Benessere

Perché dormiamo? Svelato il segreto

La ricerca sulla neurobiologia del sonno è stata condotta negli States dall'Università Politecnica delle Marche e con l'Università del Wisconsin-Madison e l'Università di San Diego

Neuroni e sinapsi ricostruiti in 3D

Perché dormiamo? Vi siete mai posti questa domanda? La risposta vi lascerà stupiti. Il sonno aiuta a dimenticare i ricordi che non servono. A svelare il segreto è Michele Bellesi, ricercatore del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università Politecnica delle Marche, uno degli autori della ricerca appena pubblicata sulla prestigiosa rivista “Science”. Insieme al team, ha scoperto che le sinapsi, ovvero le connessioni tra i nostri neuroni, durante il sonno si riducono così da essere pronte il giorno seguente a recepire nuovi stimoli. La ricerca sulla neurobiologia del sonno è stata condotta negli Stati Uniti dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Università del Wisconsin-Madison e l’Università di San Diego. Fondamentale l’utilizzo di un microscopio elettronico 3D.

Dott. Bellesi che cosa avete scoperto? Perché dormiamo? «Sul perché dormiamo ci sono varie ipotesi. La teoria prevalente formulata dai due professori italiani con cui ho lavorato, è che quando siamo svegli, le sinapsi ci fanno apprendere continuamente, anche se non ce ne accorgiamo. Durante il giorno quindi le sinapsi aumentano. La funzione del sonno è proprio quella di ridurre la loro dimensione e di riportarle ad un minore livello energetico, così da essere pronti il giorno seguente a nuove sinapsi e connessioni con l’ambiente».

Tutte le sinapsi si riducono durante il sonno? «Le sinapsi sono il substrato della memoria e se tutte durante il sonno si rimpicciolissero sarebbero molti i ricordi persi nel sonno. La maggior parte delle sinapsi riducono le proprie dimensioni, ma si tratta solo di quelle piccole e medie. Le più grandi, che hanno anche le informazioni più importanti, non si riducono e rimangono stabili».

Michele Bellesi, ricercatore del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università Politecnica delle Marche

Come si è svolta la ricerca? «La ricerca è durata circa quattro anni, ha richiesto un lavoro molto meticoloso e l’impegno di 6 tecnici. Servendoci di un microscopio elettronico 3D, abbiamo studiato le dimensioni delle sinapsi dei topi, sia svegli sia mentre dormivano».

Che cosa ha permesso di vedere e studiare il microscopio elettronico 3D? «È uno strumento innovativo che permette di vedere il cervello in modo tridimensionale e in porzioni molto grandi. Abbiamo misurato e ricostruito 7mila sinapsi creando il database più grande del mondo. Una volta fotografate le sinapsi al microscopio, le abbiamo ricostruite e misurate a mano».

Come nasce l’idea di questa ricerca? «L’ipotesi che le sinapsi si riducono durante il sonno era stata testata solo in maniera indiretta, mai effettuata visivamente».

Che sensazioni ha provato per la pubblicazione della sua ricerca su una rivista prestigiosa come “Science”? «Grande soddisfazione, lo sforzo è stato ricompensato. Inoltre, mi fa molto piacere che gran parte del lavoro sia stato fatto da italiani. Insieme a me, Luisa De Vivo e i due professori Chiara Cirelli e Giulio Tononi».

La ricerca proseguirà? «La ricerca proseguirà attraverso diverse linee: lo studio di altre cellule del cervello, le gliali, importanti per il sostentamento, forniscono energia ai neuroni. Continuerà la collaborazione con l’Università del Wisconsin. Vogliamo seguire una singola sinapsi su un singolo animale: quando è sveglio e quando dorme. Probabilmente sarà studiato nei prossimi anni, con nuove tecniche».

Altre idee per ricerche future? «Gli effetti di cosa succede quando non dormiamo. Nella società attuale la vita è frenetica e si dorme poco. Stiamo studiando gli effetti cellulari in quanto il non dormire in maniera cronica ha delle conseguenze per il cervello».

 

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