Cultura

L’intrusa di Leonardo Di Costanzo: la camorra e un dilemma insolubile

Opera seconda meno potente dell'opera di esordio "L'intervallo", riesce però a sedimentare dentro e a stimolare pungenti riflessioni

L'intrusa
Immagine del film "L'intrusa" (Foto: Cinema)

Dopo il debutto felice nel cinema di finzione del 2012 con L’intervallo, film che gli valse il David di Donatello come miglior regista esordiente, il documentarista ischitano Leonardo Di Costanzo torna con L’intrusa. Presentato all’ultimo Festival di Cannes nella Quinzaine Des Réalisateurs, arriverà nelle sale italiane il 28 settembre distribuito da Cinema di Valerio De Paolis.

Se L’intervallo era una storia d’amore adolescenziale, tra prigioniera e carceriere, vissuta come una breve fuga dal mondo adulto della camorra, L’intrusa è un racconto su chi con la camorra ci convive e giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. “Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza, tra tolleranza e fermezza”, spiega Di Costanzo. “L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo”.

Protagonista è Giovanna, interpretata dalla danzatrice e coreografa Raffaella Giordano, che già ha incarnato la cupa madre di Leopardi ne Il giovane favoloso di Mario Martone. L’artista ha esitato a lungo prima di accettare, perché il suo mondo artistico è privo di parole, ma Di Costanzo voleva per il ruolo qualcuno che venisse dal teatro, non necessariamente parlato.

La sua Giovanna è la fondatrice del centro “la Masseria” a Napoli, luogo di gioco e creatività al riparo dal degrado e dalle logiche mafiose. Ed è proprio alla Masseria che, con i suoi due figli, cerca rifugio Maria (Valentina Vannino), giovanissima moglie di un camorrista arrestato per un efferato omicidio. Maria rappresenta tutto quello da cui le madri dei bambini che frequentano il centro stanno cercando di proteggere i loro figli, e Giovanna si trova così di fronte a una scelta esiziale: Maria, l’intrusa, va accolta o allontanata? A sua figlia Rita (Martina Abbate), dura e coriacea ma sotto sotto tenera, va data la speranza di un futuro diverso o va tenuta alla larga per evitare rischi e ritorsioni? Chi va difeso, il gruppo o chi – senza dirlo – chiede l’ultima possibilità di sfuggire a una vita già scritta? Un dilemma di non facile risposta.

Meno potente de L’intervallo, L’intrusa è un film che sedimenta dentro. Senza forza dirompente, ma lasciando comunque una sua scia di considerazioni. Il finale, che inizialmente sembra stonato e inatteso, è invece il colpo di coda che fa innalzare tutto il film e dà pungenti stimoli di riflessioni.

Raffaella Giordano è inizialmente respingente nella sua recitazione: la sua Giovanna è un personaggio distante, con cui non è facile entrare in contatto. Ma quel suo tenere a distanza è forse anche la distanza che è costretto a costruirsi chi lavora a contatto con un mondo di convivenza e silenziosa lotta contro una criminalità che toglie spazio e futuro.

Ecco il trailer de L’intrusa:

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