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Un anno dalla prima scossa: sopralluoghi ancora da finire

Alla data di scadenza, il 16 gennaio 2017, erano giunte al comune di Fabriano 2.800 domande di sopralluoghi. Erano 166 le ordinanze di inagibilità che coinvolgevano 235 famiglie per un totale di 581 sfollati

La gente in strada dopo la prima forte scossa del 24 agosto 2016

FABRIANO – Forte accelerata per i sopralluoghi ancora da effettuare a Fabriano a seguito del devastante sciame sismico che ha colpito anche Fabriano nella notte fra il 23 e 24 agosto 2016 e poi a ottobre dello stesso anno. In poco più di un mese si è passati dai 900 sopralluoghi ancora rimasti a luglio, ai circa 450 di oggi. Ma potrebbero essere ancora di meno, visto che in alcuni casi si tratta di interi condomini.

«Contiamo di terminare il tutto entro il 15 settembre prossimo», assicura l’assessore fabrianese ai Lavori pubblici, Cristiano Pascucci. Merito di una turnazione maggiore delle squadre comunali a disposizione e delle due squadre di tecnici di supporto inviate dal direttore dell’ufficio regionale per la Ricostruzione, Cesare Spuri.

Fabriano e i fabrianesi ricordano la notte di terrore di un anno fa quando sono stati svegliati di soprassalto a causa della prima forte scossa del ribattezzato terremoto del Centro Italia che ha visto coinvolte ben quattro Regioni: Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo. Uno sciame sismico che è proseguito, in modo intenso, fino a ottobre dello scorso anno con altre tre scosse di magnitudo superiore a 5.5.

Gli sfollati in fila per dormire nel treno (24 agosto 2016

Alla data di scadenza per la richiesta di sopralluoghi, il 16 gennaio 2017, erano giunte in Comune ben 2.800 domande di sopralluoghi. Erano 166 le ordinanze di inagibilità, che coinvolgevano 235 famiglie per un totale di 581 sfollati. Quest’ultimi, per la stragrande maggioranza dei casi, sono ancora in albergo o a casa di parenti e amici.
«Quando ci siamo insediati erano ancora circa 900 i sopralluoghi richiesti da effettuare. Abbiamo riorganizzato le squadre e non è stato semplice, visto che spesso i nostri tecnici abilitati erano richiesti in altre zone terremotate», ricorda l’assessore Pascucci.
Il comune di Fabriano ha a disposizione sei squadre di tecnici abilitati, ma si riusciva a farne uscire una, al massimo due, a settimana. L’assessore Pascucci, in collaborazione con il vicesindaco – nonché assessore con delega al Personale – Joselito Arcioni, ha riorganizzato il tutto e le uscite si sono moltiplicate. Un aspetto fondamentale è stato anche l’accordo che si è concluso con il direttore dell’ufficio regionale per la Ricostruzione, Cesare Spuri.

Un palazzo lesionato (24 agosto 2016)

«Siamo stati noi a richiedere l’incontro perché abbiamo voluto sottoporre a Spuri tutta una lista di problematiche che abbiamo riscontrato in questo settore. Il direttore ci ha assicurato che, entro la fine dell’estate, sarà aperto uno sportello aperto al pubblico probabilmente alla scuola ex Fermi. Ci ha chiarito dubbi su alcune procedure. E abbiamo concordato che occorre dare un’accelerata significativa sui controlli. Grazie all’invio di due squadre esterne siamo riusciti a dimezzare il numero dei sopralluoghi. Probabile che possa aggiungersene una terza. Se così sarà contiamo di concludere entro il 15 settembre prossimo».

L’Esecutivo pentastellato ha intenzione di convocare due incontri pubblici. Il primo, aperto alla popolazione e in particolare ai tecnici, sulla ricostruzione. Il secondo, invece, con focus principale sulle scuole. «Parlo più da geologo che da assessore, ma credo che in Italia abbiamo un serio problema nella gestione sia delle emergenze che della quotidianità. Non si pianifica un’ordinaria manutenzione e, quando accadono eventi eccezionali come i terremoti, si mostrano tutta una serie di difficoltà che poi vanno gestite in mezzo alla confusione. Basti pensare alla gestione del sisma che ci ha toccato: prima si è centralizzato tutto, ora invece si vuole coinvolgere maggiormente le Regioni e i Comuni. Ma se non ci sono Leggi e Normative in grado di dare una dirittura unica, risulta poi impossibile per gli Enti locali – conclude Pascucci – formare il personale e organizzare le strutture per la gestione delle emergenze».

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