Benessere

Attenti al sole!

Con la bella stagione, la voglia di abbronzatura è forte, ma è bene ricordarsi di prestare la massima attenzione alla cura della pelle. Ne parliamo con il dottor Leonardo Bugatti dirigente medico responsabile U.O. Dermatologia Ospedale Carlo Urbani di Jesi Area Vasta 2

Attenzione al Sole! Sembra una minaccia, ma in certi casi è un consiglio da tenersi stretto. Facile uscire di casa o sdraiarsi sotto il solleone pensando solo ad avere un bel colorito del viso e del corpo da sfoggiare. Meno immediato è pensare che i raggi solari possono intaccare in modo negativo la nostra pelle causando tumori che possono essere non solo benigni, ma maligni. Si tratta del melanoma, tumore della pelle ricorrente anche, e soprattutto, in giovane età. Ma non è solo il sole la causa del melanoma. Per approfondire abbiamo incontrato il dermatologo dottor Leonardo Bugatti, dirigente medico responsabile U.O. Dermatologia Ospedale Carlo Urbani di Jesi Area Vasta 2.

Dottor Leonardo Bugatti

Cos’è il melanoma?
«E’ un tumore maligno che origina dal melanocita, cioè la cellula cutanea distribuita su tutta la nostra superficie cutanea che produce il pigmento e va a costituire in modo particolare i nevi melanocitici benigni. Oltre al melanoma cutaneo esiste il melanoma della coroide dell’occhio e delle mucose, sebbene più rari. Si tratta di uno dei principali tumori che insorge in giovane età e attualmente in Italia costituisce il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 49 anni ed oltre il 50% dei casi di melanoma viene diagnosticato entro i 59 anni. Come in molti Paesi Occidentali si è osservato nel corso degli ultimi anni un aumento notevole dell’incidenza, tanto che si parla di “epidemia” di melanoma. In Italia l’incidenza è quasi raddoppiata nel giro di dieci anni, mentre la mortalità è sostanzialmente stabile. E’ un tumore estremamente temibile in quanto ha un alto potere di metastatizzazione se non asportato precocemente».

Chi è più soggetto?
«Nell’area coperta dai Registri Tumori in Italia sono stati diagnosticati in media ogni anno 14,3 casi di melanoma cutaneo ogni 100.000 uomini e 13,6 ogni 100.000 donne. L’incidenza del melanoma in età pediatrica è bassissima».

Può avere a che fare con le proprie abitudini?
«L’esposizione al sole è da sempre considerata un fattore causale per il melanoma insieme a fattori genetici. Da alcune revisioni scientifiche emerge una relazione tra il tipo di esposizione ai raggi solari, l’età ed il rischio di sviluppare un melanoma. L’esposizione intermittente e prolungata sembra svolgere un ruolo maggiore rispetto all’età in cui ci si espone al sole, anche se l’esposizione in età infantile/adolescenziale determina un maggior rischio rispetto all’età più avanzata. Numerosi studi hanno confermato l’associazione tra rischio di melanoma e l’uso di lampade e/o lettini per l’abbronzatura. Altri fattori di rischio sono rappresentati dalle radiazioni ionizzanti e da alcuni composti chimici (arsenico, catrame, oli minerali, benzene) a cui si può essere esposti per motivi lavorativi».

Potrebbe avere a che fare con la genetica?
«Sino al 10% dei pazienti affetti da melanoma riferiscono almeno 1 familiare di primo grado affetto da tale patologia, anche se si stima che solamente l’1-2% dei melanomi siano attribuibili ad un difetto genetico ereditato. Oggi si parla di geni che possono determinare una suscettibilità al melanoma. Il test genetico andrebbe proposto nel caso di sospetto di forte familiarità, cioè in pazienti affetti da melanoma con almeno 2 familiari di primo grado affetti da tale patologia, al fine di identificare le famiglie ad alto rischio di malattia in cui attuare educazione alla prevenzione primaria e secondaria».

Come ci si può accorgere di averlo? E come distinguerlo tra benigno e maligno?
«Una percentuale di melanomi insorge su un nevo preesistente, cioè un nevo benigno si trasforma in melanoma, per cui qualsiasi modifica di colore, forma, dimensione di un nevo presente da tempo nel soggetto adolescente/adulto deve indirizzare ad un controllo specialistico. Tuttavia una parte di melanomi insorge su cute sana, cioè in assenza di un nevo preesistente. In genere quindi ci troviamo di fronte ad una lesione nuova più o meno scura che tende a crescere. In ogni caso il parametro fondamentale da tenere in mente è quello dell’evoluzione della lesione cutanea, cioè della crescita più o meno rapida, poiché esistono melanomi a rapida ed altri a lenta crescita».

Dimensioni e colori, quali sono?
«Qualsiasi melanoma insorge piccolo e per sua natura cresce, quindi il parametro dimensione è poco significativo per la diagnosi se non considerato assieme alla crescita. Il melanoma è prevalentemente pigmentato e il suo colore può variare dal marrone chiaro/scuro, al nero al blù-grigio. Una diversa “tavolozza” di colori sulla stessa lesione deve insospettire. Esistono peraltro melanomi di colorito uniforme e addirittura melanomi rosa o ipocromici: i più difficili da riconoscere».

