Benessere

Impulsivi e meno razionali, ecco perchè in gruppo siamo più crudeli

Il gruppo ha un potere "disumanizzante" perchè aumenta la probabilità di comportarsi in modo aggressivo e inibisce l'altruismo

Cortei che degenerano in aggressioni fisiche, vetrine spaccate, auto incendiate; gruppi di tifosi che seminano il panico e lasciano una scia di macerie distruggendo opere storiche; omicidi, morti, pestaggi, incidenti che avvengono sotto gli occhi di decine di persone che assistono passive senza che nessuno si attivi per prestare soccorso o chiamare le forze dell’ordine, in un’apparente generale indifferenza. «Dove siamo arrivati?», «Si poteva evitare, perché nessuno ha fatto niente?», «Quanto siamo diventati crudeli?»: sono gli sconsolati commenti di fronte ai numerosi fatti di questo genere, quando ne abbiamo notizia o ne osserviamo le tristi scene in televisione o sui social.

Da tempo in psicologia sociale è noto il potere “disumanizzante” del gruppo. Intanto, è più probabile che in gruppo una persona si lasci andare a comportamenti impulsivi e violenti rispetto a quando è sola. Secondo alcune teorie, questo accade perché il gruppo permette un certo anonimato e diffonde la responsabilità su un gran numero di persone, inducendo il singolo a un minore controllo sul proprio comportamento, a una minore attenzione alle regole e alle conseguenze del proprio agire, nonché a un minor timore della valutazione sociale. Questo porterebbe il gruppo ad essere più impulsivo, meno razionale e meno rispettoso delle regole. Altre teorie sottolineano, però, che anche nella sua “follia” il gruppo mantiene una sua razionalità e la sua aggressività è diretta verso bersagli circoscritti secondo un proprio preciso scopo. Inoltre, non è che il gruppo non rispetti le regole: piuttosto, ne crea di proprie che legittimano e rendono appropriato quel comportamento aggressivo che normalmente non lo sarebbe. Nella situazione del gruppo si fa strada la convinzione che in quella circostanza sia giusto agire in un certo modo (ad esempio, “è legittimo attaccare i poliziotti”), convinzione che viene rafforzata a vicenda tra i membri e a cui si adeguano anche coloro che inizialmente esitano.

Un altro aspetto interessante è che la situazione di gruppo inibisce il comportamento altruistico. Se una persona è sola mentre assiste a una situazione di pericolo o di emergenza, sente maggiormente su di sé la responsabilità di intervenire. Se ci sono altri presenti, la responsabilità viene alleggerita, diffusa tra più persone rendendo meno probabile che il singolo si attivi. L’effetto è amplificato se nel gruppo ci sono altri ritenuti più competenti e capaci di intervenire.

Molte delle situazioni di emergenza sono poco chiare, ambigue, non è facile capire immediatamente cosa stia accadendo. Questa ambiguità provoca un’incertezza che induce a temporeggiare. Ognuno dei presenti esita a intervenire cercando di capire meglio la situazione, ma nella sua inattività funge da modello passivo per gli altri: ognuno pensa «Se nessuno degli altri fa niente vorrà dire che non è nulla di grave» e involontariamente rafforza negli altri la stessa convinzione, confermando che non è necessario intervenire. Il timore di essere valutati dagli altri e l’assenza di un leader efficace che si assuma la responsabilità di fare il  primo passo o definisca almeno la situazione come un’emergenza, contribuiscono a determinare l’apatia dello spettatore.

Al contrario, essere da soli aumenta la probabilità che ci si attivi per aiutare. In un famoso esperimento, degli studenti in una stanza sentono che nell’ufficio accanto una donna cade dalla sedia e geme. Nella situazione in cui lo studente è solo, nel 70% dei casi interviene e va ad assistere la donna. Nella situazione in cui è in compagnia di un altro studente a cui è stata data istruzione di rimanere indifferente, la probabilità che intervenga per assistere la donna crolla al 7%. Colpisce quanto caratteristiche come l’altruismo o al contrario la crudeltà e l’indifferenza, che consideriamo qualità proprie e stabili di una persona, possano essere invece influenzate in modo così eclatante dalla situazione contingente.

Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Tel. 339.5428950

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