta, 51enne condannato a tre anni e sei mesi di reclusione. Lo ha stabilito ieri il giudice del Tribunale di Macerata Andrea Belli (l’accusa in aula è stata sostenuta dal pubblico ministero Raffaela Zuccarini) che ha condannato un 51enne originario di Jesi per i reati di maltrattamenti in famiglia e due episodi di lesioni. Il giudice ha invece assolto dall’accusa di tentata violenza privata sia il 51enne sia un 33enne dell’Anconetano.

In base a quanto ricostruito dall’accusa i maltrattamenti nei confronti della donna, straniera, sarebbero andati avanti per sei anni, dal 2014 al 2020, rendendo talmente dolorosa la convivenza tanto da farle pensare anche al suicidio. Gli episodi finiti al centro del processo sarebbero avvenuti tra Cingoli e Jesi. Per l’accusa (il fascicolo è del pubblico ministero Enrico Barbieri) il 51enne in più occasioni avrebbe ingiuriato e minacciato la compagna anche davanti ad altre persone. L’avrebbe poi controllata monitorando sia il suo cellulare sia i suoi spostamenti attraverso delle applicazioni in uso sul suo smartphone. Ma poi i maltrattamenti sarebbero diventati fisici: una volta l’avrebbe presa a calci togliendole il cellulare per poi abbandonarla in un posto isolato in campagna. A fine 2016 l’avrebbe chiusa in una stanza a casa puntandole un coltello alla gola e stringendole il collo.

L’anno successivo, quando la donna era incinta, lui l’avrebbe presa a calci e spinta facendola finire al pronto soccorso. Qualche anno dopo il 51enne in presenza del figlio le avrebbe lanciato una sedia per poi colpirla con schiaffi, calci e pugni. La donna sarebbe caduta a terra e lui le si sarebbe seduto sopra premendole le dita sugli occhi e stringendole le mani al collo. Anche quella volta la compagna finì al pronto soccorso e i medici le riconobbero una prognosi di 19 giorni. Ieri dunque la condanna. Una volta depositate le motivazioni l’imputato potrà decidere se ricorrere in Appello. 

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