Cronaca

“Ciao Martingegno, inventore buono e bizzarro”. Si è spento Martino Romanelli artista jesino

Il ricordo commosso dei familiari e amici che gli sono sempre stati accanto, anche nel calvario della malattia

Martino Romanelli

JESI – Lutto in città per Martino Romanelli, 62 anni, imprenditore, manutentore, artista, creativo e personaggio a tutto tondo. Originario di Monsano, abitava a Jesi dove era particolarmente conosciuto per l’estro creativo e per frequentare i locali ritrovo degli artisti. Primo tra tutti il “Tamburo Battente” di Castelbellino, circa 30 anni fa, quando insieme al suo eclettico titolare Gino Sampaolesi (artista, oste geniale mancato nel 2018, ndr.) inscenava bizzarre performance al confine tra arte e teatralità. In questi anni lo si vedeva spesso all’Hemingway Cafè di Jesi, sempre impegnato a inventare qualcosa o partecipare alle serate musicali e teatrali. Imprenditore, precursore delle tendenze e inventore, Martino Romanelli oltre 30 anni fa aveva investito negli autolavaggi. Un uomo dalle mani d’oro, era un manutentore, aveva lavorato anche per la MSC Crociere. Inventava, creava e faceva funzionare le cose.
Martino, conosciuto con il soprannome “Martingegno”, si è spento sabato a causa di una malattia scoperta un anno e mezzo fa, ma che si era acutizzata ferocemente negli ultimi mesi al punto da strapparlo all’amore della sua famiglia e dei suoi amici. L’ultimo addio, lunedì alla chiesa parrocchiale di Monsano, poi l’ultimo viaggio al cimitero del paesino dove riposa. Lascia nel dolore il fratello Mario e la sorella Nella, che postando una foto sorridente di Martino lo ricorda con amore «ciao fratello mio! Il tuo spirito libero, la tua vitalità, il tuo ottimismo minimamente intaccato dalla malattia, perduri anche in cielo! Rip». Toccante anche il ricordo degli amici. «Scompare Martino, un uomo colto e grande poliedrico personaggio di Jesi. Artista visionario, capace di pensare e realizzare le situazioni più divertenti a cui abbia mai assistito, leggendarie quelle create insieme a Gino Sampaolesi – il ricordo di Davide Zannotti dell’Hemingway – la sua meravigliosa e contagiosa risata mi farà compagnia per il resto della vita, buon viaggio amico mio». Ne parla con le lacrime agli occhi e la voce carica di emozione Grazia Tiberi, che si definisce “la sua compagna di giochi”. «Martino aveva un’autentica predisposizione a inventare le cose, quello che pensava, di certo lo metteva in atto. Riparava e inventava cose che poi funzionavano davvero e nessuno sa come. Una sorta di cappellaio matto, o cappellaio magico. Lo chiamavamo Martingegno, per questo. Era buono, per davvero. Rasentava l’ingenuità, eppure era così bizzarro e divertente. Lo ricordo sempre sorridente, carico di energia positiva. Lo è stato fino all’ultimo momento, nonostante la malattia. Noi amici insieme ai fratelli ci alternavamo per restargli accanto e non lasciarlo solo, perché avevamo capito che stava arrivando la fine, ma lui continuava a scherzare e a sperare. “Vedrete che domani starò meglio”, era convinto. Lo è sempre stato. Martino era la mano destra di Gino Sampaolesi, 30 anni fa è stato il primo a cenare sospeso attaccato col tavolo e la sedia alla finestra del locale. Era meraviglioso e ci mancherà troppo vederlo in giro con quella sua sgangherata bicicletta col campanellino customizzato, i foulard colorati attaccati come a voler farsi riconoscere. Era bizzarro ma divertente, era unico».

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