Cronaca

Ancona, calci, schiaffi e minacce di morte alla compagna: divieto di avvicinamento per un 33enne

Di recente l'uomo si era reso responsabile di averle torto un braccio dietro la schiena. Il questore di Ancona: «Verso le donne una deriva strutturale»

(foto Adobe Stock)

ANCONA – Questa mattina, 17 maggio, personale della squadra mobile ha dato esecuzione alla misura cautelare del divieto di avvicinamento a carico di un 33enne anconetano. L’uomo è responsabile di maltrattamenti familiari, accesso abusivo ad un sistema informatico ed interferenza illecita nella vita privata ai danni della propria compagna convivente. L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, trae origine dalla querela recentemente sporta dalla vittima contro il suo convivente. Da quanto appreso dagli investigatori, la coppia aveva stabilito una convivenza more uxorio sin dal settembre 2021, in un appartamento affittato e pagato dalla donna ma, sin da subito, l’atteggiamento dell’indagato si era dimostrato vessatorio e violento. I fatti di cui viene accusato l’uomo, consistono in percosse, calci e spintoni anche volti a buttare fuori dall’appartamento la propria convivente nonostante fosse questa a mantenerlo a livello economico ed a pagare il canone di affitto.

In un’occasione l’uomo aveva tolto le chiavi di casa alla sua convivente, pretendendo che la stessa entrasse nell’appartamento solo in sua presenza e con il suo permesso.

La vittima veniva accusata dall’uomo di non essere alla sua altezza. Di recente egli si era reso responsabile di averle torto un braccio dietro la schiena costringendo la vittima a piegarsi sul tavolo, facendola poi dormire sul tappeto perché non la voleva a letto, proferendo gravi minacce di morte anche nei confronti dei familiari di questa. Violava inoltre la riservatezza del telefono della vittima postando successivamente foto anche frutto di fotomontaggi e commenti che denigravano sessualmente la compagna. Nel periodo di convivenza seguivano altre violenze come schiaffoni e spintoni, afferrandola per la gola; in un’occasione l’indagato rompeva un manico di scopa nella schiena della vittima, fino al recente periodo quando la donna lasciava l’appartamento per rifugiarsi dai propri familiari.

A fronte dei gravi fatti appresi nella fase investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari, in accoglimento delle richieste avanzate dalla Procura della Repubblica procedente, disponeva nei confronti dell’uomo il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla parte offesa ovunque questa si trovi, con particolare riferimento all’abitazione dei familiari della donna, mantenendo la distanza di almeno cinquecento metri dalla medesima persona.

Il questore di Ancona: «Un appello alle donne, a riprova di quanto esista non solo un’emergenza, ma una deriva strutturale, affinché non attendino il miracolo di una redenzione: perché quegli uomini che agiscono con violenza, quasi sempre si muovono su un solco ereditato in famiglia, mai abbastanza sanzionato socialmente, non cambieranno, se non verranno aiutati a farlo. La violenza contro le Donne nasce, cresce ed esplode, seguendo il tracciato di asimmetrie che non abbiamo colmato e che vanno a bruciare le relazioni in un cortocircuito trasversale a generazioni, latitudini, condizioni economiche e culturali. Nel dolore, ma senza stanchezza, sta a noi investire in più protezione, in più educazione al rispetto, in una risposta di sistema, coordinata, sinergica; nel trovare le parole giuste per raccontare ogni storia come fosse la prima e lottando perché sia l’ultima».

La Polizia di Stato è da tempo vicina alle Donne vittime di violenza attraverso molteplici strumenti ed una campagna di informazione permanente “Questo non è amore”, volta a sensibilizzarle sulla necessità di imparare a riconoscere in maniera tempestiva i segnali di un rapporto pericoloso e a non cedere all’impulso di negare la realtà per la paura di restare sole. “Se il partner ti tiene lontana dalle persone che ami, se controlla il tuo abbigliamento, se pretende di leggere le tue mail, i tuoi messaggi, di ascoltare le telefonate, se ti umilia, ti impone rapporti sessuali non voluti in quel momento, ti deride…Tutto questo non è amore”.

Aiutiamo le Donne a reagire, e se ancora la vittima non è pronta a formulare una denuncia penale, ricordiamole che può ottenere un provvedimento di Ammonimento dal Questore, sia per stalking che per violenza domestica, che impone immediatamente al persecutore suo aguzzino di cessare qualsiasi condotta che interferisca con la vita della vittima, e che se l’ammonito prosegue nelle sue condotte scellerate, si procede d’ufficio ai sensi dell’art. 612 bis, senza necessità di un atto di querela da parte della vittima.   

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