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Perché mio figlio non dorme? Le difficoltà del sonno nell’infanzia e come affrontarle

Il bimbo che non dorme è motivo di frustrazione e ansia per i genitori. Quali sono le cause delle difficoltà del sonno nell'infanzia? I consigli e le riflessioni della psicoterapeuta Lucia Montesi

Le difficoltà del sonno sono frequenti nei bambini piccoli e possono far parte del normale processo di crescita e maturazione. D’altra parte, costituiscono anche un duro banco di prova per gli adulti che li accudiscono e un motivo frequente di ansia e di richiesta di aiuto. I risvegli notturni sono molto frequenti nei primi di mesi di vita perché legati alle poppate e sono quasi sempre associati a pianto, che richiede il conforto dell’adulto. Normalmente i tempi tra un risveglio e l’altro si allungano e l’accudimento notturno del bimbo diventa meno faticoso, ma i tempi dei bimbi sono molto soggettivi  e numerosi fattori possono intervenire a complicare l’inizio e il mantenimento del sonno.

La regolazione della veglia e del sonno nei bambini piccoli dipende sia da fattori fisiologici come fame, sete, dolore, stanchezza, temperatura del corpo e dell’ambiente, sia da fattori affettivi e sociali. In questo articolo ci occuperemo principalmente di questi ultimi, escludendo quelle situazioni in cui il sonno è disturbato per un motivo organico come ad esempio la dentizione, le coliche, i disturbi respiratori. Prima di ipotizzare cause psicologiche o ambientali, è bene sgombrare il campo dai fattori organici chiedendo il parere del pediatra.

La difficoltà del sonno può manifestarsi all’inizio come difficoltà ad addormentarsi o durante il sonno con risvegli notturni e difficoltà di riaddormentamento. I bambini possono protestare al momento di andare a letto, piangere, rifiutare di coricarsi, oppure possono richiedere la presenza continua dei genitori.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Vediamo alcune possibili spiegazioni delle difficoltà del sonno nel bambino piccolo (fino ai 5-6 anni di età):

  • Addormentarsi significa staccarsi da mamma e papà, dalle cose familiari, per entrare in un mondo buio e sconosciuto. Si tratta quindi di un’esperienza di distacco in cui i piccoli possono temere di restare soli, di essere abbandonati, di perdere il controllo, e che solo gradualmente imparano a gestire.
  • Paure specifiche del buio, dei mostri, di animali, dei ladri: sono comuni nei bambini piccoli e sono tutte manifestazioni o dell’ansia di separarsi dai genitori, oppure delle tensioni che i bambini a poco a poco affrontano durante il giorno nelle loro attività, nella relazione con gli adulti, con gli altri bambini, con fratelli e sorelle, al nido, a scuola. Sono un riflesso delle piccole sfide quotidiane con cui si confrontano.
  • L’eccitazione per le attività della giornata trascorsa, il desiderio di prolungare attività piacevoli, l’eccitazione dovuta a giochi movimentati o all’uso di strumenti tecnologici possono ostacolare l’addormentamento.
  • Incubi e terrori notturni. Gli incubi sono sogni spaventosi che provocano il risveglio, frequenti nell’infanzia. I terrori notturni si manifestano con risvegli in preda al panico e con agitazione motoria, ma si differenziano dagli incubi perché non sono accompagnati dal ricordo di un sogno. Incubi e terrori notturni sono influenzati da fattori ambientali ed emozionali, possono essere il riflesso di tensioni e ansie del bambino, di situazioni di stress vissute durante il giorno, ma sono anche la manifestazione di un progresso nella maturazione e nell’immaginazione del bambino e pertanto non sono di per sé negativi o patologici.
  • Qualunque condizione esterna caratterizzata da tensione, incertezza e pericolo. Per poterci addormentare, tutti abbiamo bisogno di sentirci protetti e al sicuro, a maggior ragione un bambino piccolo. La percezione di un’insicurezza o di un pericolo blocca il sonno per tutelare la sopravvivenza.
  • Ansia di separazione. Tipicamente verso gli 8 mesi compare l’ansia di separazione dalla figura di accudimento accompagnata dalla paura degli estranei: è un segnale della capacità del bimbo di distinguere le figure di attaccamento. L’ansia di separazione può attraversare alti e bassi, un altro momento tipico in cui si accentua è tra i 12 e i 18 mesi e può comportare maggiori richieste di vicinanza e conforto da parte dell’adulto, influenzando negativamente anche il sonno.
  • Ansia e senso di inadeguatezza dei genitori. I bimbi piccoli percepiscono l’ansia del genitore e in particolare avvertono quando il genitore non si sente in grado di gestire una situazione. Può accadere che l’insicurezza dell’adulto li faccia a loro volta sentire poco sicuri e protetti, con conseguenze anche sul sonno.
  • Ansia di separazione dei genitori. Non solo i piccoli possono temere il distacco del momento del sonno. Anche i genitori possono, spesso inconsapevolmente, aver bisogno della presenza e della compagnia dei figli durante il sonno. Questo bisogno, o anche il semplice desiderio di stare più possibile con i bambini dopo una giornata di lavoro, possono indurre a posticipare l’orario del sonno, a renderlo irregolare. A un livello ancor meno consapevole, possono portare a mantenere eventuali difficoltà del sonno del figlio come giustificazione per tenerlo con sé nel lettone.
  • Eventi e situazioni stressanti per i piccoli e per la famiglia come la malattia di un membro, conflitti, lutti, trasferimenti, perdita del lavoro, nascita di un fratellino possono destabilizzare il sonno di tutti.
  • Abitudini errate. Far addormentare i bambini cullandoli e tenendoli in braccio (anche quando non ce ne sarebbe bisogno) o lasciare che si addormentino in luoghi diversi dal letto a lungo andare creano un’abitudine molto difficile da sradicare e  nel momento in cui i genitori decidono di cambiare modalità, compare la difficoltà del sonno. Questo perché quella modalità errata è diventata il rituale di addormentamento con cui il bimbo gestisce la normale ansia del momento del sonno.

