Attualità

Verso nuove campagne di solidarietà

Contrastare le politiche europee di esclusione e di restrizione del Diritto di Asilo. Tanti gli spunti dell'assemblea nazionale Over The Fortress, svoltasi al Tnt di Jesi da dove era partito un nutrito gruppo di volontari alla volta del campo profughi di Idomeni

Un momento dell'assemblea di "Over the fortress"

JESI – Si è svolta nei locali del Tnt a Jesi l’assemblea nazionale “Over the Fortress” campagna di solidarietà che lo scorso anno ha portato più di trecento persone da tutta Italia in carovana al campo profughi di Idomeni, in Grecia.

Tanti gli jesini che erano partiti alla volta del confine greco macedone per portare aiuti umanitari alle migliaia di persone in fuga da morte e disperazione ma rimaste bloccate. Uomini, donne e bambini che hanno vissuto per mesi al freddo, dentro una tenda, a respirare diossina perché per scaldarsi non avevano altro che bruciare quel che trovavano. Il gruppo jesino dopo la toccante esperienza aveva raccontato la difficoltà di respirare, l’impegno a realizzare piccole postazioni internet, il tempo trascorso con i più piccoli e anche il parto di una donna che ha dato alla luce sua figlia in questo contesto surreale. La campagna ha continuato a denunciare le drammatiche condizioni in cui spesso sono costrette migliaia di persone migranti in fuga da fame e guerra, organizzando staffette sia nei campi del sud Italia (Puglia, Calabria, Sicilia), sia in Serbia.

Gli attivisti si sono dati appuntamento a Jesi sabato scorso per «valutare il lancio di nuove campagne in grado di contrastare le politiche europee di esclusione e di restrizione del Diritto di Asilo – fanno sapere – di rompere i muri e le reti eretti sui confini per affermare la libertà di movimento, di impedire la costruzione del Centri di Permanenza per i Rimpatri funzionali ad intraprendere una stagione di deportazioni. Ora più che mai, dopo il nuovo decreto di Gentiloni-Minniti, sentiamo l’urgenza di sincronizzare azioni che possano rispondere a quello che riteniamo sia un vero e proprio atto di guerra ai migranti (più di 5.000 sono i migranti che hanno perso la vita nel 2016 cercando di raggiungere l’Europa), una fabbrica che produce “clandestinità” e povertà, ingranaggio di un meccanismo terribilmente efficiente nella produzione di uomini e donne senza diritti costretti a vivere sotto ricatto in una condizione di irregolarità ed emarginazione sociale».

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