L’autodiagnosi è semplice da fare? In cosa consiste il metodo dell’alfabeto dei nei per riconoscerlo?
«L’autoesplorazione della cute è fondamentale. Consiste in pochi semplici passi da effettuare di fronte allo specchio e permette di abituare il soggetto a conoscere la propria pelle. La regola dell’ABCDE ha ancora un senso di tipo preventivo anche se è estremamente poco sensibile: molte lesioni benigne presentano infatti queste caratteristiche, eccezion fatta, come abbiamo già detto, per la crescita. Permette di valutare le lesioni pigmentate cutanee (prevalentemente nevi) rispetto alla asimmetria, ai bordi irregolari/frastagliati, al colore disomogeneo, al diametro al di sopra dei 6 mm, all’evoluzione, cioè crescita. Talvolta il melanoma non presenta tutte le caratteristiche ABCDE: può mancare la A, la B, la D. È quasi sempre presente però la C. Come abbiamo già affermato la E (comparsa recente in adulto e modificazioni in dimensione, forma e colore in un breve periodo di tempo: 6-8 mesi) è fondamentale. Nei soggetti che presentano numerosi nevi il melanoma generalmente si distingue perché, rispetto a tutti gli altri nevi, ha caratteristiche diverse (più irregolare e nero: quindi viene chiamato il “brutto anatroccolo”)».

È possibile un riconoscimento tempestivo, e quindi un’azione tempestiva su esso, o ci vuole tempo?

«Lo specialista dermatologo ha la possibilità di effettuare una diagnosi precoce, sia in termini di lesioni già melanomatose iniziali che in senso preventivo, cioè riconoscendo ed asportando le lesioni neviche clinicamente atipiche, cioè i nevi fortemente a rischio. Ci si avvale della preparazione clinica e della dermatoscopia, tecnica non invasiva che ha determinato in mani esperte un aumento diagnostico importante nello studio delle lesioni cutanee pigmentate. La dermatoscopia digitalizzata permette inoltre di seguire sequenzialmente nel tempo le lesioni sospette che non necessitano di un’asportazione preventiva».

In linea di massima ogni quanto andrebbe fatta la visita dei nei dal dermatologo?
«Fondamentalmente il cosiddetto controllo nevi serve a definire il rischio del soggetto a sviluppare il melanoma in base alle caratteristiche del fototipo, la familiarità, la storia di pregresse scottature solari, il numero di nevi benigni o a rischio presenti. Di conseguenza si adottano tutte quelle azioni diagnostiche, terapeutiche e di prevenzione necessarie. La cadenza dei controlli è quindi individualizzata in base alla stratificazione del rischio. In genere viene raccomandata la visita controllo nevi specialistica in età pediatrica solo in condizioni di: nevo congenito gigante, storia familiare di melanoma, in presenza precocemente di numerosi nevi benigni, o su indicazione del pediatra. È generalmente sufficiente l’osservazione annuale dell’intero mantello cutaneo da parte del pediatra».

In cosa consiste l’operazione per toglierlo, chi lo toglie?
«L’exeresi chirurgica di un nevo, così come di un melanoma è comunemente eseguibile in regime ambulatoriale in anestesia locale sia da parte del dermatologo chirurgo, il chirurgo plastico o il chirurgo generale. Consiste nell’asportare la lesione inscritta all’interno di una losanga cutanea che comprende 2-3 mm di cute sana circostante. La ferita chirurgica viene poi suturata lasciando una cicatrice lineare. Una volta confermata la diagnosi di melanoma andrà valutato se completare gli accertamenti di stadiazione mediante la tecnica dello studio del linfonodo sentinella, cioè una asportazione selettiva di linfonodi individuati mediante linfoscintigrafia. Questo permette di definire meglio la prognosi».

Una volta tolto, può ricomparire?
«Un’altissima percentuale di melanomi in fase iniziale guariscono con l’intervento chirurgico. In alcuni casi può essere proposta una terapia farmacologica adiuvante, cioè di sicurezza. Il soggetto che ha sviluppato un melanoma ha senz’altro un rischio superiore di sviluppare altri melanomi».

La prevenzione: in cosa consiste in questo caso?
«La prevenzione primaria rappresenta l’arma più efficace per diminuire l’incidenza del melanoma e necessita di campagne di corretta informazione ed educazione soprattuto in età scolare. Consiste nel prendere consapevolezza dei propri fattori di rischio ed evitarli se possibile, come l’esposizione solare inadeguata o l’abbronzatura artificiale.
L’obiettivo della prevenzione secondaria consiste nella diagnosi precoce mediante l’auto esplorazione e un primo controllo da parte del medico di Medicina Generale ed eventualmente dal dermatologo specialista».

Ci stiamo avvicinando alle giornate da passare in spiaggia o comunque al sole, la protezione deve essere sempre alta? Tutti i nei devono essere protetti con una crema specifica? Se sì, ogni quanto e che tipo di crema?
«Ricordiamo alcune banali ma spesso inosservate regole per una corretta esposizione solare. Evitare le esposizioni eccessive e le conseguenti scottature soprattutto se si ha un fototipo 1 o 2; esporsi gradualmente per consentire alla pelle di sviluppare la naturale abbronzatura; proteggere soprattutto i bambini, quelli al di sotto di un anno non devono essere esposti al sole; evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata 11-15; utilizzare indumenti: cappello con visiera, camicia, maglietta ed occhiali; approfittare dell’ombra naturale o di ombrelloni, tettoie, etc…; usare creme solari adeguate al proprio fototipo con filtri e/o schermi per i raggi UVA e UVB; almeno SPF 30+. La formulazione in latte, spray, o gel in base alle caratteristiche cutanee (pelle secca/seborroica/sensibile, peluria) facilita la compliance all’utilizzo del prodotto. Debbono essere applicate in dosi adeguate e più volte durante l’esposizione su tutta la superficie cutanea. Alcune sedi sono da proteggere in modo particolare: naso, orecchie, petto, spalle, cuoio capelluto se calvi. L’utilizzo di creme solari ha ridotto il rischio di melanoma. Anche l’utilizzo di integratori prima e durante l’esposizione ha un effetto di prevenzione fotocarcinogenetica».

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