Pesaro

Vino sotto attacco, Carloni: «La storia consegna all’Italia e alle Marche un ruolo per difenderlo»

In un convegno in Senato, il deputato di Fano ha ricordato l'importante ruolo svolto dalle Marche nella storia e per la tutela del settore vitivinicolo, citando due figure di riferimento, il medico Andrea Bacci e il monaco Francesco Scacchi

vino, bottiglia
(Foto di Vinotecarium da Pixabay )

ROMA – «La storia ci consegna un ruolo e una responsabilità per difendere questa bevanda che non può essere considerata soltanto alcolica. Non dobbiamo farlo, non possiamo farlo e non vogliamo farlo». Parole di Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ieri 16 febbraio in Senato, a Palazzo Giustiniani, nel corso dell’incontro “Bere mediterraneo. Gli effetti sulla salute di un consumo moderato del vino”. Insieme a Carloni, il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio.

Il depurato fanese ed ex assessore regionale ha rivendicato per l’Italia «un ruolo di guida in Europa con un confronto culturale che dobbiamo sollecitare sul tema del vino e salute, supportati da 250mila pubblicazioni scientifiche che riguardano il potere nutraceutico del consumo moderato del vino. È sbagliato criminalizzare il vino senza un confronto culturale, e l’Italia deve avere un ruolo di guida nel veicolare questo messaggio sulla qualità del bere. Un ruolo che le viene conferito dalla storia, con secoli di produzione e studi agronomici, e il mondo produttivo nazionale». 

Nel suo intervento, Mirco Carloni ha ricordato anche l’importante ruolo svolto dalle Marche nella storia e per la tutela del settore vitivinicolo, citando due figure di riferimento. «Andrea Bacci medico e filosofo marchigiano verso la fine del 500 scrisse la storia del vino e per la prima volta il vino veniva classificato e spiegato, nei modi consentiti, associati ad effetti curativi. Poi, 1620 circa, un altro monaco e medico marchigiano, Francesco Scacchi, con il suo De salubri potu dissertatio mette per iscritto il primo metodo al mondo di spumantizzazione (50 anni prima di Dom Pérignon facesse altrettanto in Francia) sempre con finalità curativa».

Il convegno ha voluto accendere un faro non solo sulla storia, sul valore e sulle proprietà di un prodotto d’eccellenza del Made in italy, quali appunto il vino, ma anche sui rischi che il settore sta correndo. In questi giorni, il mondo del vino italiano (ed europeo) sta vivendo momenti di forte preoccupazione dopo l’approvazione della proposta di legge in Irlanda che prevede l’indicazione sulle etichette delle bottiglie di vino (ma anche di birra e liquori) della pericolosità per la salute e dei rischi connessi al cancro legati al consumo di alcolici. La reazione di produttori e associazioni del comparto, che in Italia occupa circa 1,3 milioni di persone per un fatturato di oltre 14 miliardi di euro, non si è fatta attendere. Numerosi esponenti politici della maggioranza e non solo, dalle organizzazioni del settore e da esponenti del mondo scientifico hanno preso posizione sulla spinosa questione che rischia di creare un pericoloso precedente e ostacolare i nostri prodotti sui mercati internazionali.

Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, promotore del convegno, «la politica deve essere in prima fila nel difendere i nostri operatori, le eccellenze e i consumatori. E’ un momento importante per l’agroalimentare italiano in cui bisogna dimostrare ai nostri connazionali, ma anche a chi ci guarda da fuori, che il Paese è schierato e crede fermamente in tutto quello che stiamo portando avanti, anche con le associazioni di categoria, in una politica di valorizzazione del made in Italy».

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