Come affrontare e gestire i conflitti: ecco 8 suggerimenti
Benessere

Come affrontare e gestire i conflitti: ecco 8 suggerimenti

Imparare a gestire i conflitti in modo costruttivo migliora le relazioni con gli altri e il benessere personale

Da Adobe Stock

Nell’articolo precedente (“Psicologia, perché abbiamo paura del conflitto?“), abbiamo analizzato i possibili motivi della paura del conflitto, un timore molto diffuso che porta a rifuggire le situazioni di discussione e di scontro e che comporta numerosi svantaggi.

Affrontare e risolvere i conflitti in modo costruttivo, infatti, ci permette di avere relazioni più sane e di sperimentare un maggior benessere personale, di esprimere le nostre opinioni, difendere i nostri diritti, reagire a ciò che consideriamo ingiusto. Affrontare i conflitti non significa essere aggressivi e litigiosi, ferire l’altro o offenderlo, minacciare e mettere in pericolo la relazione, ma significa riuscire a sostenere il confronto tollerandone il disagio.

Cosa fare per superare la paura dei conflitti e imparare ad affrontarli in modo sano ed efficace?

Vediamo alcuni suggerimenti utili:

1) Il primo passo necessario per ogni cambiamento è la consapevolezza: essere consapevoli di come viviamo i conflitti significa renderci conto di quali emozioni e reazioni ci suscitano, quali sono le situazioni conflittuali che più frequentemente temiamo e tendiamo ad evitare, quali sono le principali cause delle nostre paure (vedi articolo precedente).

Le cause possono essere più superficiali e facilmente individuabili o più profonde e anche inconsce, pertanto può essere necessario o comunque utile un aiuto specialistico per identificarle.

2) Considerare gli aspetti positivi del conflitto. Il conflitto non è di per sé negativo, lo diventa se è un conflitto distruttivo che mira ad attaccare, denigrare, umiliare l’altro e distruggere la relazione. I conflitti sono inevitabili ed hanno la preziosa funzione di consentire il cambiamento. Armonia e pace non significano assenza di conflitto: il conflitto non è l’opposto dell’armonia, anzi, può essere di tanto in tanto necessario per soddisfare i  bisogni di tutti ed evolvere a un nuovo equilibrio e una nuova armonia. Vedere il conflitto non come qualcosa di negativo e cattivo, ma come una risorsa ci aiuta a sentirci legittimati ad esprimerlo.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

3) Lasciar sbollire le emozioni intense, prima di affrontare il conflitto: quando siamo in preda a rabbia o ansia non siamo lucidi emotivamente e non siamo in grado neanche di pensare lucidamente, rispondere, prendere decisioni. Meglio prendere tempo e rimandare la discussione a un secondo momento, quando le emozioni sono decantate, c’è un sufficiente distanziamento emotivo e non c’è il rischio che la discussione si riduca a uno sterile e controproducente sfogo.

4) Riconoscere i sentimenti dell’altro. Riconoscere i sentimenti del “nemico“ con cui siamo in conflitto non significa accettarli o essere d’accordo, ma significa “Ho capito che tu provi questo”.

Si tratta di un passaggio fondamentale nella soluzione dei conflitti, che viene sistematicamente disatteso, che – anzi – incontra forti resistenze da parte di entrambi, perché ognuno pensa che farlo equivarrebbe a dare ragione all’altro, a cedere, ad ammettere di essere in torto, a giustificare un suo comportamento scorretto, a porsi in una posizione di minor potere. In realtà accade proprio il contrario: riconoscere i sentimenti dell’altro è una strategia molto efficace perché abbassa immediatamente l’intensità del conflitto. Quando infatti in una discussione sentiamo che l’altro, pur essendo in disaccordo con noi, prova a mettersi nei nostri panni e capire come ci sentiamo, la nostra collera si attenua, i toni sono meno ostili ed è più facile collaborare ad una soluzione che possa soddisfare entrambi.

5) Concentrarsi sul problema presente. Accade molto spesso che, litigando, si tirino in ballo altri problemi oltre a quello attuale, recriminandosi questioni precedenti anche molto lontane nel tempo. Occorre fare un grande sforzo per rimanere ancorati al presente. Rispolverare questioni antiche piuttosto che comunicare il malcontento attuale non risolverà i problemi del passato e non darà modo di concentrarsi su quelli attuali, limitandosi ad essere uno sfogo sterile che alimenta sempre più rancore e negatività.

6) Concentrarsi sul problema specifico. Il conflitto è tanto più costruttivo quanto più ci si limita a evidenziare e discutere in modo circoscritto il comportamento specifico che crea malcontento, evitando di attaccare la persona nella sua totalità, di giudicarla affibbiandole delle etichette  offensive. Dire “sei un irresponsabile”, “sei sempre il solito superficiale“, “sei egoista“ ecc. significa dare un giudizio alla persona e provoca in genere un’escalation del conflitto, una contro reazione, un atteggiamento difensivo. È più utile circoscrivere ed isolare il comportamento specifico, ad esempio dire “quando tu arrivi in ritardo agli appuntamenti”, “quando tu non riordini i tuoi vestiti”, “quando tu non mi ascolti mentre parlo”.

7) Comunicare le nostre emozioni. Una volta che abbiamo circoscritto il comportamento che crea il disaccordo, è utile descrivere quali emozioni ci suscita, prendendoci la responsabilità della nostra reazione. Riprendendo un esempio precedente, “quando tu arrivi in ritardo agli appuntamenti io mi sento irritato perché penso che non hai rispetto per me”. Non diciamo perciò “tu sei irrispettoso” che significherebbe giudicare l’altro, e neanche “Tu mi irriti”, che rappresenterebbe un’accusa all’altro, ma ci limitiamo a esprimere ciò che un comportamento dell’altro suscita in noi. Questo rende molto più probabile un atteggiamento collaborante.

8) Evitare il muro contro muro. Nei conflitti di solito la discussione si polarizza in due posizioni opposte in cui ognuno vuole convincere l’altro che la sua soluzione è quella giusta, ognuno tira nella propria direzione, si fa muro contro muro, quindi la sola scelta possibile è o A, o B: una soluzione esclude l’altra, uno esce vincitore e l’altro sconfitto. Esiste invece la possibilità di una terza via, che si può formulare evitando di ostinarsi sulle due opzioni contrapposte: la soluzione migliore del conflitto, quella in grado di soddisfare entrambi, può essere una terza scelta C, può essere composta da A più B, o ancora da A più B più C. Si tratta in altri termini di realizzare una negoziazione, che è preferibile rispetto al compromesso: mentre nel compromesso ci si accorda, ma ognuno dei due perde o deve rinunciare a qualcosa, nella negoziazione si trova il modo per soddisfare i bisogni di entrambi senza che nessuno debba perdere qualcosa. Certamente la negoziazione richiede più tempo e flessibilità, ma rappresenta la modalità più soddisfacente per tutti di risolvere un conflitto.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia online tramite videochiamata
Per appuntamento tel. 339.5428950