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Adolescenti innamorati e genitori in difficoltà: i consigli della psicologa

I primi amori dei figli adolescenti possono destabilizzare i genitori e sollevare le loro ansie. Essere consapevoli delle proprie difficoltà permette di non interferire con le esperienze dei figli

I primi amori dei figli adolescenti sono un argomento ricorrente nelle sedute con i miei pazienti. A volte restano sullo sfondo o occupano lo spazio di qualche incontro in occasione di qualche accadimento particolare, in altri casi costituiscono la questione principale per cui mi viene chiesto aiuto da parte dei genitori. I primi innamoramenti dei figli fanno sorridere, portano una ventata nuova, rispolverano dolci ricordi della propria adolescenza, ma spesso mettono anche in difficoltà i genitori. I motivi possono essere diversi. Approfondiamone alcuni:

La perdita degli equilibri precedenti. Preadolescenza e adolescenza costituiscono di per sé due periodi difficili in cui i cambiamenti fisici, emotivi, comportamentali sono  intensi e turbolenti, tanto che per i genitori i figli diventano quasi degli estranei in cui non riconoscono più i bambini che erano fino a una settimana prima. L’innamoramento introduce nuovi peculiari cambiamenti che destabilizzano ulteriormente gli equilibri già a stento mantenuti: nuove emozioni mai sperimentate, nuovi impulsi, sentimenti contrastanti, conflitti interiori. Tutto nuovo non solo per i ragazzi, ma anche per i genitori.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

La paura di non avere più il controllo. Un figlio adolescente innamorato diventa spesso sfuggente, taciturno, assorto nei suoi pensieri; sta maggiormente fuori casa, torna più tardi; dedica tempo ed energie a qualcuno che i genitori a volte non conoscono affatto; può vivere la sessualità. A volte condivide qualcosa di tutto questo con i genitori, altre no. Per alcuni genitori non sapere cosa accade nella vita del figlio, non avere il controllo, suscita un’ansia intollerabile. Da qui le regole troppo rigide nel tentativo di farlo allontanare meno possibile, il frugare nelle chat, nei diari, nei cassetti, le domande troppo numerose e troppo invadenti. Una forma di controllo da parte dei genitori è sana ed è necessaria anche in questa fase, ma si tratta più di una sorta di supervisione dietro le quinte, un’attenzione, un tenere occhi e orecchie aperti per cogliere segnali di disagio o di pericolo, rimanendo disponibili e pronti a intervenire in caso di necessità. Ma occorre essere onesti con sé stessi e distinguere quando c’è oggettiva necessità di controllare, e quando si tratta di un comportamento dettato dalla propria ansia e dalla propria difficoltà a  lasciare che i figli esistano al di fuori del proprio sguardo. Le informazioni dovrebbero venire più possibile dai figli stessi che scelgono di confidarsi con un genitore accogliente e disponibile, piuttosto che essere ottenute con la pressione o di nascosto.

La paura del distacco. L’innamoramento rappresenta una tappa nel processo di autonomia e di separazione dalla famiglia: proietta fuori, verso il mondo e il nuovo. Per la prima volta, l’amore è rivolto a qualcuno che non appartiene alla famiglia. Questa percezione può muovere nei genitori la paura e il dolore del distacco, può indurre a vedere nel partner un rivale, può portare a ostacolare in qualche modo la vita affettiva dei figli fuori dalla famiglia. Questo avviene non sempre in modo deliberato e consapevole, anzi, il più delle volte è un meccanismo inconscio. Anche spingere deliberatamente e insistentemente un figlio verso relazioni sentimentali e sessuali ha lo stesso significato, seppure possa sembrare il contrario: se da un punto di vista superficiale il genitore sembra promuovere esplicitamente l’autonomia del figlio, a un livello più profondo non fa che rimarcarne e alimentarne la dipendenza, intrudendo nella sua sfera più personale e intima, cercando di influenzarla, di indirizzarla.

La paura che i figli possano soffrire. Quando i figli soffrono perché non sono corrisposti, perché una storia d’amore è finita o perché non sono felici nella storia d’amore che stanno vivendo, i genitori sono tentati di intervenire per lenire la sofferenza. Possono cercare di sminuire l’importanza dell’accaduto, dare indicazioni su come comportarsi, intervenire direttamente andando a parlare con i genitori del partner del figlio. I primi amori sono di solito vissuti con grande intensità e drammaticità, come un’unione totale e unica, e allo stesso modo  anche la fine o il non essere corrisposti appaiono come un dolore insuperabile. Ma tutto questo rappresenta una palestra per la vita. Innamorandosi di un’altra persona, per la prima volta  l’adolescente sperimenta l’affettività fuori dai legami familiari in un rapporto alla pari, rinunciando alla posizione sicura del bambino che riceve amore incondizionato dai suoi genitori ed esponendosi in prima persona, aprendosi e correndo il rischio di essere ferito. Esce dall’illusione infantile  e  si mette alla prova sperimentando tutti gli aspetti ambivalenti, contraddittori del legame amoroso. Se il genitore interviene a impedire di attraversare queste esperienze emotive, impedisce al figlio di imparare a gestire in modo sempre più responsabile le relazioni affettive. I genitori devono invece intervenire se ci sono segnali di violenza, di manipolazione, di controllo e limitazione della libertà da parte del partner.

Contrasto con i propri valori. Le scelte sentimentali e sessuali dei figli possono essere in contrasto con quelle dei genitori. I genitori possono disapprovare ad esempio la scelta di un certo partner, oppure il modo con cui i figli vivono la relazione d’amore, o il modo in cui vivono la sessualità. Possono premere in una direzione o nell’altra a seconda dei propri personali valori: “Non devi impegnarti in un legame serio così presto”, “Devi farti le tue esperienze prima di legarti”,“Non devi fare il ‘sottone’, non farti vedere così preso”, “Non buttarti via col primo che capita”. Così però sovrappongono i propri valori a quelli dei figli, tentando di condizionarli in scelte personali e con il rischio che i figli non si sentano accettati e compresi. I valori più generali che invece è sano trasmettere sono quelli del rispetto di sé e dell’altro. Riguardo alla sessualità, è necessario fare in modo che i ragazzi siano informati e in condizioni di mettersi in sicurezza, con tatto e discrezione, senza pretendere di avere informazioni sulla loro vita intima. Il compito dei genitori non è di dire cosa fare e di imporre o vietare scelte, ma di aiutare i ragazzi a riflettere, ad essere consapevoli di cosa significhi e comporti scegliere un comportamento o un altro, senza giudicare.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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