Cronaca

Tragedia alla Lanterna Azzurra, Fedez: «Scenario peggiore». Sfera Ebbasta: spray spruzzato anche in «altre occasioni»

In Aula davanti al giudice Francesca Pizzi hanno testimoniato i due cantanti, insieme al manager Pablo Miguel Lombroni Capalbo, in arte Shablo

Il tribunale di Ancona

ANCONA – In Tribunale ad Ancona si è tenuta una nuova udienza del processo bis per la tragedia della Lanterna Azzurra in cui morirono 5 adolescenti e una mamma 39enne nel fuggi fuggi dal locale dove era stata spruzzata una sostanza urticante. In Aula hanno testimoniato, davanti al giudice Francesca Pizzi, Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, e Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, insieme al manager di quest’ultimo Pablo Miguel Lombroni Capalbo, in arte Shablo.

Il secondo filone processuale vede nove persone imputate e si occupa delle presunte responsabilità legate alla sicurezza dentro e fuori il locale, alle carenze strutturali e al rilascio della concessione per il pubblico spettacolo. Per i due artisti è stato allestito un ingresso secondario, presidiato dalle forze dell’ordine.

Il primo ad essere sentito è stato Fedez, interrogato dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, poi dai legali di parte civile. In un passaggio della sua testimonianza, Fedez ha parlato di «scenario peggiore» riferendosi a quanto accaduto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018, uno scenario in cui si sono combinati fra loro tre elementi: il «cachet alto (17.500 euro, secondo l’accusa), spesa bassa per i biglietti (venduti a 20 euro) e capienza limitata del locale» nel quale non sarebbero potute entrare più di 500 persone.

Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri, Fedez ha confermato i contenuti dell’intervista televisiva rilasciata al giornalista Peter Gomez, visionata in aula. L’artista si era esibito due volte alla Lanterna Azzurra: secondo i pm il 23 dicembre 2015 quando vennero venduti 460 biglietti e successivamente il 27 febbraio 2016, quando ne furono venduti 470.

Nel corso della sua testimonianza Fedez rispondendo a una domanda del pm Gubinelli ha affermato che l’uso dello spray al peperoncino è più frequente nei concerti di artisti trapper e che «gli eventi dello spray al peperoncino sono concomitanti con l’esplosione di questo genere, che portava con sé un pubblico molto giovane». Secondo l’artista, inoltre, «il fatto che si promulgasse (in quel genere di concerti, ndr) un certo tipo di ostentazione opulenta, credo che potesse far pensare di trovare una refurtiva più grossa».
L’artista ha sostenuto che «questa malsana moda» fosse «sicuramente conosciuta» nell’ambiente, riferendosi anche agli episodi che si sono verificati «in occasione di due date al Forum di Assago, forse quattro-cinque anni fa, tenute da J-Ax» e che «c’era una grande attenzione nel ricercare gli spray all’interno degli zaini».

Dopo Fedez è stato sentito il manager di Sfera Ebbasta, Shablo, il quale ha ripercorso la notte della tragedia, quando a bordo di due diversi van, lui davanti e l’artista a bordo di un altro più dietro, stavano per raggiungere la Lanterna Azzurra dove Sfera Ebbasta era atteso per un dj-set. Il manager ha ricordato che l’artista non è mai arrivato alla Lanterna Azzurra e che erano arrivati a circa 1 km dal locale e di essersi trovati di fronte una coda di mezzi, tra auto, ambulanze e mezzi dei vigili del fuoco.

«Sono sceso dall’auto perché la strada era bloccata dalla fila delle auto e ho fatto il percorso a piedi» ha ricordato, spiegando di aver compreso che «la situazione era più critica di quella che era stata riferita al telefono dalla sicurezza del locale». Il manager è stato sentito anche sui dettagli relativi al contratto e in particolare ha spiegato che «l’artista non guadagna in percentuale sui biglietti venduti: noi prendiamo un fisso».

Sfera Ebbasta nel corso della sua testimonianza ha ricordato che in «altre occasioni» durante le sue esibizioni in alcuni locali era stato spruzzato spray al peperoncino e in particolare ha ricordato un’occasione in cui lo spray venne utilizzato in sala, mentre l’artista era sul palco: «L’esibizione è stata sospesa per 15-20 minuti, perché la gente accusava bruciori agli occhi: si sono accese le luci e i ragazzi della sicurezza del locale hanno aperto le porte, mentre io sono rientrato nel backstage, e solo successivamente il concerto è ripreso e la gente è stata fatta rientrare».

L’artista ha poi aggiunto: «Da quegli episodi in poi ho sempre preteso maggiore sicurezza nel locale per evitare situazioni simili» e «immagino proprio che qualcuno l’abbia fatto», ha detto rispondendo al pm Gubinelli. «Ognuno che gestisce un locale sa, per legge, – ha spiegato – quante persone possono entrare, quante persone della sicurezza utilizzare, se le uscite di sicurezza funzionano o meno», mentre il pm ha affermato: «Quella sera lei ha fatto affidamento su questo».

Ti potrebbero interessare