Benessere

Rientro a scuola, come aiutare bambini e ragazzi ad adattarsi alla nuova realtà

Il ritorno sui banchi in un clima incerto richiede grandi capacità di adeguamento, che i più giovani, se sostenuti nella maniera adatta, sono in grado di sviluppare

l'uso della mascherina a scuola per evitare i contagi da covid-19

Si torna a scuola. Dopo sei mesi di interruzione, un’interruzione improvvisa seguita da molteplici e convulsi cambiamenti, bambini e ragazzi tornano nelle aule, in un clima di incertezza. Se loro, pur disorientati, si dicono felici di riprendere e soprattutto di rivedere i loro compagni, molti genitori manifestano la forte preoccupazione di non riuscire a gestire eventuali scenari che si dovessero verificare in caso di positività al virus SARS-CoV2 di alunni e insegnanti. L’inizio dell’anno scolastico avviene in un clima teso, alimentato dalle notizie del costante aumento dei contagi e dalla mancanza di indicazioni chiare e univoche.

La vita scolastica sarà segnata da importanti cambiamenti, a cominciare dalla distanza fisica dai compagni. Ci saranno importanti limitazioni nella possibilità di movimento e di interazione e molte nuove regole, una condizione nuova che necessita di un tempo per essere digerita e assimilata. Negli alunni, molti già emotivamente provati dallo stress degli ultimi mesi, sono prevedibili difficoltà di concentrazione, irritabilità, tendenza a isolarsi o al contrario una socialità compulsiva; nei ragazzi potrebbe aumentare il rischio di abuso di alcol, sostanze e dipendenze tecnologiche. L’aspetto psicologico del ritorno a scuola, passato in sordina rispetto alle discussioni sulla sicurezza, merita invece particolare attenzione e cura, evitando sia la minimizzazione che la drammatizzazione, entrambe dannose e fuorvianti.

Cosa si può fare per aiutare i bambini e i ragazzi a rientrare a scuola nel modo più sereno possibile? Tutti possono fare una parte: genitori, insegnanti ed esperti. A scuola, è indispensabile prevedere uno spazio per ricostruire un significato condiviso sull’esperienza vissuta, per parlare delle emozioni legate all’emergenza passata e alla necessità di imparare a convivere con l’attuale realtà inedita e complessa. Per intercettare eventuali segnali di malessere, e soprattutto per promuovere e sviluppare le risorse necessarie ad affrontare il cambiamento e prevenire la manifestazione del disagio, nel protocollo di sicurezza per la riapertura, grazie a una convenzione tra Ministero dell’Istruzione e Ordine Nazionale degli Psicologi (che però rimanda a ulteriori intese e provvedimenti), è stato introdotto il supporto psicologico. Le attività di sostegno psicologico avranno l’obiettivo di fronteggiare insicurezza, stress, timore di contagio, difficoltà di concentrazione, nonchè di aiutare a costruire un clima di collaborazione e cooperazione che permetta anche l’adesione e la concreta applicazione delle norme di protezione. Il supporto psicologico è previsto sia per alunni e famiglie che per gli insegnanti; questi ultimi si trovano infatti a dover sostenere gli alunni nel complesso adattamento alla nuova realtà e nel contempo a dover gestire il proprio stress e le proprie preoccupazioni, cercando di trasmettere a bambini e ragazzi un senso di fiducia e di sicurezza.

Bambini e ragazzi hanno trascorso sei mesi con una nuova e inedita autogestione del tempo, con una nuova organizzazione familiare e l’improvvisa sospensione delle abitudini quotidiane. A casa, occorre aiutarli a riprendere una routine quotidiana, a ristrutturare il rito giornaliero a cominciare dalla sveglia e dalla colazione. L’adozione delle norme comportamentali e dei dispositivi di sicurezza deve essere integrata nelle routine giornaliere: igienizzazione delle mani, uso della mascherina se previsto in base all’età, misurazione della temperatura, possono diventare gesti routinari, al pari del lavarsi i denti e pettinarsi. Spogliati dei significati e delle emozioni che gli adulti vi proiettano, i bambini li vivono in modo naturale come ogni altro gesto della vita quotidiana, senza i turbamenti o i traumi paventati dagli adulti. Anche bambini molto piccoli sanno dimostrare una saggezza superiore a quella degli adulti, ricordano molto bene le semplici regole di comportamento e dicono semplicemente “Adesso bisogna fare così per tenere lontano il virus”. Per i bambini più piccoli, le regole possono essere spiegate e ricordate attraverso il gioco o semplici filastrocche che si possono trovare con facilità su internet.

In linea teorica sappiamo bene quali siano i bisogni psicologici dei bambini, l’ideale a cui tendere. Non c’è dubbio che abbiano bisogno di muoversi, di socializzare, di comunicare attraverso il corpo e il contatto fisico e che le limitazioni attuali non permettano di soddisfare appieno questi bisogni. Tuttavia in questo momento la realtà con cui dobbiamo fare i conti è questa, ci troviamo in una situazione nuova di cui non conosciamo l’evoluzione e dobbiamo trovare un accettabile compromesso tra i loro bisogni e la tutela della salute loro, dei loro genitori, dei loro nonni, di tutta la comunità. Dobbiamo anche fare attenzione a non confondere i bisogni dei bambini con la proiezione dei bisogni degli adulti, usando i bambini come alibi e strumentalizzandoli, come è chiaramente avvenuto a un certo momento durante il lockdown. La cosa più utile che possiamo fare ora è aiutarli ad accettare la realtà e non subirla passivamente o con sterile rabbiosità, ma a farne anche opportunità di cambiamento e di educazione, dando per primi l’esempio nel fare la propria parte senza scaricare sempre la responsabilità su qualcun altro.

I bambini hanno grande capacità di adattamento; se hanno spiegazioni adeguate, possibilità di parlare in famiglia, genitori con un sufficiente equilibrio psichico, possono vivere anche questa situazione nuova come qualcosa di complicato, certamente, ma non terribile e traumatico. “Penseranno di andare in ospedale, invece che a scuola!”, è una comune osservazione. No, in realtà anche i bambini piccoli se adeguatamente informati sanno distinguere benissimo e anche capire che in questo modo la scuola è un luogo più sicuro in cui poter continuare a imparare, fare esperienze e stare con gli altri. Piuttosto che lamentarci sterilmente che, ad esempio, con le mascherine non possono comunicare come sarebbe giusto alla loro età, insegniamogli con il gioco a farsi capire e a trasmettere emozioni con gli occhi, con i gesti e con le parole. Anche quando le mascherine non serviranno più, questo resterà come un insegnamento prezioso.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950
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