Benessere

Bambini e ansia da separazione, cos’è e come gestirla

I bambini con ansia da separazione vivono con intenso disagio il distacco dalle figure che si prendono cura di loro. I consigli della psicoterapeuta Lucia Montesi per aiutarli ad affrontare questa fase di difficoltà

Piangono disperatamente, si aggrappano addosso, non vogliono andare all’asilo. Oppure, i più grandicelli supplicano i genitori di non andare via, di non andare al lavoro, hanno gli incubi, si rifiutano di andare a casa dei compagni. Possono essere tutte manifestazioni di un’ansia da separazione, ovvero il disagio di essere separati dalle figure di riferimento più importanti, di solito i genitori, ma anche nonni, fratelli e sorelle, baby-sitter.

L’ansia da separazione non è di per sé un disturbo, anzi, in alcune fasi dello sviluppo infantile è normale e fisiologica. Compare tipicamente dopo gli 8 mesi, quando i bimbi hanno imparato a distinguere chiaramente le loro figure di accudimento dagli estranei ed hanno instaurato un legame di attaccamento, per cui, se vengono allontanati da chi si prende cura di loro, tipicamente esplodono in un pianto disperato. Questo accade perché non hanno ancora la “costanza dell’oggetto”, non sanno che l’adulto tornerà, temono che sia scomparso per sempre. Solo verso i due anni la figura della mamma, del papà, dei nonni, è ormai interiorizzata e stabile e il bimbo sa che, anche se per un periodo è separato da loro, essi continuano ad esistere e potrà rivederli. Nel frattempo, in loro assenza, questa consapevolezza è rassicurante e il bimbo impara gradualmente a stare da solo.

Normalmente l’ansia da separazione si attenua sempre di più, ma può normalmente riattivarsi in alcuni momenti critici di passaggio e di cambiamento, come l’ingresso all’asilo o a scuola, una malattia dei familiari, un trasloco, la nascita di un fratello o una sorella, ogni occasione in cui si ripresenta l’esperienza del distacco dalle figure familiari. Normalmente questi periodi sono circoscritti e si risolvono spontaneamente, ma in altri casi la difficoltà di separazione raggiunge l’intensità di un disturbo d’ansia da separazione, che riguarda il 3-4 % dei bambini.

I SEGNALI DI UN DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE

Secondo il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) il disturbo si manifesta con

  • Ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o sperimenta la separazione dalle principali figure di attaccamento o da casa
  • Preoccupazione eccessiva di perdere le figure di attaccamento o che accada loro qualcosa di male, o di essere separati da loro
  • Riluttanza eccessiva ad uscire di casa e a stare da soli senza le figure di attaccamento
  • Riluttanza a dormire da soli o fuori casa
  • Incubi ripetuti sul tema della separazione
  • Sintomi fisici come mal di pancia, vomito, mal di testa quando si verifica o si prevede la separazione.

Questi sintomi devono durare almeno un mese e causare un disagio significativo o una compromissione delle aree di vita del bambino. Il disturbo può essere presente anche in età adulta e manifestarsi con ansia, attacchi di panico, dipendenza relazionale.

I bambini con disturbo d’ansia da separazione possono richiedere continue rassicurazioni come “Dove vai? Con chi? Quando torni?”, possono temere che le loro figure di attaccamento abbiano un incidente, si sentano male, si perdano. Allo stesso tempo, temono per sé stessi di non poter avere aiuto in caso di necessità se lontani da casa. Anche spostarsi da una stanza all’altra può creare in loro ansia tanto da richiedere la continua presenza dell’adulto. I rapporti con i coetanei sono ostacolati dal loro timore di lasciare la casa e le figure familiari per recarsi a scuola, a casa dei compagni o in altri luoghi di socializzazione.

LE CAUSE DEL DISTURBO

Si ipotizza che all’origine del disturbo ci siano cause sia genetiche che ambientali. Tra quelle ambientali hanno un peso importante gli eventi stressanti o traumatici (di varia entità, come la malattia o la morte di un familiare, ospedalizzazioni, catastrofi naturali, ma anche trasferimenti o cambiamento della scuola) e un atteggiamento dei genitori caratterizzato da iperprotezione, intrusività, ansia. Tipicamente, di fronte alla riluttanza del bambino a lasciare i familiari e la casa per recarsi altrove, i genitori pensano che la causa sia attribuibile a qualcosa di esterno, ad esempio al timore dell’insegnante a scuola, o a litigi coi gli amichetti. L’origine del problema è invece nella relazione con le figure familiari, che possono favorire e alimentare il disturbo trasmettendo al piccolo la paura verso ciò che è estraneo o nuovo, l’idea che il mondo sia pericoloso, la mancanza di fiducia nella sua capacità di affrontare le situazione senza la loro presenza, guida e protezione. Può anche accadere che siano gli adulti ad avere inconsapevolmente bisogno della presenza dei loro bambini, per motivi che occorre rintracciare tra le dinamiche relazionali della famiglia. Oppure, una depressione o altri disagi del genitore che lo rendono emotivamente meno presente, possono indurre nel piccolo insicurezza e bisogno costante di controllare senza potersi allontanare.

COSA FARE?

Il trattamento terapeutico si rivolge sia ai bambini che ai loro familiari. Lo scopo è sviluppare il senso di sicurezza e fiducia nelle altre persone e nell’ambiente, modificare delle convinzioni distorte (“Se mi perdo nessuno potrà aiutarmi”, “Se mamma va al lavoro avrà sicuramente un incidente”, “Mio figlio lo tengo a casa, accadono troppe cose brutte là fuori), insegnare tecniche di rilassamento, preparare gradualmente all’esposizione alle situazioni temute scoraggiando l’evitamento. E cosa possono fare i genitori per aiutare i lori bambini con difficoltà di separazione? Oltre a diventare consapevoli del proprio atteggiamento, possono

  • Ascoltare e cercare di capire cosa fa loro paura, accogliendo con calore ed empatia e senza sminuire o deridere
  • Spiegare cos’è l’ansia
  • Aiutarli a identificare i loro pensieri ansiosi e a generare pensieri calmanti
  • Anticipare e spiegare i cambiamenti e le separazioni
  • Non allontanarsi di soppiatto perché aumenterebbe le ansie dei piccoli
  • Favorire la frequentazione dei coetanei
  • Essere fermi nel momento della separazione, mostrandosi sereni e rassicurando ripetutamente

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950
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