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Tax day, il Governo non rinvia la scadenza: i commercialisti annunciano lo sciopero (silenzioso)

«Una mancata considerazione della nostra professione e della crisi economica» ha detto la presidente dell'Ordine dei commercialisti di Macerata e Camerino che si è fatta portavoce di un malessere riguarda anche gli oltre 5 milioni di partite IVA in Italia

La presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Macerata e Camerino Rosaria Garbuglia

MACERATA – Nessuna risposta, o meglio una risposta negativa, quella che il Governo ha dato ai commercialisti (e ai contribuenti) italiani sul tax day di oggi, 20 luglio. Erano stati i professionisti a chiedere una dilazione delle scadenze fiscali – per il 30 settembre – ma la richiesta non è stata accolta da Palazzo Chigi che ha previsto per oggi il pagamento del saldo 2019 e dell’acconto 2020 delle imposte sui redditi, quello delle partite Iva, le e-fatture con il versamento dell’imposta di bollo per quelle emesse da aprile a giugno, il saldo del 2019 della cedolare secca e il primo acconto del 2020 e infine il saldo e l’acconto anche per i soggetti Ires e per l’Irap. La prossima scadenza sarà poi quella del 20 agosto.

Non ci stanno ovviamente i commercialisti che, oltre ad annunciare lo sciopero, hanno sottolineato l’importanza del riconoscimento del loro ruolo. «Il Covid ci ha visto impreparati come si è trovato impreparato lo stesso Governo – osserva il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Macerata e Camerino Rosaria Garbuglia -. Noi comprendiamo la necessità di una questione straordinaria ma loro non comprendono il nostro punto di vista. Abbiamo portato avanti in questi ultimi mesi un lavoro che normalmente iniziamo a febbraio senza considerare le questioni legate ai click day, ai bonus, alla sicurezza sul lavoro, ai quattro tipo di cassa integrazione e alle oltre 30 circolati Inps – anche ce ne sono di nuove – dove la normativa era evidentemente carente e dalle quali è stato difficile venirne a capo».

«Nel periodo emergenziale nessuno studio era strutturato, a livello anche di personale, per la gestione di centinaia di pagine di norme scritte, delle volte, anche non bene – continua la Garbuglia -. Non siamo stati affatto considerati ma abbiamo continuato a lavorare con etica e professionalità dato che se lo Stato ci ha abbandonato noi non abbiamo mai pensato di abbandonare i nostri clienti. Abbiamo continuato a fare il nostro lavoro con coscienza e dignità e siamo sempre stati sul fronte a differenza dell’Inps (che ha chiuso il primo marzo e ha riaperto il primo luglio) e dell’Agenzia delle Entrate con la quale è davvero difficile poter avere un appuntamento a breve termine».

«Il problema sta nel fatto che oltre a colpire noi, questa situazione colpisce anche i contribuenti, molti dei quali in questi mesi non hanno avuto alcun tipo di ricavo e che si trovano ora anche costretti ad affrontare i pagamenti – sottolinea il presidente maceratese -. Lo stress è molto e in 20 giorni saremo costretti a fare il lavoro di mesi. Si sta sì ventilando l’idea di uno sciopero ma sarà uno sciopero bianco e silenzioso perché purtroppo le scadenze ci sono e professionalmente ed eticamente non possiamo abbandonare i nostri clienti».

Insomma una «mancata considerazione oltre che della nostra professione anche della crisi economica» ha concluso la presidente Garbuglia che si è fatta portavoce di un malessere generale che non riguarda solo l’Ordine dei commercialisti ma anche gli oltre 5 milioni di partite IVA in Italia.

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