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Ridere e far ridere, quale tipo di umorismo possiedi?

L'umorismo aiuta a vivere con più leggerezza e ad avere migliori relazioni con gli altri. Ma ci sono tipi di comicità che possono essere nocivi per noi e per gli altri. Il punto con la psicoterapeuta Lucia Montesi

Immagine di repertorio

Il senso dell’umorismo è una di quelle caratteristiche che quasi tutti pensiamo di possedere. La maggior parte delle persone afferma infatti di avere senso dell’umorismo, anche se poi nei fatti non sempre viene compreso e apprezzato dagli altri e il feedback può non corrispondere alla percezione del soggetto. In effetti l’umorismo è un costrutto complesso di difficile definizione, i cui affascinanti meccanismi non sono stati ancora compresi appieno dalla scienza. Numerose variabili incidono nel rendere comico o divertente un aspetto della realtà e nel suscitare o meno una risata. Le persone hanno poi  punti di vista diversi su cosa sia divertente, e modi diversi di usare l’umorismo.

La classificazione elaborata da R. Martin e dai suoi collaboratori distingue ad esempio quattro tipi di umorismo:

L’umorismo affiliativo viene usato per creare un clima allegro e positivo, per migliorare le relazioni con gli altri, per far divertire, ad esempio facendo battute scherzose. Si tratta di un umorismo benevolo, gioioso, correlato a caratteristiche personali come estroversione e buona autostima. Le persone che usano principalmente questo tipo di umorismo tendono ad avere minori livelli di depressione e di ansia.

L’umorismo autorinforzativo consiste nell’avere una prospettiva umoristica di fronte agli eventi della vita, anche quelli negativi, riuscendo a cogliere aspetti comici o divertenti anche nelle avversità. Consiste nel saper ridere di sé stessi, nel non prendersi troppo sul serio, in un atteggiamento bonario sia verso sè stessi che verso la vita. Anche chi usa questo tipo di umorismo tende ad avere buona autostima, estroversione, minori livelli di stress, ansia e depressione e migliore resilienza.

–  L’umorismo può essere utilizzato anche per danneggiare gli altri. È il caso dell’umorismo aggressivo, usato, anche in modo sottile, per deridere, mettere in ridicolo, umiliare, offendere, mettere in cattiva luce gli altri. Può essere un modo passivo e indiretto di esprimere aggressività senza esporsi più di tanto, senza esprimere chiaramente il proprio pensiero, potendo sempre ritirarsi con un “Ma io stavo scherzando!”. Questo tipo di umorismo può ferire e offendere gli altri e, per quanto sia da alcuni apprezzato, in genere produce una reazione negativa.

– Nell’umorismo autosvalutativo mettiamo in ridicolo noi stessi per ottenere l’approvazione degli altri, sottolineando i nostri difetti o sminuendo le nostre qualità. Chi utilizza questo tipo di umorismo tende ad avere difficoltà ad esprimere emozioni e sentimenti e ad avere minore autostima, maggiori livelli di ansia e depressione.

Nel senso dell’umorismo intervengono non solo aspetti emotivi, ma anche abilità cognitive. Per comprendere una battuta scherzosa, ad esempio, serve un certo grado di intelligenza. Le batture umoristiche, le barzellette sono infatti costruite su una incongruenza tra la prima parte, che genera una certa aspettativa nell’interlocutore, e la conclusione che sovverte l’aspettativa: solo quando capiamo qual è la chiave di lettura che spiega l’incongruenza, allora scoppiamo a ridere. A volte invece rimaniamo perplessi e diciamo “Non l’ho capita”: la battuta non ci fa ridere perché non riusciamo a cogliere la soluzione che dà il senso al finale.

Per capire l’umorismo dobbiamo anche possedere una “teoria della mente”, ovvero essere in grado di immaginare che gli altri hanno stati mentali diversi dai nostri, immaginare le loro intenzioni, capacità che può essere ancora non sviluppata nei bambini piccoli, o carente nelle persone con caratteristiche dello spettro autistico.

Poter usare un umorismo sano, non distruttivo per noi e gli altri, è una risorsa molto preziosa. L’umorismo si è dimostrato un fattore protettivo nei confronti di stress, ansia, depressione, traumi. Aiuta a mettere una distanza tra noi e gli stati emotivi spiacevoli, a vedere anche le avversità sotto una luce meno minacciosa e a renderle più affrontabili. Permette di sdrammatizzare le situazioni, di alleggerire tensioni e conflitti. Permette di dire cose scomode o che mettono a disagio con meno imbarazzo e in modo più accettabile. Infine la risata, che di solito lo accompagna, è una scarica benefica per il nostro corpo, producendo una cascata di effetti positivi per la nostra salute.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950
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