Benessere

Prova costume, come vincere il disagio

La maggior parte delle persone si sente a disagio nel mostrare il proprio corpo scoperto al mare, per il confronto con i modelli estetici imposti culturalmente e per una esagerata concentrazione su di sè

“Ho fatto la prova costume: mi stanno bene solo le ciabatte”, è una della vignette che circolano in questo periodo e che strappano un sorriso sul tema caldo dell’imminente stagione estiva: la forma fisica con cui ci presentiamo agli altri (e a noi stessi) al mare, svestiti e privi di tutto ciò che può coprire, camuffare, abbellire. Le battute fanno sorridere, ma la realtà è abbastanza inquietante: la maggior parte delle persone – donne, soprattutto – si sente a disagio nel mostrare il proprio corpo scoperto. Alcune sviluppano un vero stato d’ansia; troppe arrivano alla decisione estrema di rinunciare ad andare in spiaggia, a scoprirsi o a fare il bagno, vietandosi ciò che amerebbero fare, o costringendosi a soffrire il caldo doppiamente, coprendosi con qualche indumento.

Vergogna, tristezza, invidia sono gli stati d’animo più diffusi. Le donne si lamentano per lo più di essere in sovrappeso, gli uomini sono a disagio principalmente per un fisico poco tonico o poco muscoloso.

Per il lavoro che svolgo con le persone con gravi patologie organiche, mi trovo ad ascoltare anche tutti coloro che si sentono a disagio nello scoprirsi perché hanno cicatrici, o hanno subìto ad esempio l’asportazione del seno, perché indossano una parrucca o portano una pettinatura studiata apposta per coprire l’esito di trattamenti come cicatrici e perdita di capelli, o portano una sacca perché stomizzati: «Vorrei andare, ma con questa cicatrice mi fisserebbero tutti», «Dove vado in costume, senza un seno?», «Impensabile stare in spiaggia, il vento mi sposterebbe i capelli e tutti vedrebbero quella orrenda chiazza calva». Soprattutto in queste situazioni, in cui percepisco quanto sia forte il desiderio e quanto andare al mare significherebbe anche riappropriarsi della normalità o concedersi una pausa di svago, mi viene ancora di più da pensare «Che peccato, rinunciare a ciò che si ama e fa stare bene solo per la paura del giudizio degli altri».

Anche se le situazioni sono estremamente diverse, da chi ha una cellulite quasi impercettibile a chi ha una sacca attaccata alla pancia, da chi ha un’alterazione evidente e indiscutibile del corpo a chi ingigantisce un difetto minimo, il timore è sempre lo stesso: essere giudicati, derisi e compatiti, e non essere all’altezza dei canoni di bellezza imposti culturalmente, canoni che sono – tra l’altro – sostanzialmente irraggiungibili. Il corpo che ci viene proposto e imposto insistentemente in TV, nelle riviste, sui social, è infatti quasi sempre il risultato di un allenamento molto intenso, o di interventi di chirurgia estetica, o di abili ritocchi fotografici: una forma fisica, insomma, difficilmente ottenibile normalmente dalla maggior parte delle persone, e pertanto un modello illusorio di fronte al quale saremo sempre inesorabilmente frustrati.

Come liberarsi di questo disagio che induce a un sacrificio inutile e ingiustificato?

Di solito con le persone che mi chiedono aiuto su questo, lavoro su diversi fronti:

  • Se vuoi migliorare qualcosa del tuo corpo e puoi farlo semplicemente migliorando il tuo stile di vita, prendendotene cura in modo sano e non ossessivo, allora fallo: mangiare bene e fare attività fisica moderata, oltre a favorire un aspetto che secondo i nostri canoni estetici è migliore, permettono di prevenire una buona parte delle malattie.
  • Invece che scrutare ossessivamente i tuoi difetti, centrandoti su te stesso, prova ad alzare lo sguardo: ti accorgerai che la maggior parte delle persone ha un corpo imperfetto, fuori dai canoni attuali; scoprirai che – ebbene sì – gli altri non stanno tutto il tempo a fissare te, al di là di un’occhiata fugace per poi tornare probabilmente a pensare ai fatti propri, e che agli altri interessa molto poco il tuo aspetto; vedrai tutte le cose piacevoli per cui avevi deciso di andare al mare e che invece rischi di dimenticare.
  • Se hai sul corpo i segni di battaglie dolorose per una malattia o per altri eventi di vita difficili, prova a guardarli con più amore e tenerezza, come medaglie guadagnate sul campo, le prove del tuo coraggio e della tua forza di cui puoi essere semmai fiero, o se non altro, come il promemoria di quello che hai affrontato, al cui cospetto tutto il resto diventa irrisorio e trascurabile.
  • Ricordati che oltre alle tue cosce e ai tuoi pettorali, sulla spiaggia ti porti dietro tutto il resto: le parti del tuo corpo che ti piacciono, le tue qualità caratteriali, che certamente avranno modo di emergere ed essere apprezzate in qualunque interazione umana che vada appena al di là della fugace occhiata scambiata sulla battigia, che potrebbe, quella sì, fermarsi al mero giudizio estetico.
  • Prova a concentrarti sulla vera priorità: il motivo per cui sei lì, che sia relax, divertimento, salute, svago per te, per la tua coppia o per la tua famiglia: prova a stare in quello e ad assaporare pienamente ciò che fai per te.

Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Tel. 339.5428950

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