Benessere

Dimenticare un figlio in auto, perchè può accadere a chiunque

All'origine dei tragici episodi di bambini morti perchè dimenticati in auto dai genitori c'è il fenomeno dell'amnesia dissociativa, che non ha niente a che fare con l'amore per i propri figli e che può accadere a chiunque

In queste giornate di caldo torrido, entrando nell’auto bollente lasciata ore sotto il sole, mi è capitato più volte di pensare a quei bambini che sono morti perché dimenticati dai genitori in macchina. Se stare pochi secondi in quel caldo micidiale è già intollerabile, ho pensato, cosa possono aver vissuto quei bambini intrappolati senza scampo? E cosa possono portarsi dentro i loro genitori? Pensieri così angoscianti da doverli allontanare in fretta dalla mente.

E invece dobbiamo pensarci, perché, anche se nessuno vuole accettarlo, potrebbe succedere a tutti.

Giorni fa mi è capitato di leggere su Internet la notizia dell’immissione in commercio di un dispositivo di segnalazione che rileva la presenza del bambino sul seggiolino posteriore, ideato proprio per scongiurare episodi terribili come questi. Me ne sono rallegrata, ma i commenti che ho letto a corredo dell’articolo erano di tutt’altro segno: “Boiate, non serve se sei un genitore attento”, “Se ami tuo figlio non te lo dimentichi in auto”, e soprattutto, la frase in assoluto più frequente ogni volta che la cronaca riporta queste tragedie: “A me non può succedere”. La ferrea convinzione di essere immuni da quest’eventualità è ciò che più mi preoccupa, perché la feroce resistenza a prendere atto della possibilità di questo rischio induce a non prendere precauzioni, e fa purtroppo prevedere che continuerà il macabro conteggio – 36 all’anno negli Stati Uniti – dei bimbi che perdono la vita in questo modo.

Ma come è possibile dimenticare un figlio in auto? E perché potrebbe accadere a chiunque? Tutti gli psicologi e gli psichiatri sostengono che si tratti di un fenomeno di amnesia dissociativa: un buco nella memoria circoscritto con la perdita di importanti informazioni personali, un black out della mente che può durare minuti o ore. L’amnesia dissociativa si verifica soprattutto in caso di eventi traumatici o fortemente stressanti (ad esempio, avere un incidente e non ricordare nulla dall’incidente in poi), ma è un meccanismo che mettiamo in atto ripetutamente anche nella normale vita quotidiana, tutte le volte che la mente si distacca da ciò che facciamo in quel momento per seguire altri pensieri. Accade quando invece di ascoltare l’insegnante che spiega ci distraiamo nelle nostre fantasie, quando guidiamo pensando ad altro e arriviamo a casa senza ricordarci di aver attraversato certe strade, quando parcheggiamo soprapensiero e poi  non ricordiamo dove abbiamo messo l’auto, quando non troviamo le chiavi oppure le ritroviamo in un posto assurdo perché ce le abbiamo messe automaticamente senza prestarci attenzione. Accade soprattutto quando siamo più stanchi e il cervello cerca di riposare innescando il “pilota automatico”. L’oggetto di una amnesia dissociativa può essere qualunque cosa: le chiavi o, purtroppo, anche un figlio. Non è una questione morale, non è in gioco la quantità di amore che si nutre per il figlio: è un meccanismo neurologico.

L’amnesia dissociativa avviene soprattutto quando compiamo sequenze di azioni in modo automatico e soprapensiero; può accadere che saltiamo un passaggio o ne invertiamo l’ordine ma non ce ne ricordiamo e siamo convinti di averlo fatto o di aver rispettato la solita sequenza di sempre. È accaduto proprio questo, nei tristi episodi in cui alcuni bambini hanno perso la vita. Il genitore ha seguito la solita routine mattutina dell’alzarsi, vestirsi, preparare i bambini, fare colazione, prendere l’auto, lasciare un figlio al nido e l’altro a scuola, andare al lavoro  – una sequenza ripetuta centinaia di volte e divenuta ormai automatica -, ma non si è accorto di aver saltato un passaggio, o meglio, è convinto di averlo fatto, nel caso specifico di aver accompagnato il bimbo al nido, anche se non è stato così. Solo ritornando verso l’auto dopo il lavoro, dopo ore, improvvisamente si rende conto di non aver mai portato il figlio al nido, ma è ormai troppo tardi.

Nessuno vuole accettare che questo possa accadere a dei genitori normali e premurosi, perché significherebbe che tutti siamo a rischio di questo orrore. È più facile pensare che sicuramente quel genitore era trascurante, che metteva il lavoro prima dei figli, che era affetto da qualche patologia, e  che a noi che amiamo i nostri bambini non accadrebbe mai. Pensiamo che sicuramente quel genitore era molto stressato, ma la verità è che basta pochissimo perché si verifichi un’amnesia dissociativa, anche solo una variazione della routine abituale, come fare una strada diversa, o accompagnare per primo il figlio che solitamente si lascia a scuola per ultimo.

Qualunque stratagemma che aiuti la nostra memoria è  benvenuto, soprattutto quando i bambini  non possono segnalare la propria presenza nel seggiolino posteriore perché ancora non parlano o perché dormono: dispositivi di segnalazione da installare in auto, accorgimenti come lasciare accanto al seggiolino oggetti indispensabili in modo da dover per forza guardare dietro, parlare con il bambino, prendere l’abitudine di controllare l’auto ogni volta prima di scendere. Dare giudizi morali non serve, non aiuta a prevenire e rende solo più devastante la vita di quei genitori che hanno perso i figli in questo modo e devono convivere non solo con il dolore e il senso di colpa, ma anche con una immotivata riprovazione sociale.

Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Tel. 339.5428950

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