In che modo possono intervenire i genitori o altri adulti per favorire il sonno dei bambini?

  • Provare a identificare l’elemento che potrebbe disturbare il sonno: la famiglia sta attraversando un periodo particolarmente stressante? Sono avvenuti eventi significativi? Il bimbo sta affrontando un momento di passaggio impegnativo, come l’ingresso al nido alla scuola dell’infanzia?
  • Tutto ciò che rappresenta un’abitudine regolare può tranquillizzare i bambini piccoli perché li aiuta a sentirsi contenuti. Le routine, le sequenze di gesti che si ripetono sempre allo stesso modo, hanno un effetto rassicurante e permettono ai piccoli la percezione di una continuità. Leggere una fiaba, cantare una canzoncina, scambiarsi delle coccole, fare un gioco tranquillo e non eccitante  prima del sonno sono esempi di rituali che rendono più agevole l’addormentamento.
  • Il rituale di accompagnamento dovrebbe precedere l’addormentamento e l’adulto dovrebbe allontanarsi quando il piccolo è ancora sveglio. Il bimbo deve quindi addormentarsi da solo, dopo la rassicurazione del rituale, altrimenti il rituale perde di senso in quanto associato alla presenza dell’adulto nel momento del passaggio dalla veglia al sonno. Se è la presenza dell’adulto ad essere rassicurante, ad ogni risveglio il bambino si spaventa se non la trova e la ricerca, senza diventare mai capace di addormentarsi da solo. Se all’inizio può essere necessaria la permanenza dell’adulto fino a che il bimbo si addormenti, l’obiettivo è però di farne sempre più a meno, progressivamente.
  • Oggetti che danno sicurezza e aiutano ad affrontare il passaggio dal sonno alla veglia, come un pupazzo o un peluche scelto dal bimbo.
  • Creare un ambiente personalizzato che il bimbo percepisca come uno spazio suo dedicato al sonno. Può trattarsi anche di un solo angolo di una stanza, ma reso accogliente, confortevole e soprattutto ben definito e chiaramente identificabile.
  • In caso di risveglio in seguito a incubi, ascoltarne il racconto, non banalizzare  le emozioni vissute dal bambino, dare conforto e rassicurazione.

Se le difficoltà del sonno permangono a lungo o comportano un impatto significativo sul benessere dei piccoli o degli adulti che se ne prendono cura, è opportuno chiedere consulenza e supporto specialistico.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta Consulenza,
sostegno e psicoterapia prevalentemente online tramite videochiamata
Studi a Piane di Camerata Picena (AN) e
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950

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