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Psicopatologia e lealtà familiare: quando i condizionamenti della famiglia ostacolano lo sviluppo personale

In ogni famiglia esiste un sistema di lealtà visibili e invisibili che influenza il modo in cui ogni membro della famiglia può pensare, sentire ed agire. Più i vincoli di lealtà sono rigidi, maggiore è il rischio di psicopatologia

Foto di tung256 da Pixabay

“Lealtà” è una parola che comunemente possiede una forte connotazione positiva ed è usata come sinonimo di sincerità, onestà e fedeltà, ma in psicologia, e in particolare in psicoterapia familiare, assume un significato diverso e più complesso: descrivere quell’insieme di condizionamenti che determinano i comportamenti di un individuo, sia funzionali che patologici, e che possono ostacolare il cambiamento. Il concetto di lealtà è fondamentale per comprendere i rapporti familiari: in ogni famiglia esiste un sistema di lealtà visibili e invisibili che influenza il modo in cui ogni membro della famiglia può pensare, sentire ed agire. La lealtà è “l’invisibile tessuto delle aspettative del gruppo”, “un bilancio invisibile che contabilizza gli obblighi passati e presenti tra i membri della famiglia” (Boszormenyi-Nagi, Spark). Il potere dei legami di lealtà è spesso nascosto ma si osserva in modo più palese quando un membro della famiglia fa o intende fare qualcosa che si discosta dal “patto” familiare. In questi termini, il cambiamento personale può costituire una minaccia: il pericolo di fare del male agli altri membri della famiglia, che si tratti di far soffrire, o di deludere, abbandonare, non aiutare, tradire. Meno una persona è consapevole degli obblighi invisibili, più ne è in balìa.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il concetto di lealtà offre una chiave di lettura per spiegare l’origine e la funzione di sintomi e disturbi psicopatologici. Ad esempio, l’insorgere di un disturbo fobico o depressivo in un adolescente può segnalare la difficoltà a divenire indipendente dalla famiglia e a separarsene, perché la lealtà al mandato familiare di restare uniti e vicini non gli permette di allontanarsi e di  legarsi a niente e nessuno al di fuori della famiglia. Anche se a livello più superficiale i genitori spingono il figlio all’autonomia, a un livello più profondo vivono la dipendenza del figlio come una prova della lealtà alla famiglia e perciò la alimentano. Anche un comportamento delinquenziale può essere il sintomo con cui un figlio permette di sviare l’attenzione dai conflitti tra i genitori e salvare la coppia genitoriale unendola nella preoccupazione per sè, adempiendo al compito di lealtà che sente su di sé, di  impegnarsi per salvare la loro unione. Altro esempio: una nuova coppia può avere difficoltà a costituirsi come tale perché ogni partner resta limitato da obblighi di lealtà verso la propria famiglia. Possono perciò emergere conflitti, invasione dello spazio di coppia da parte delle famiglie di origine, difficoltà sessuali. O ancora: una persona che si senta in colpa per aver abbandonato i genitori separandosi da loro, può tentare di ripagare il proprio debito di lealtà sacrificandosi per un figlio. A sua volta, il figlio di un genitore/martire che si sacrifica per lui, può sentirsi legato da un debito di lealtà, con conseguenti limiti alla propria possibilità di individuarsi e separarsi. Un membro della famiglia può diventare malato o problematico per dare a un altro membro la possibilità di trovare un senso alla propria vita, assistendolo o prendendosene cura: inconsciamente fedele, leale al mandato di riempire di senso la vita dell’altro, sviluppa un sintomo oppure si comporta male, permettendo all’altro di rivitalizzarsi e trovare uno scopo alla propria esistenza.

Tutte le nuove coppie e famiglie sono caricate dei pesi dei compiti di lealtà rimasti irrisolti verso le famiglie di origine, che si tramandano e spostano da generazione in generazione. È la misura in cui ciò accade a determinare un esito funzionale o disfunzionale. Gli impegni di lealtà verso la famiglia di origine entrano sempre più o meno in conflitto con gli impegni di lealtà verso i nuovi legami, è il livello di rigidità che può comportare o meno patologia:  più sono rigidi, più la persona si trova a dover scegliere da che parte stare, con conseguente sofferenza.

Anche se il comportamento più superficiale di un membro della famiglia può esprimere disprezzo, rifiuto, aggressività, ribellione verso uno o altri familiari, a un livello più profondo l’impegno di lealtà al sistema familiare viene mantenuto. Anzi, molto spesso c’è una divergenza o una vera contraddizione tra il comportamento manifesto e l’impegno profondo di lealtà soggiacente, tanto da indurre facilmente in inganno un osservatore che non sia esperto. Una  ribellione superficiale è in realtà connessa a lealtà profonda molto più spesso di quanto si pensi. Allo stesso modo, proprio quando i partner di una coppia con problemi negano di essere coinvolti con le proprie rispettive famiglie d’origine, è invece più verosimile l’esistenza di forti vincoli di lealtà invisibili.

Da queste premesse, deriva la problematicità del cambiamento personale: il miglioramento del sintomo, l’evoluzione della persona, il cambiamento psicoterapeutico, anche se consapevolmente desiderati e perseguiti, a livello profondo implicano una slealtà verso la famiglia di origine. L’obiettivo della psicoterapia, sia quando si rivolge al singolo, che alla coppia e alla famiglia, è rendere consapevoli, affrontare e riequilibrare i legami di lealtà, rendendoli meno limitanti della libertà dell’individuo e del suo sistema.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia prevalentemente online tramite videochiamata
Studi a Piane di Camerata Picena (AN) e
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950

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