Cronaca

Ascoli dà l’addio a Bruno Squarcia, una vita per il giornalismo

Decano del giornalismo marchigiano, aveva 105 anni. Fu lui a svelare la Dama Bianca di Fausto Coppi e a contattare negli anni '50 Cino Del Duca, l'editore che poi salvò e rilancio l'Ascoli calcio

macchina da scrivere
Foto di Markus Winkler da Pixabay

ASCOLI PICENO – Non solo lo storico fotografo Sgattoni. È morto oggi anche Bruno Squarcia, decano del giornalismo piceno e marchigiano. Aveva raggiunto in modo splendido i 105 anni di età. Basti pensare che l’ultimo suo articolo era stato pubblicato dal Resto del Carlino appena due anni fa, nel 2018.

Bruno Squarcia

Squarcia era nato nel 1915 a Santa Vittoria in Matenano (Fermo). Già a 15 anni, nel 1930 aveva scritto il suo primo pezzo per il Messaggero, raccontando una corsa ciclistica d’altri tempi. Da lì era partita una lunghissima carriera che lo aveva portato a lavorare come corrispondente per il Tempo, anche durante la Seconda guerra mondiale, e poi soprattutto per la Gazzetta dello Sport e il Resto del Carlino.

Realizzò molti scoop giornalistici, tra cui quello famoso del 1953 in cui svelò la presenza della «Dama Bianca», la donna segreta del campionissimo Fausto Coppi, mentre seguiva una gara sportiva nelle Marche.

Ma Squarcia fu per la città di Ascoli protagonista diretto di molte vicende storiche del Dopoguerra. La più importante delle quali fu il salvataggio dell’Ascoli calcio sempre negli anni ’50. Fu lui infatti a contattare a Parigi il grande editore Cino Del Duca, perorando la causa di un club che era destinato al fallimento. E Del Duca, nativo del piccolo paese piceno di Montedinove, che in Francia aveva fatto fortuna, salvò poi la società, costruendo lo stadio che porta il suo nome e avviando al rilancio una squadra che negli anni ’70 entrò nell’elite del calcio nazionale con la presidenza di Costantino Rozzi.

Chi scrive incontrò Bruno Squarcia nella sua abitazione di Ascoli, appena cinque anni fa, insieme al sindaco di Montedinove, Antonio Del Duca. Scopo dell’incontro proprio quello di conoscere i dettagli di quella famosa operazione di salvataggio sportivo ed economico, in vista di una pubblicazione. E l’anziano giornalista, già quasi centenario, oltre ad una cortesia e una disponibilità uniche, mostrò un’incredibile vitalità e memoria. Ricordando aneddoti, personaggi e fatti di mezzo secolo prima e anche illustrando documenti che solo lui poteva custodire.

Insomma, la sua scomparsa è sicuramente una grande perdita per l’informazione locale e per chi svolge con passione e impegno il mestiere di cronista. Per saperne di più sulla sua vita avventurosa, consigliamo certamente il bel libro che il collega Raffaele Vitali gli ha dedicato nel 2013, dal titolo Bruno Squarcia. Cronista da marciapiede (D’Auria editrice).

Ti potrebbero interessare