Benessere

Rilassamento e meditazione, benèfici ma non per tutti

Sono considerati una panacea per ansia e stress, ma anch'essi presentano controindicazioni ed effetti negativi che occorre conoscere. A spiegarli è la psicoterapeuta Lucia Montesi

Calmano l’ansia, liberano neurotrasmettitori che migliorano l’umore, riducono gli ormoni dello stress, riducono il dolore, aiutano a raggiungere una migliore consapevolezza. Le tecniche di rilassamento, la meditazione, la mindfulness sono note per i loro effetti benèfici e attualmente vivono un periodo di fulgore: basta digitarne la parola su un motore di ricerca per essere inondati di video, illustrazioni pratiche, esercizi alla portata di tutti.

Si tratta di un campo dove il fai-da-te è particolarmente diffuso e sono molte le persone che, spinte dall’esperienza positiva di amici e conoscenti o dalla onnipresente pubblicità di corsi e di manuali sul tema, decidono di sperimentarne la pratica. Rilassamento e meditazione sono percepiti comunemente come qualcosa che “più ce n’è, meglio è”, qualcosa che non può fare che bene, o che “di sicuro male non fa”; si dà insomma per scontato che siano pratiche innocue, adatte a tutti e di sicuro beneficio. In realtà non è così, rilassamento e meditazione sono certamente pratiche utili e benefiche, ma, alla pari di altri strumenti, non sono una panacea applicabile indistintamente a tutti. Presentano anch’esse controindicazioni ed effetti collaterali e in alcune persone possono provocare effetti opposti a quelli attesi. Chi si avvicina a queste tecniche con l’intento di rilassarsi o liberarsi dallo stress deve perciò conoscerne i possibili effetti anche negativi e le controindicazioni che ne rendono sconsigliabile l’uso. Del resto, la mindfulness, ad esempio, non si pone come obiettivo il rilassamento ma la piena consapevolezza del momento presente; la maggior parte delle persone la pratica pensando serva a rilassarsi, ma in realtà questo non è l’obiettivo della mindfulness.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Il training autogeno, il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica, i vari tipi di meditazione, la mindfulness sono le principali pratiche utilizzate per ottenere rilassamento ed altri effetti positivi sul corpo e sulla mente, come una diminuzione dell’ansia e della tensione. Vengono utilizzate con successo in un grande numero di disturbi e la loro efficacia è scientificamente provata. Nella maggior parte delle persone effettivamente il beneficio di queste tecniche è una riduzione  dell’ansia, ma in alcuni casi l’effetto che si produce è opposto e l’ansia aumenta. Questo aumento paradossale è chiamato Ansia Indotta dal Rilassamento e si manifesta come un picco di ansia, tensione muscolare e pensieri ansiogeni durante la pratica degli esercizi di rilassamento. Si verifica maggiormente in soggetti con disturbi d’ansia, proprio coloro che ricorrono al rilassamento per ridurre lo stato ansioso. Dagli studi emerge che circa l’8 % (ma si ritiene che la percentuale sia sottostimata) di chi prova la meditazione sperimenterebbe un effetto negativo indesiderato, soprattutto un peggioramento di ansia e depressione o la loro insorgenza per la prima volta.

Il 7% di chi ha praticato ritiri di meditazione ha sperimentato effetti negativi tra cui attacchi di panico e depressione (D. Shapiro); psicosi, convulsioni, allucinazioni sono rari ma possibili; più frequenti sono disturbi della concentrazione, problemi di memoria, depressione o euforia, problemi del sonno, sensazioni di estraneità al proprio corpo, il tutto comunque di entità lieve e non patologica.

Durante la meditazione e il rilassamento tutto il materiale psicologico può emergere e  possono venire a galla contenuti mentali tristi, spaventosi, violenti o traumatici. Questi possono richiedere un contesto terapeutico in cui essere gestiti ed elaborati.

Nella fase iniziale del training autogeno possono verificarsi effetti sgradevoli come soprassalti, spasmi, singhiozzo, prurito, senso di vertigine, irrequietezza motoria. Si tratta di scariche della tensione accumulata nel corpo che si attenuano progressivamente mano a mano che ci si abitua al rilassamento ma che inizialmente possono infastidire. Negli esercizi relativi al battito cardiaco e alla respirazione è possibile sperimentare vissuti sgradevoli e inquietanti; in particolare sono controindicati per le persone con disturbi psicotici che possono vedere amplificati la dissociazione e la perdita di contatto con la realtà. In ogni caso è opportuno apprendere la tecnica sotto la guida di un esperto piuttosto che avventurarsi da soli nella giungla presente nel web, con il rischio di incappare in materiale non adeguato e senza una supervisione che identifichi possibili controindicazioni alla pratica. La probabilità che vengano sperimentati effetti negativi è maggiore durante una pratica intensa della meditazione, come nei ritiri, mentre è minore nel corso dei programmi di meditazione mirati e strutturati utilizzati in psicoterapia.

Perché rilassamento e meditazione possono avere effetti negativi? Le ipotesi sono molteplici:

– tentare di indirizzare la consapevolezza su ciò che si pensa e si prova può essere un esercizio cognitivo faticoso

– il rilassamento porterebbe le persone a focalizzarsi sui propri stati fisiologici interni come sensazioni fisiche ed emozioni, rendendole più sensibili alla tensione del corpo e amplificando la percezione di stati sgradevoli

-si ipotizza che i soggetti ansiosi preferiscano non rilassarsi e mantenere uno stato d’animo costantemente negativo come protezione contro un aumento improvviso dello stesso. Alcune persone preferiscono infatti essere costantemente preoccupate e non “abbassare mai la guardia”, in modo da non essere colte impreparate se dovesse accadere qualcosa di brutto. Rilassarsi a attenuare l’ansia significa per loro essere più vulnerabili e meno pronte all’impatto di eventuali eventi negativi, e, anzi, alcune hanno il pensiero magico che rilassarsi attiri ancora di più la possibilità che si verifichino eventi negativi. L’eventualità di sperimentare emozioni negative all’improvviso, mentre si è in uno stato rilassato, suscita la paura di non essere in grado di controllarle.

-più indirettamente, rilassamento e meditazione potrebbero indurre a un atteggiamento passivo e alla non risoluzione dei problemi, in quanto il soggetto punterebbe solo ad abbassare ansia e stress piuttosto che attivarsi per affrontare le sue difficoltà e per cambiare le situazioni.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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